di Alessandro Savio
In località Lagunaz nella Valle di San Lucano in Comune di Taibon Agordino è stata posta nel 1981 una lapide a ricordo della prima ascensione della parete Nord del monte Agner. Il cosidetto”Piz Grant”che si erge con impeto pauroso in tutta la sua maestosità in fondo alla Valle di S. Lucano, descritto da Dino Buzzati come uno degli angoli piu strani e impressionanti della terra, che per vederlo, dal fondo valle bisogna torcere la testa in su. Il monte Agner, incombe con un appicco di un chilometro e mezzo di fronte alle più modeste ma non meno allucinanti muraglie delle Pale di S. Lucano. L’Agner venne salito per la prima volta sul versante SUD dagli alpinisti Cesare Tomè, Martino Gnech e Tomaso Dal Col il 18 Agosto del 1875. Nel 1921, a metà settembre di 100 anni fa’ venne compiuta la prima ascensione della parete Nord da parte di Francesco Jori, Arturo Andreoletti ed Alberto Zanutti. Una impresa epica per quegli anni, pensata per uscire dalla via in giornata ed invece costretta a bivaccare con un modesto equipaggiamento, senza viveri, con soli quattro chiodi per affrontare e vincere quella grandiosa ed impervia muraglia che si estende proprio di fronte ai villaggi distrutti dalla frana del 1908 di Pra e Lagunaz . Una grande impresa che in quegli anni e seguenti non venne considerata nella sua vera importanza dal punto di vista alpinistico, ma che venne giustamente ricordata nel suo eccezionale merito dal formidabile alpinista Reinold Messner che nel 1968 assieme ai compagni Sepp Mayerl e Heinrich Messner compirono la prima ascensione invernale di quella via che per anni era stata considerata uno dei più grandi problemi invernali di tutte le alpi. Reinold Messner infatti scrisse all’epoca una lettera all’unico superstite della cordata del 1921 Arturo Andreoletti ecita testualmente: Egregio signor Andreoletti …… forse Lei è venuto a sapere che siamo riusciti a fare la prima ascensione invernale della sua via al Monte Agner…… mi levo il cappello davanti ai primi salitori di questa più lunga parete delle Dolomiti, ed oggi dopo 47 anni Le voglio dire la mie congratulazioni per questa prima bellissima impresa, questa via ci dice che gli alpinisti del primo dopoguerra (conflitto 15-18) sapevano arrampicare in libera. Questo spirito di ricerca effettuata sulle pubblicazioni di Bepi Pelligrinon “Agner il Gigante di pietra” e di Paolo Mosca “Agner Croda Granda” ci stimola al ricordo dell’altrettanto famoso spigolo Nord, celeberrima via di 1600 mt. di sviluppo compiuta dagli alpinisti friulani Oscar Soravito e Celso Gilberti il 29 Agosto del 1932 e dalla relazione di due alpinisti emerge una singolare e significativa descrizione dell’attacco alla parete: Il 29 agosto del 1932 alle ore tre del mattino, lasciavamo Col Di Prà diretti allo spigolo dell’Agner……Ci accompagnava fino all’attacco un vecchio boscaiolo del posto per guidarci nella notte attraverso le incerte tracce di sentiero dei boschi dell’approccio e per riportare alla base gli scarponi chiodati. Lo ricordo ancora, paterno nei suoi consigli di prudenza; mancante di una mano, reggeva con il moncherino una lanterna e si cacciava con decisione attraverso sterpaglie, arbusti e ramaglie del bosco carico di rugiada. Era giorno appena fatto quando attaccammo, non avevamo mai visto da vicino la montagna, unico punto di riferimento preciso, una fotografia comperata il giorno prima ad Agordo……. Segue la descrizione dettagliata della arrampicata, abbigliamento e materiali ed orari di salita e discesa verso Frassenè. Singolare aneddoto che non troviamo scritto sui libri, ma tramandato oralmente dalla memoria storica di un eccezionale conoscitore della Valle di San Lucano, Gino Benvegnù classe 1925, mente lucidissima e piena di ricordi, ci racconta che il vecchio boscaiolo di Col di Prà che fece da portatore ed accompagnò Gilberti e Soravito alla prima ascensione dello spigolo Nord dell’Agner si chiamava Tibolla Vincenzo, nato nella frazione di “Pra” a Taibon Agordino il 21.01.1883 figlio di Simone e di Benvegnù Santina. Da giovane aveva avuto un incidente mentre portava le capre al pascolo in quanto rimase investito da una frana in località “Ciaffe” sopra il villaggio di Col di Prà e gli venne purtroppo amputata una mano come riportato nella relazione della ascensione. Forse in seguito a quella disgrazia, non potendo fare dei lavori al pari dei suoi coetanei, venne affidato a degli studi superiori e fece in seguito il maestro elementare nella frazione di Col di Prà. Dagli archivi della Parrocchia risulta che è deceduto il 29 maggio 1934 alla sola età di anni 51, pertanto relativamente giovane anche se descritto come “vecchio boscaiolo del luogo” dall’alpinista Soravito nella relazione della ascensione sopracitata e pubblicata nella rivista mensile del CAI molti anni dopo nel 1964.
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