BELLUNO Dalla Piazza Lollino a Nogarè, ad est verso la Veneggia la via è stata intitolata a Nicolò Tagliapietra come evidenzia la targa che è stata apposta a cura del Comune, che cita Tagliapietra anche in “Toponomastica di Belluno”, pubblicazione che risale al 1990 (in quell’anno si succedettero ben tre sindaci: Giovanni Crema, socialista, che lo era dal 1986; Aldo Da Rold, repubblicano, dal 10 agosto al 22 dicembre, e Giancaludio Bressa, Democrazia cristiana, dal 22 dicembre al 7 giugno 1993). Di Tagliapietra non si sa molto e una foto-didascalia nel sito tripadvisor.it, di Mirco P.di Pedrengo, ha dunque richiamato la nostra attenzione. Eccola: “Niccolò Tagliapietra, nel 1553 circa, ha realizzato il modello scala 1 a 50 del prospetto della facciata in legno che doveva essere larga 24 metri e alta 26 di Porta Dojona nella Piazza Vittorio Emanuele di Belluno” specificando di seguito: questa elegante e massiccia porta prende il nome dal vicino torrione con il quale un tempo costituiva un complesso fortificato. L’arco interno venne innalzato nel 1289 da Vecello da Cusighe mentre il raddoppio, in stile rinascimentale è opera di Niccolò Tagliapietra, ed è stato realizzato nel 1553. La copertura di collegamento venne costruita nel 1609 mentre i battenti in legno di ritiene siano ancora quelli fatti costruire dopo l’assedio imperiale del 1509”. Il sito archivio.comune.belluno ribadisce che Porta Dojona: “Prende il nome dal vicino torrione (Dojon) con cui costituiva un complesso fortificato, già sede vescovile, all’angolo nordorientale delle antiche mura. L’arco interno venne innalzato nel 1289 da Vecello da Cusighe per il vescovo-conte Adalgerio da Villalta: tale intervento, all’interno del rifacimento generale della cortina muraria resosi necessario dopo il tramonto del dominio di Ezzelino da Romano, è testimoniato da una lastra in pietra, murata al di sopra dell’arco, che presenta la più antica riproduzione dello stemma cittadino”. E a sua volta cita il nostro: “Il raddoppio rinascimentale è opera di Niccolò Tagliapietra e venne realizzato nel 1553”.Aggiungendo che “La copertura di collegamento tra la nuova e la vecchia porta fu decisa ed attuata nel 1622. I battenti in legno originali sono ancora, secondo la tradizione, quelli rifatti dopo l’assedio imperiale del 1509. Il leone veneziano originale venne scalpellato dai Giacobini nel maggio del 1797. Al suo posto venne inserito alla fine dell’800 l’esemplare quattrocentesco che originariamente campeggiava sopra il primo arco e che era rimasto inglobato dalla copertura seicentesca, che lo aveva fortunosamente sottratto alla vista degli scalpellatori napoleonici”. Ci avviamo a conclusione citando il sito web dolomiti.net che fra l’altro ricorda che: “…la facciata è stata costruita nel 1553, su progetto di Niccolò Tagliapietra e commissione del rettore Francesco Diedo (il cui nome è scritto sulla fronte sopra l’arco – FRANC. DIEDO PRAET. PRAEF. Q.OPT.). Vari gli elementi rinascimentali, come le colonne poste su alti piedistalli, l’architrave lavorato a triglifi e le due cariatidi ai lati del Leone di S. Marco. Fino al 1730 (anno in cui fu interrato), dalla parte nord, v’era il fossato, infatti alcuni ancora la chiamano ‘la porta de le kadene’. La porta venne coperta nel 1609, data in cui assunse anche il nome attuale in onore di Giorgio Doglioni, coadiutore del vescovo principe di Bressanone.. Ancora oggi è visibile sulla sinistra una porta chiusa, che doveva condurre al camminamento del castello e al torrione nord orientale, che testimonia lì appartenenza di questa arte al sistema murario difensivo”. Mentre il sito adorablebelluno si sofferma tra l’altro sulla copertura di collegamento tra la nuova e la vecchia porta che “fu decisa ed attuata nel 1622. I battenti in legno originali sono ancora, secondo la tradizione, quelli rifatti dopo l’assedio imperiale del 1509. Il leone veneziano originale venne scalpellato dai giacobini nel maggio del 1797. Al suo posto venne inserito alla fine dell’’800 l’esemplare quattrocentesco che originariamente capeggiava sopra il primo arco e che era rimasto inglobato dalla copertura seicentesca, che lo aveva fortunosamente sottratto alla vista degli scalpellatori napoleonici…”.
NELLE FOTO: (Renato Bona e sito tripadvisor.it): La targa e la via col nome di Nicolò Tagliapietra; scorci di Porta Dojona; l’opera come progettata dall’architetto bellunese; la porta che immetteva al camminamento del Castello; primo piano del Torrione con, dietro, il Campanile del Duomo e a lato la Torre Civica.