Il 24 ottobre del 1786, dunque 233 anni or sono, era di martedì, nasceva a Belluno Giovanni De Min (a volte scritto Demin) che sarebbe deceduto nella trevigiana Tarzo il 23 novembre del 1859, era di mercoledì, e sepolto dal 4 gennaio 1860 nella cattedrale di Ceneda di Vittorio Veneto. Proveniva – come annota la libera enciclopedia Wikipedia – “da una modesta famiglia: il padre Giuseppe era conciatore, la mamma. Lucia Schiocchet, domestica del signore locale e docente all’Università di Padova, e successivamente consigliere di Stato del Regno Italico a Milano, Francesco Maria Colle che – si legge nel sito cammimno.gregoriano.wordpress.com – lo inserì, appena decenne, nella scuola del nobile Ludovico Sergnano a Belluno e quindi nella bottega dell’incisore Paolo Filippi, che notandone le precoci qualità, nel 1803 lo avviò all’Accademia di Venezia assieme all’amico-rivale Francesco Hayez così che nella città lagunare divenne allievo del pittore toscano Teodoro Matteini. Dal 1809 al 1817, sempre con Hayez, fu a Roma dove conobbe Antonio Canova divenendone prezioso collaboratore e uno degli allievi prediletti. Il ritorno in Veneto di De Min – ricordato come valente pittore ed incisore – risale al 1817; va detto che nella regione natale, l’artista bellunese ha lasciato parecchie opere, molte di grandi dimensioni, in tema religioso e mitologico. L’influenza neoclassica del Canova verrà espressa dal De Min soprattutto attraverso l’affresco,che si può ammirare nella sala consiliare di Palazzo Rosso a Belluno, nella Villa Patt di Sedico e nelle opere del 1837 nel salone di Villa Gera a Conegliano. Al civico 41 della via Garibaldi di Belluno (un tempo Borgo Tiera, dove era nato) De Min operò intensamente negli ultimi tre lustri della sua esistenza ed una lapide (anche questa come molte, troppe nel Bellunese risulta difficilmente leggibile!) ricorda che: “In questa casa nacque il 24 ottobre 1786 Giovanni De Min pittore fantasioso e fecondo che in periodo di artistico decadimento mantenne viva nella magica armonia di forme e colori la tradizione veneziana dell’affresco. Il Comune di Belluno nel primo centenario della Morte. 1786-1859. Belluno 12 settembre 1960”. Il sito biblioteca.comune.belluno.it rammenta,fra l’altro che: “…già dalla fine del 1818 De Min risiedeva stabilmente a Padova, dove fu molto attivo nel decennio successivo, intervenendo con importanti cicli decorativi, sempre improntati al gusto neoclassico, in prestigiosi palazzi. Inizia negli anni Venti a stendere l’immensa tela L’eccidio di Alberico da Romano e della sua famiglia commissionatagli dal conte Fabrizio Orsato a nome di una società di “amici amanti delle arti” di Padova e che poi prenderà vita solo alcuni anni dopo sulle pareti di Palazzo Berton a Feltre… l’incapacità di sfondare nell’ambiente milanese, tra la concorrenza di pittori più aggiornati, lo costrinse a trasferte sempre più lunghe, ed al definitivo ritorno a Belluno. Qui e nei dintorni il pittore era già riuscito a consolidare la propria fama di frescante assicurandosi molte commissioni sacre e profane, come i cicli eseguiti ad Auronzo e gli affreschi del 1839 dipinti nella sala del Consiglio del palazzo municipale di Belluno. Successivamente – ormai sempre più emarginato in ambito provinciale e mortificato da un’attività ripetitiva – si trasferisce a Ceneda che diventerà la sua ultima patria e dove eseguirà i grandi affreschi del cinquecentesco palazzo del Municipio”. Concludiamo questa rassegna su un artista – gli storici bellunesi Paolo Conte e Marco Perale lo hanno inserito col titolo “Giovanni De Min da Belluno il ‘frescante sommo’ dell’800” nel libro “90 profili di personaggi poco noti di una provincia da scoprire” edito dal settimanale L’Amico del popolo – con il sito dizionariobiograficodeifriulani.it che scrive fra l’altro:”… Nel 1809, insieme a Francesco Hayez, ottenne il pensionato per Roma, e vi si recò in compagnia dell’amico e del friulano Odorico Politi. Nell’Urbe i tre giovani furono accolti da Antonio Canova, che procurò ad Hayez e a De Min la commissione di alcuni affreschi nel cantiere della Galleria Chiaramonti, nei Musei Vaticani. In quell’occasione eseguì un’Allegoria della Pittura assai apprezzata, ma che non gli schiuse ulteriori prospettive di lavoro, cosicché l’artista decise di rientrare a Venezia. Lì fu invitato a partecipare all’Omaggio delle Province Venete alla maestà di Carolina Augusta imperatrice con la perduta tela raffigurante La regina di Saba innanzi al re Salomone. Nel contempo ebbe modo di lavorare, nelle vesti di decoratore, a palazzo Reale e in palazzo Papadopoli a Santa Marina, per poi trasferirsi a Padova dove trascorse circa un decennio. Tra le imprese di maggiore impegno in quel periodo si annoverano gli interventi in palazzo Papafava con affreschi ispirati all’Iliade e in palazzetto Gaudio con scene tratte dall’Orlando furioso di Ariosto, nonché al caffè Pedrocchi con alcune decorazioni. Al 1824 risale l’esecuzione del dipinto con la Resurrezione di Lazzaro per la chiesa di Santa Giustina ad Auronzo, che gli fruttò le successive commissioni di due tele raffiguranti la Profanazione del tempio (1828) e le Anime purganti. Dopo un deludente soggiorno milanese durante il quale realizzò una serie di affreschi nel palazzo della contessa Samoyloff (1831) e a palazzo Passalacqua (1832, oggi perduti), l’artista rientrò in Veneto…”.
NELLE FOTO (Renato Bona, Cocconi, Wikipedia): Giovanni De Min; la casa natale nella via Garibaldi; la targa voluta dal Comune di Belluno; due delle opere dell’artista bellunese: la Regina di Saba in visita a Salomone e particolare dell’affresco Caduta degli Angeli.