BELLUNO ALPINA, 2021 DI RIORGANIZZAZIONE INTERNA DELL’ASSOCIAZIONE.
BELLUNO Nuovo anno con nuove forze e vecchi obbiettivi per l’associazione Belluno Alpina: “Il 2021 deve portare l’associazione a un momento di riflessione di riorganizzazione dei componenti”, annunciano dal gruppo. “Per tenersi vivi e attivi, serve sempre un cambiamento, un rimpasto, puntando sui giovani e dando continuità al lavoro fatto e agli obbiettivi che ci siamo prefissati: le attività da fare per il nostro comprensorio sono tante e svariate, è indispensabile migliorare e far crescere il gruppo e fare squadra per unire e portare vita e confronto. Indispensabile poi realizzare quanto proposto dal progetto Ronce 2020 ora sui tavoli di Palazzo Rosso che dovrà vedere un associato impegnato costantemente nel monitoraggio”. Proprio ai giovani l’associazione rivolge il suo primo pensiero: “È importante e fondamentale insegnare ai nostri figli la cultura della montagna e del vivere in montagna: le nuove generazioni l’hanno persa, preferendo la comodità degli orari delle fabbriche e del vivere in città. A ricordarci che siamo montanari ci sono purtroppo gli eventi atmosferici: se cade una pianta e chiude una strada, vuol dire che il bosco si sta ampliando e va gestito; 50cm di neve anni fa erano la normalità, oggi un’emergenza”. Proprio per far rifiorire questa cultura montana, Belluno Alpina punta al recupero dell’ex scuola di Ronce: “Le dita sono incrociate per l’esito del bando Habitat di Fondazione Cariverona che ha visto la partecipazione dei comuni di Belluno e Limana. Deve diventare una scuola,un centro di riferimento e confronto tra tutte le frazioni della montagna prealpina, un luogo dove far confluire idee e esperienze dirette coinvolgendo la popolazione e rendendola parte attiva delle scelte, magari anche incentivandola a raccontare a turisti e visitatori i luoghi e le tradizioni di un tempo magari raccogliendo il tutto in un volumetto o un eco-museo, sull’esempio di Valvestino in Lombardia, comune di nemmeno 200 abitanti che grazie al consorzio forestale ha realizzato dei sentieri che portano a conoscere il territorio e la sua cultura coinvolgendo anche gli abitanti, Anche per questo, spingiamo per ampliare il progetto Ronce 2020 ai nostri confinanti dell’intero arco prealpino, in modo che assuma un ruolo più forte ed incisivo”.
La speranza è quella di agganciare il progetto antispopolamento a piani nazionali, come la SNAI – Strategia Nazionale per le Aree Interne incardinata nel PNR – Programma Nazionale di Riforma che punta a contrastare il crollo demografico e rilanciare lo sviluppo e i servizi di queste aree, aumentando il benessere della popolazione e l’occupazione riducendo al tempo stesso i costi sociali dello spopolamento, o come le possibilità offerte dal PNRR – Piano Nazionale di Riforma e di Resilienza (conosciuto come Recovery Plan) con a disposizione miliardi di euro per settori chiave e centinaia di milioni per la riqualificazione delle periferie: “Riteniamo che la SNAI sia un’iniziativa da continuare e da estendere anche nei territori come il nostro comprensorio, così come ci sia da sfruttare le opportunità aperte dal Recovery Plan: parla di temi aderenti al nostro territorio come il recupero dei borghi, il turismo, il dissesto idrogeologico, l’ambiente e la manutenzione territorio. Chiediamo quindi ai nostri rappresentanti a Roma che spingano per la prosecuzione e per il finanziamento della prima esperienza e per portare le risorse europee anche nei territori delle Prealpi”. Nel frattempo, anche per dare un segnale di speranza alla comunità, si attendono novità per tutti i progetti per i quali l’associazione si è spesa e che legano il miglioramento delle condizioni di vita agli aspetti sociali: dalla strada silvopastorale Nevegal-Ronce-Valmorel alla manutenzione dei sentieri e della viabilità ordinaria , dai percorsi per le famiglie al lago naturalistico multifunzione e per la protezione civile, dalla costituzione di un consorzio forestale alla nascita di un comprensorio Quantin-Nevegal-Ronce-Valmorel da valorizzare anche sotto il profilo del marketing e della comunicazione: “Ci sono tanti progetti utili anche a contrastare l’abbandono investendo su opere che portano a ridurre le emergenze e l’operato della protezione civile, come il sostegno alle famiglie residenti per la cura e manutenzione dei boschi. Fondamentale è l’ascolto degli abitanti della montagna, dando risposte magari con i finanziamenti a quei progetti che danno ossigeno a chi vive in zone isolate e marginali, perché danno speranza per il futuro. Ci auguriamo quindi che, grazie anche al supporto dei tecnici comunali che stanno perfezionando il lavoro del tavolo antispopolamento, alla giunta che lo sta seguendo tramite il suo referente e al sindaco Massaro, si riesca a fare sintesi con l’unione montana e i comuni di Ponte nelle alpi, Limana e Borgo valbelluna, adeguate “pressioni” su provincia e regione per finalizzare concretamente i progetti pronti, ottenere sostegno dai rappresentanti bellunesi in maggioranza a Roma, il ministro D’incà e l’onorevole De Menech, per i finanziamenti. La popolazione ha lavorato a lungo, ora gli enti passino ai fatti. Serve una politica che dimostri passione, concretezza, costanza e lavori giorno dopo giorno. Lo spopolamento non si arresterà se non si lavora sui problemi: serve un progetto di gestione, di collaborazione,di vicinanza, alle popolazioni di tutte le aree montane, serve che una persona della provincia segua tutti i giorni questo annoso problema con un assessorato specifico. Non c’è più tempo da perdere, gli enti trovino i finanziamenti necessari. Questo è il vero modo per contrastare lo spopolamento, non basta ricordare ogni tanto la parola “spopolamento”, bisogna agire. Siamo una provincia montana: non lavorare su questo vuol dire perdere la nostra identità, vuol dire scivolare inesorabilmente verso Treviso e la pianura”.