di RENATO BONA
ALPAGO Era giunto in Germania come esperto muratore e scalpellino (era proprietario di una cava) e, munito di eccezionale ed acuto ingegno, di intelligenza aperta e sottile e di buon occhio, divenne prima caposquadra, poi capomastro e assistente e quindi direttore generale dei lavori dell’impresa da cui dipendeva, qualifica che spettava solo ad un architetto o ingegnere”. Così il maestro Mario De Nale nel suo libro dell’agosto 1978 “Personaggi illustri dell’Alpago e Ponte nelle Alpi” introduceva la figura di Pietro Stiletto (Sorte), nato a Tambre il 14 aprile 1867 e mortovi il 28 marzo 1937. Un personaggio “che si era fatto un buon nome nell’ultimo decennio dello scorso secolo e primo di questo, nel ramo dei lavori pubblici e segnatamente in quello della costruzione di ponti nella Vestfalia (Germania)”. L’autore ricordava quindi che molti ponti come l’“Adolfo” di Lussemburgo e quelli di Wühdingghausen e Audun le Tiche sono noti anche come “ponti di Stiletto”. Grazie all’interessamento del nostro, furono numerosi i muratori e scalpellini di Tambre che lavorarono in Germania e non pochi quelli che divennero capisquadra scalpellini e maestri di ornato. E citava in proposito: Andrea Bortoluzzi (Isela), nato a Tambre il 25 giugno 1868 e mancato a Metz in Francia il 16 gennaio1 943, Vincenzo Bona (Bensa), pure di Tambre dove era nato il 7 aprile 1881 e morto a Belluno il 6 ottobre 1961; Giovanni Lavina (Masina) nato a Tambre l’11 maggio 1880 e morto a Belluno l’11 settembre 1865. Costoro avrebbero costituito una specie di società specializzata soprattutto in lavori di restauro di cattedrali e monumenti, con una sessantina di scalpellini nella maggior parte tambresi e coetanei, squadra che a mano a mano si rafforzava con nuove leve come: Marco De March (Prussia), 1885-1951 con i figli Ernesto, Oreste e Eugenio; i fratelli Bortoluzzi Gino, Giacomo, Celeste (Chinet) e Antonio (Toti) nato a Tambre il 5 settembre 1887 e morto a Tambre il 22 gennaio 1971; Bortoluzzi Giuseppe (Baco), 1885; i fratelli Lavina Augusto Fiorello e Stanislao; Bortoluzzi Lorenzo (Isela), 1855-1899, autore delle statue delle sante Lucia e Apollonia che figurano ai lati dell’altare della Madonna, nella chiesa di Tambre; ancora: Bona Antonio (Pistor), autore del Monumento ai Caduti di Betemburg (Lussemburgo) e decoratore del castello di Longwy Bas (Francia); Bona Domenico (Sindachet), 1883; Fiori Angelo (Barnaba), 1890-1955, Miotti Lorenzo (1901). De Nale aggiungeva: “Per meglio distribuirsi il lavoro in modo da poter operare in tutta l’Alsazia e Lorena, si sarebbero distribuiti pure il territorio: Andrea Bortoluzzi con i figli Guido, Domenico e Enrico aveva le basi a Verdun, Toul e Nancy; Vincenzo Bona col fratello Ulisse, a Longwy; Lavina Giovanni col fratello Giuseppe (1886) a Metz. Ovviamente, a seconda delle esigenze, si scambiavano anche gli scalpellini; e il buon nome si diffuse presto in tutto il dipartimento, così le richieste erano sempre superiori alle possibilità”. In cosa consisteva l’impegno lavorativo di questi italiani all’estero? “Il loro lavoro specifico era di preparare pietre ornamentali per nuove costruzioni col sistema di ornato e ‘ravalement’; di restaurare statue sgretolate e di togliere le pietre corrose dal tempo e che formavano i rosoni e i cornicioni delle cattedrali e dei monumenti per sostituirle con altre di nuovo scolpite nei laboratori o nelle cave, per cui una buona parte delle cattedrali dell’Alsazia e Lorena cambiarono la loro veste originaria per indossarne una di nuova, quella uscita dalle preziose punte dei bravi scalpellini emigranti tambresi, alcuni dei quali emersero diventando anche scultori apprezzati che lasciarono molte tracce della loro bravura come Domenico Bortoluzzi (Isela), Angelo Fiori (Barnaba) e Augusto Fiorello Lavina (Masina). Il primo, figlio di Andrea, nacque a Langenbrand in Germania l’8 gennaio 1908 e morto a Vandeuvre in Francia, il 15 dicembre 1977, abitava a Toul dirimpetto alla cattedrale della città, in una casupola cui era annesso un laboratorio per la lavorazione della pietra. Il suo lavoro di circa 40 anni fu dedicato esclusivamente alla cattedrale: una dopo l’altra le secolari pietre dei cornicioni, dei rosoni ed altri rivestimenti furono abilmente tolte per dar posto a quelle nuove uscite dal suo laboratorio: “recavano sempre impressa la personalità dell’artista, il suo palpito spirituale trasmesso dal martello, l’originalità della sua idea artistica; per cui i rosoni e i cornicioni, anche con l’aggiunta di alcune sue statue a quelle restaurate, formano il nuovo vestito fatto indossare alla cattedrale, e costituiscono il suo capolavoro, come se la medesima fosse una sua opera. E il riconoscimento di queste affermazioni doveva essere confermato dal discorso del sindaco della città, pronunciato davanti alle autorità nel giorno del collaudo dei lavori, e della medaglia d’oro consegnatagli dal ministro della cultura Duhamel, giunto appositamente dalla capitale”. Angelo Fiori (Barnaba), nato a Tambre il 29 settembre1890 e morto a Belluno il 30 agosto 1955 era così raccontato dal figlio Sergio: “Quando giunsi a Metz, alcuni conoscenti mi fecero fare un giro nella città e dintorni per mostrarmi le opere che aveva realizzato mio padre. Di tutto ciò che mi fu mostrato, ricordo di aver ammirato le teste di leone del palazzo Rodeghiero di Audun le Tiche: una enorme statua recante tra le braccia un caduto nell’atteggiamento di offrirlo all’arco dei trionfi che stava davanti, in una piazza di Metz; una bella statua della Madonna nella chiesa di Sainte Marie aux Chenes; le pietre ornamentali dei grandi ‘bureaux di Hayange’ e quelle di un ponte della città di Lussemburgo; le decorazioni del castello dei De Wandel, ad Hayange”. Infine Augusto Fiorello Lavina (Masina), nato a Tambre il 18 agosto 1907; come scalpellino, assieme al fratello Stanislao e ad amici, preparò le pietre ornamentali del ponte Druso di Bolzano, poi distrutto. Come decoratore fu scelto per il restauro di tutte le statue sgretolate della chiesa situata in Rue de ma Mere, sulla strada di Lussemburgo. Come scultore, nella chiesa di Erzen presso La Rochelle, in Lussemburgo, scolpì la statua della Madonna di Fatima e i due angioletti dell’altare del Sacro Sepolcro, uno con una colomba in mano e l’altro con un giglio. Nel cimitero di Borsoi d’Alpago si possono ammirare due suoi bassorilievi raffiguranti un Cristo e l’Addolorata col Cristo in braccio.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro di Mario De Nale): panoramica di Tambre, il paese dell’Alpago che ha dato i natali a diversi “personaggi illustri”; secondo da destra, Pietro Stiletto (Sorte), direttore dei lavori davanti ad un ponte in costruzione nella Vestfalia, con i dipendenti; noti scalpellini nella cava; da destra: Celeste Bona, Stiletto, Angelo Fiori, Giuseppe Bortoluzzi (Baco), Antonio Bona (Toti); Domenico Bortoluzzi (Isela) nel suo laboratorio a Toul in Francia; l’artista tambrese mentre ammira un suo lavoro nella cattedrale francese; il rosone nella nuova veste realizzata da Bortoluzzi per la cattedrale di Toul.