Nei primi mesi del 2007, le tre Presidenti delle Unioni Ladine di Fodom, Col e Anpezo avevano depositato nei rispettivi municipi la richiesta di indizione di un referendum per chiedere che i territori dei tre Comuni ladini storici di Cortina d’Ampezzo, Livinallongo del Col di Lana e Colle Santa Lucia fossero separati dalla Regione Veneto per entrare a far parte della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol. Nei giorni 28 e 29 ottobre del 2007, nei Comuni di Cortina d’Ampezzo, Livinallongo del Col di Lana e Colle Santa Lucia si è celebrato il Referendum di rango costituzionale (indetto dal Presidente della Repubblica) il cui quesito era il seguente: «Volete che il territorio dei Comuni di Cortina d’Ampezzo, Livinallongo del Col di Lana e Colle Santa Lucia sia separato dalla Regione Veneto per entrare a far parte integrante della Regione Trentino-Alto Adige?»;
Il risultato fu sorprendente e a dir poco straordinario:
Il quorum fu raggiunto in tutti i territori e il SÌ vinse raggiungendo il 78,86 % dei consensi. Le motivazioni storiche: Dopo secoli di storia condivisa, sotto il Principato Vescovile di Bressanone, il Tirolo e infine l’Impero Austroungarico, nelle comunità di Livinallongo del Col di Lana, Colle Santa Lucia e Cortina d’Ampezzo è sempre rimasto vivo il desiderio di ritornare, insieme agli altri ladini, sotto un’unica amministrazione e mettere così fine all’imposizione decisa dal fascismo nel 1923. Spesso, sbagliando, si sostiene che questa è
una questione derivante dalla Prima Guerra mondiale: così non è poiché, in seguito al Trattato di SaintGermain, tutto il Titolo Cisalpino (quello che allora era il Sudtirolo e il Trentino di oggi) passa all’Italia e di esso fanno parte anche Fodom, Col e Anpezo. Infatti, in tutti gli anni della ricostruzione, il centro politico e amministrativo di riferimento fu sempre Trento, mai Belluno o Venezia. Dopo la “Marcia su Roma” e l’avvento del fascismo, fu attuato il pensiero di Ettore Tolomei (uno dei più grandi esponenti del
nazionalismo italiano), che sosteneva che “i ladini erano una macchia grigia da grattare via e che il problema si sarebbe risolto quando Ampezzo e Livinallongo sarebbero stati distaccati e assoggettati a Belluno”.
Nel 1923, Mussolini firmò il decreto e fu allora che i tre Comuni vennero distaccati dalle altre valli ladine e annessi alla Provincia di Belluno. Già prima, nel 1918 e poi nel 1919 e nel 1920 i rappresentanti di questo popolo avevano avuto il sentore di cosa sarebbe successo e, a più riprese, avevano chiesto di poter rimanere con gli altri ladini nello stesso contesto amministrativo. Nel corso del Novecento, ampezzani, fodomi e collesi più e più volte chiedono di poter ritornare nel Sudtirolo. Negli anni Settanta, specialmente a Fodom, con l’allora Sindaco Bruno Trebo, il Consiglio Comunale delibera più volte sulla questione. Negli anni Novanta, ritorna l’ipotesi di un Referendum e, a Cortina d’Ampezzo, al Sindaco viene intimato dalla politica veneta di “lasciar perdere la questione referendaria, altrimenti il paese sarebbe stato messo a pane e acqua”.
Tutto questo testimonia il fatto che le motivazioni del risultato referendario non possono essere solamente economiche, ma c’è una forte componente storica, culturale e identitaria: basta pensare che quando i ladini “de Souramont” hanno iniziato a chiedere il cambio di Regione, il Trentino Alto-Adige non aveva ancora ottenuto l’autonomia e le condizioni economiche erano peggiori di quelle della Regione Veneto.ù
Ciò premesso, vogliamo ribadire quanto segue: A quindici anni da quella data storica, non solo aspettiamo una risposta dallo Stato italiano, ma CI CREDIAMO ANCORA e su questa questione non intendiamo indietreggiare. Dopo un secolo di battaglie, la Costituzione della Repubblica Italiana ha dato la possibilità a questo popolo di fare i conti con la propria storia: dal 2007 ad oggi, la questione è assolutamente attuale ed è ancora sul tavolo: tutti i costituzionalisti sono concordi nell’affermare che il nostro Referendum resta valido fin tanto non ci sarà una nuova consultazione popolare che ribalterà l’esito della precedente. Grazie al referendum sono nati i “Fondi di Confine”: dovevano essere uno strumento di compensazione, sono invece diventati una succulenta torta da dividersi nelle segrete stanze della politica, con il risultato che, ad oggi, è addirittura gran parte della Provincia di Belluno (e non solo!) a goderne e poco manca che arrivi presto il Leone di Venezia a papparsi lapropria fetta! Ad oggi, questa questione è un vulnus giuridico e democratico che stride con i diritti della Costituzione e col principio internazionale dell’autodeterminazione dei popoli. Quello intrapreso dalle nostre comunità è un percorso e una procedura costituzionale e crediamo sia un processo irreversibile: la comunità locale ha fatto ciò che è previsto; ora tocca alla politica, al Governo e al Parlamento.
Consapevoli che 15 anni, nella storia di un popolo, non sono nulla, OGGI CHIEDIAMO: che il neocostituito Governo della Repubblica presenti e sostenga un disegno di legge
governativo in risposta al Referendum del 2007; che il Parlamento, in tutte le componenti politiche, calendarizzi la discussione e arrivi in tempi brevi a ratificare la volontà popolare espressa; che venga convocata quanto prima la “Commissione Referendum” con i rappresentanti dei Comuni di Livinallongo del Col di Lana, Colle Santa Lucia e Cortina d’Ampezzo” per concordare insieme i futuri passaggi operativi; che venga portato rispetto per il nostro Referendum, in quanto strumento democratico
regolato da una procedura prevista dalla Costituzione. La questione va analizzata, discussa e trattata con serierà e non strumentalizzata, banalizzata e ridicolizzata come spesso avviene, dentro e fuori le istituzioni.