L’INTERVENTO
di MARCO BUSSONE, Presidente Uncem _Unione Nazionale Comuni Comunità Enti montani
Caro Gian Antonio,
le Tue analisi sono sempre ben fatte. Sei un buon notista e non devo dirtelo io. Ma perdonami, dimentichi un po’ di aspetti nel pezzo scritto sul Corriere qualche giorno fa in merito alla tragedia delle Marche. Anche del tuo passato personale vi sono dimenticanze, in quell’articolo. Dimentichi ad esempio, Gian Antonio, che l’acqua per effetto della forza di gravità scende dall’alto e aumenta la velocità e la forza. Che i territori italiani appenninici sono complessi e che tu questa complessità l’hai spesso semplificata. Come quando con un tuo collega (anche mio collega) hai attaccato per mesi e anni l‘unica forma di autogoverno e di tutela dei territori, democratica e con storia pluridecennale, imitata da tanti altri Paesi UE. Enti locali che sono sempre stati “per la bonifica” e per progetti contro l’abbandono. Enti che hanno lavorato come in tutte le democrazie facendo errori e facendo cose buone, nel dialogo continuo tra Comuni, nella relazione articolata e difficile per fare meglio sui territori. 15 anni fa hai attaccato le 350 Comunità montane italiane dandole in pasto all’antipolitica, additandole a cuore della spesa pubblica italica. Dovresti ricordare. Il punto non è che hai attaccato in sè l’Ente locale, Comunità montana (e poi anche le Province, e poi anche i Comuni piccoli e poi anche il Parlamento…). Non è certo responsabilità Tua se queste Istituzioni da 15 anni sono sempre più in crisi. Il punto non è che non consideri, anche nel pezzo di qualche giorno, che solo con la presenza dell’uomo sui territori montani si preserva chi sta un basso. Solo con la gestione e la pianificazione forestale si evitano i “tappi” di legno in basso sotto i ponti, solo con l’agricoltura e la zootecnia in quota si evitano dissesti, solo con paesi ordinati e curati, non certo sotto campane di vetro per borghi turistici, si tengono in vita le comunità. Dovresti saperle queste cose, ma non le scrivi. Eppure, con quelle tue pubbliche denunce – 15 anni fa e forse anche dopo – senza contraddittorio, va detto e riconosciuto che hai alimentato un’antipolitica che oggi ha enormi responsabilità nelle non-scelte, anche per la cura e la manutenzione dei territori. Cucire, certo. Lo diciamo. Prevenire, certo. Lo facciamo. Sostenere chi vive nelle fragilità. Lo facciamo. Provare a definire regie uniche. Ci proviamo. Serve molto altro, tu dirai. E ci proviamo anche qui. Affinché certo “benaltrismo” sia di stimolo per fare meglio, rilanciare, non sedersi. Certo, ci mancherebbe. Ma senza un sistema politico solido, senza un sistema istituzionale vero, senza Montagna governata da Sindaci che operano insieme oltre ogni divisione anche fisica e ideologica, non si va lontano. Di certo guardiamo avanti! Mica vogliamo tornare indietro nella storia e nelle storie, Gian Antonio! Vogliamo costruire un nuovo sistema istituzionale, che scelga le Autonomie e la sussidiarietà. Senza inganni. Dopo quel Tuo libro, l’antipolitica è stata cavalcata con efficacia e ancora oggi molti pensano sia la soluzione. Chi ha voluto eliminare le Comunità montane è poi tornato sui suoi passi con apparenti e inutili scuse, dicendo “ci siamo sbagliati”. Il caos istituzionale dei Comuni, dei Sindaci-soli (compresi quelli delle grandi e medie Città) si è compiuto. E oggi chiede Politiche e Politica vera per gli Enti locali, per i territori, per la cura. Scriverne – di cura dei territori, di fragilità o di “montagne che uccidono” crollando e franando – è facile. Conosco le regole e anche un po’ di dose di retorica necessaria. Scriverne dicendo molte cose che servono, per l’Italia, per la Politica oggi. Ed è più facile ancora scrivere oggi di quelle scelte che non sarebbero servite, come attaccare chi consideravi il margine inutile del Paese, fisico, geografico, ideale. Margine da spazzar via. Senza capire che ieri era e oggi è al centro di nuove dinamiche che affrontano le sfide della crisi climatica, energetica, ambientale, sociale, antropologica. Perché i territori nelle transizioni ci sono già, lavorano tanto, sono innovatori e anche la buona stampa dovrebbe e potrebbe raccontarlo, senza dare sempre in testa alla “politica” (Sindaci compresi) che non fa mai abbastanza.