a cura di Alessandro Savio
TAIBON In questo periodo in cui viene consigliato di stare in casa, mi dedico spesso a sistemare e leggere vecchi documenti che raccolgo e metto da parte. Fra questi ho trovato una fotografia e due fogli dattiloscritti a firma del Maestro di Treviso, Mario Diluviani, scrittore e studioso che ha trascorso gli anni della pensione a Taibon, grande conoscitore e frequentatore della Valle di San Lucano. A prima vista pensavo fossero inediti, poi invece leggendo questi fogli mi sono ricordato di una poesia già pubblicata in occasione del centenario della frana di Prà e Lagunaz , tragico evento accaduto nella notte tra il 2 e il 3 dicembre del 1908 che provocò 28 vittime nella frazione di “Pra” in fondo alla Valle di San Lucano. La poesia è stata scritta dal Maestro di Treviso e indirizzata al sindaco di Taibon con una nota del 27 giugno 2008 che aveva questo tenore: Gentile Signora (allora Sindaco Loretta Ben) in questo breve componimento commemorativo, che è dedicato alle vittime della frana, io immagino che proprio loro si servano della mia voce per narrare la tragedia vissuta. C’è un triplice riferimento: ai sonni, ai sogni, all’attesa.Tutto concentrato sotto lo strapiombo e tutto distrutto; le vittime ritroveranno sonno, sogni ed attesa quando si troveranno in una nuova realtà: quella dei Cieli , dove non esiste nessuna minaccia. Il distico finale esprime il nostro augurio : tra le due realtà, continuate a riposare! Cordialmente Mario Diluviani.
Nella ricorrenza dei 112 anni dall’evento una poesia al ricordo delle vittime unitamente al ricordo del Maestro di Treviso scomparso nel 2018.
AUDIO DI BRUNELLA MORO
Dormivate il sonno dei giusti
nella notte invernale.
Paghi eravate d’un tetto
d’un ceppo di faggio al tepore
tra il muto biancore
e il sibilo della bufera.
Sognavate i sogni dei giusti ,
i modesti progetti
con le magre risorse
e i prodotti appena bastanti
di una terra avara
impastata col vostro sudore
Era atteso il Natale dei giusti :
una prece tra il gelo dei muri
ed il fioco bagliore dei ceri:
era forse il Natale più vero,
più vicino a quello narrato
tra le pagine dell’Evangelo.
Il sonno, i sogni, le attese:
tutto quanto avevate raccolto
con serena fiducia
a ridosso dello strapiombo ….
Fu improvviso, nel cuor della notte,
il distacco del masso,
lacerante fu l’urlo
dell’aria percossa,
fu tremendo il frastuono
che vi colse ignari e innocenti
allorchè la roccia ed il prato
e il monte e la valle
sobbalzarono insieme
quasi al ritmo d’immane tregenda …
Poi lo squarcio d’un nuovo sepolcro
ripiombò se se stesso
seppellendovi tutti :
e l’immenso tombale silenzio
fermò i sonni, i sogni, le attese
che soltanto lassù ritrovaste
sulle vette e sui prati
d’un vivere eterno,
dove in pace noi vi sappiamo
nella quiete serena del Cielo.
Giunga oggi per voi questa prece:
Riposate, fratelli, riposate !
Mario Diluviani