REDAZIONE Riceviamo e pubblichiamo una lettera arrivata in redazione dal gruppo Treno Delle Dolomiti che parla della tratta Feltre-Primolano.
Qualche tempo fa, quasi nell’anonimato generale (pochissimi i giornali che ne hanno accennato) è stato presentato lo studio di fabilità della nuova ferrovia Feltre Primolano ai sindaci dell’Unione Montana Feltrina. Prima di lasciarci andare all’entusiasmo, vediamo le proposte sul tavolo: scartate le due (improponibili) tratte relative al passaggio per Fonzaso e Grigno o per Lamon e Borgo Val Sugana passando per il Primiero. Dunque si torna alla solita proposta, con galleria S.Vito parallela a quella stradale. Siamo molto critici come, qualcuno lo ricorderà, lo siamo stato con il Comitato per Ferrovia Agordina: per raggiungere Primolano si deve passare per Arsiè, senza inventarsi ridicole alternative, come del resto sembrava evidente a tutti. Serviva uno studio finanziato con 200mila euro dei fondi dei comuni confinanti per capirlo? Il tracciato non è poi lo stesso presentato dalla Provincia di Belluno nel 1999? Una differenza in verità c’è: nel 1999 la Provincia diceva: “voglio fare la Feltre Primolano, passerà per di qui”. Lo studio di oggi dice: “se qualcuno avesse mai intenzione di costruire la Feltre Primolano, è consigliabile passare per di qui”. Tradotto: nel 1999 c’era volontà, oggi c’è solo l’idea. Però, intanto, è passato un quarto di secolo. Quindi: lo studio presentato dalla Provincia Autonoma di Trento, che sembrava fosse un tassello fondamentale per l’effettiva costruzione della nuova tratta, in verità è un deciso passo indietro: se Qualcuno avesse voglia di spendere soldi, ecco da che parte passare. Ma chi è questo Qualcuno? La Provincia Autonoma di Trento, finché nutriva la speranza che la tratta passasse per il Primiero, poteva (e anzi doveva) mantenere salda la regia del progetto. Ma ora il tracciato proposto ricade interamente nella giurisdizione della regione Veneto, tra le province di Vicenza e Belluno: dunque i cugini trentini avrebbero tutto il diritto di dimenticarsene. A Venezia se ne accorgeranno? Forse no: basta vedere lo stato pietoso in cui versa la ferrovia Bassano Primolano, attualmente chiusa per lavori di manutenzione. Anche se fosse aperta, il 40% delle corse verrebbe espletato da autobus sostitutivi, come accaduto prima della chiusura. Le rotaie consumano i bordini delle ruote in maniera anomala, ma su questo fatto non ci sono chiarimenti sul perché da parte della Regione. Basta vedere l’altrettanto sgangherato servizio offerto da Sistemi Territoriali, controllata al 100% da Regione Veneto, sulle ferrovie della bassa veneta Venezia – Adria, Chioggia – Rovigo, Verona – Rovigo. Nonostante i proclami dei suoi esponenti maggiori, è evidente che a Venezia non c’è mai stato l’interesse della mobilità ferroviaria: basta vedere il naufragio totale in cui incappò l’SFMR (Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale) in tempi non troppo remoto, il cui unico lascito fu la dismissione totale della Linea dei Bivi di Venezia. Sarà un caso che il tassello mancante (nemmeno progettato) dell’AV Milano – Venezia, nella traa da Vicenza a Padova, ricada interamente in territorio veneto? E il treno delle Dolomiti presentato nel 2017, cui fece seguito la travagliata decisione di costruirlo in Val Boite? E il collegamento ferroviario da Mestre con l’aeroporto di Tessera? È inevitabile: il futuro del Veneto corre su ruote gommate, alla faccia degli slogan green e della transizione ecologica.
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