REDAZIONE Pubblichiamo la lettera di Paolo De Luca, lettore da Pietracamela, piccolo borgo situato sul versante orientale del Gran Sasso d’Italia – provincia di Teramo in Abruzzo. Paolo ci scrive dopo aver letto i precedenti articoli sui soccorsi in montagna. Interessanti spunti quelli di De Luca, anche con riferimento alla necessità di un’assicurazione. In realtà quello che succede da qualche anno con Dolomti Emergency, pagando la quota associativa infatti si ha diritto anche al “RIMBORSO SPESE PER SOCCORSO E TRASPORTO” copre i costi per la ricerca di persone disperse, il soccorso, il recupero ed il trasporto effettuati con qualsiasi mezzo, compreso l’utilizzo dell’elicottero, avvenuti nei territorio dell’Europa Geografica… Molto spesso l’assicurato si sente in diretti di chiamare l’eli taxy… anche per una semplice stanchezza o distorsione della caviglia.
LA LETTERA
Personalmente sono convinto che gli appelli alla prudenza non vengono rispettati da chi frequenta la montagna in qualsiasi periodo dell’anno. A mio avviso si deve creare un deterrente per scoraggiare chi si avventura in quota senza la necessaria preparazione fisica tecnica e mentale con l’obiettivo di salvare giovani vite umane. Da più fronti si invoca una legge in grado di arginare l’impennata degli incidenti in montagna. Attualmente, infatti, non esiste una normativa con regole specifiche per la sicurezza dell’alpinista, dell’escursionista, dello scialpinista, del ciaspolatore, del cercatore di funghi e più precisamente per chi pratica sport di avventura. A mio avviso, si potrebbe modificare il decreto legislativo n. 40 del 28 febbraio 2021 in materia di sicurezza nelle discipline sportive invernali estendendolo anche all’alpinismo, all’escursionismo, allo scialpinismo al torrentismo. Così come nell’attuale decreto legislativo si stabiliscono precise regole sulle piste da sci, anche nel caso di escursioni e arrampicate in montagna è necessario fissare regole più stringenti. Una soluzione potrebbe essere quella di stipulare una polizza assicurativa per le attività sportive: credo ci siano formule che coprono escursioni impegnative, discese fuori dalle piste battute e probabilmente anche salite su vie ferrate ( sicuramente non arrampicate di alto livello ). Nella maggior parte dei Paesi europei è prevista un’assicurazione per questo genere di attività: con circa 50 euro l’anno si è coperti in caso di infortunio. Un valido deterrente sarebbe quello di far pagare per intero al cittadino imprudente in emergenza le costose operazioni di salvataggio in montagna, comprese quelle effettuate sulle piste da sci, perché la comunità non può e non deve più farsi carico delle leggerezze degli irresponsabili. Per riflettere, basti pensare che un minuto di volo di un elicottero medicalizzato del servizio di emergenza 118 può arrivare a costare 300 euro; cifre inferiori ma di tutto rispetto, per le operazioni di soccorso con elicottero pubblico non medicalizzato o a piedi. In Austria, Francia, Svizzera e Slovenia, che dal confine Italiano distano pochi chilometri in linea d’aria, il costo del soccorso in montagna è a totale carico del cittadino in emergenza. Così facendo si cerca di responsabilizzare coloro che decidono di avventurarsi in montagna senza una preliminare valutazione del percorso e delle proprie capacità. E’ solo in questo modo che gli incidenti in montagna potranno diminuire e tante giovani vite umane potranno essere risparmiate; il tutto accompagnato, ovviamente, da un risparmio di soldi pubblici che potrebbero essere investiti nell’acquisto di nuove apparecchiature elettromedicali da destinare agli ospedali italiani. Non nascondo una particolare sensibilità a questi temi: in parte legata alla mia esperienza come Maestro di Sci e Accompagnatore di media Montagna; in parte, o forse soprattutto, legata al fatto che a mio padre fu negata l’eliambulanza del 118 per il suo trasferimento da un ospedale ad un altro e non gli furono somministrati farmaci perché l’ospedale, dove era ricoverato, ne era privo.
Paolo De Luca