Domenica la rievocazione con autorità e rappresentanze –
E’ annunciata per domenica 14 la commemorazione dell’eccidio di Ponte San Felice a seguito del quale tra il 14 e 15 luglio del 1944, dunque 75 anni or sono, persero la vita undici partigiani, travolti da preponderanti forze naziste che erano state attivate da delatori fascisti. La cerimonia – promossa dal Comitato del quale fanno parte i Comuni di Borgo Valbelluna e Sedico, delle associazioni partigiane Anpi, Fivl, Fiap e dall’Istituto storico bellunese della Resistenza e dell’età contemporanea – si svolgerà sul lato del Ponte di Borgo Valbelluna con questo programma: alle 10,30 ritrovo al Ponte, corteo e deposizione di corone, orazione ufficiale del dott. Nicola De Toffol, ricercatore di storia contemporanea; seguirà, alle 11,45 nella Piazza Martiri di Bribano la deposizione di una corona al monumento ai frratelli Salce; la cerimonia sarà accompagnata dal complesso bandistico “Val Cantuna”. Sono invitati ad intervenire ai due momenti i familiari dei caduti, le autorità,le rappresentanze delle associazioni combattentistiche e d’arma e naturalmente la cittadinanza. Come detto, a San Felice ci sarà la deposizione di omaggi floreali sulla lapide-monumento che ricorda il tragico evento (persero la vita: Alfonso Bogo, Ermenegildo Bogo, Emilio Bortot, Enrico Dal Farra, Giovanni Dal Farra, Graziano Dal Farra, Samuele De Salvador, Vittorino Fenti “Cagnara” che in realtà venne prelevato dal carcere di Baldenich a Belluno e trasportato sul ponte dove fu fucilato; quindi: Aldo Praloran, Sebastiano Reolon, Vittorio Tormen; si salvarono solo in cinque anche se tre gravemente feriti: “Tarzan”, “Dora”, “Bocia”, “Sceriffo” e “Briko”) sarà tenuta dal ricercatore e storico Nicola De Toffol. Seguirà il trasferimento a Sedico per la commemorazione del sacrificio dei fratelli Salce. Una grande lapide – come giustamente mette in evidenza il libro “La memoria delle pietre. Lapidi e monumenti ai partigiani in provincia di Belluno, realizzato in più edizioni per i tipi della tipografia Piave di Belluno dal comandante partigiano Aldo Sirena nel cinquantesimo anniversario della guerra di liberazione – posta sulla riva destra del Fiume Piave, appena oltre il Ponte San Felice, reca questa scritta: “Qui sul consacrato fiume sorpresi dal tradimento sopraffatti dal numero caddero a mezzo d’audace impresa i patrioti del batt. ‘Trentin’ Era il XV luglio MCMXLIV leggine riverente i nomi: Praloran Aldo (Nike), Bogo Alfonso (Haiser . in realtà Kaiser – ndr.), Bogo Ermenegildo (Brusa), Bortot Ernesto (Stanlio, in realtà non Ernesto ma Emilio – ndr.), Reolon Sebastiano (Baracca), Tormen Vittorio (Gim), Dal Farra Graziano (Susto), De Salvador Samuele ( Gigi), Dal Farra Giovanni (Febo), Dal Farra Enrico (Krich), Fenti Vittorino”. E veniamo ai fratelli Salce. Giovanni “Falco” era nato il 28 dicembre 1924, operaio al pastificio Buzzatti di Bribano, partigiano col grado di sottotenente della “Valcordevole” che operava nell’Alto Agordino; Dante “Pino” era nato il 13 dicembre 1925, operaio a Belluno, anch’egli sottotenente della stessa brigata del fratello. Catturati durante un imponente rastrellamento dei nazisti nella vallata agordina, del 9 ottobre 1944, i due fratelli furono a lungo torturarti e seviziati ma senza pronunciare una parola che potesse danneggiare i compagni combattenti della lotta di liberazione. Nel pomeriggio del 14 ottobre furono barbaramente impiccati, Giovanni addirittura due volte perché si spezzò la corda, nella piazza di Bribano dove ora sorge il monumento che fu inaugurato il 6 ottobre1985 dopo lungaggini burocratiche e non solo che ne avevano tardato la realizzazione, resa possibile solo per l’intervento dell’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. Il monumento, caratterizzato fra l’altro, dalla scultura che raffigura l’abbraccio dei due fratelli nel momento supremo è opera dello scomparso scultore bellunese Franco Fiabane reca anche la scritta: “Per la libertà d’Italia il 14 ottobre 1944 Giovanni e Dante Salce con la generosità dei forti immolarono la vita fiorente barbaramente recisa dall’orrido capestro dell’invasore tedesco”; è la stessa della lapide che era stata posta nei pressi dell’albergo “Buzzatti” fino alla demolizione. Concludiamo richiamando un’intervista che lo scomparso storico Ferruccio Vendramini aveva fatto a Giacomo Coppe “Bocia”, uno dei superstiti, nato a Coi di Navasa (Limana) il 10 febbraio 1927, uno dei tre figli di Giovanni e di Chiara De Toffol, originaria di Falcade. La dichiarazione conclusiva di “Bocia” era stata: “Purtroppo non vedo ancora un futuro come mi aveva fatto sperare l’esperienza partigiana. Non è che pretenda chissà cosa, ma almeno che non siano calpestati gli ideali di giustizia sociale e di libertà. Non mi pento di essere stato partigiano. Se occorresse, per la nostra gente e per ridare dignità all’Italia, lo rifarei di nuovo”. Quanta attualità in quelle parole!
NELLE FOTO (Renato Bona, Corriere delle Alpi, Google, Massimo De Pellegrin su Facebook): il Ponte di San Felice; la cerimonia commemorativa di due anni fa con oratore Marco Perale; il monumento che a Bribano ricorda i fratelli Salce; il partigiano Giacomo Coppe che partecipò al conflitto coi tedeschi al Ponte di San Felice.