E’ in vendita nelle edicole l’interessante libro di Alessandra Artale “Miti, misteri e leggende del Veneto”, iniziativa della trevigiana Editoriale Programma srl per il coordinamento editoriale di Angelo Pastrello, grafica ed impaginazione di Marilena Ferrara. L’autrice, laureata a Genova in storia dell’arte, ha lavorato per la Soprintendenza della Liguria ed ha fra l’altro collaborato con i quotidiani veneti del gruppo Repubblica-L’Espresso e pubblicato diversi pregevoli volumi. In quest’ultimo suo lavoro, stampato da Media Key Editoriale, ricorda in premessa che: “… la conoscenza del veneto è stata per la maggior parte tramandata oralmente, ancor più che scritta e divulgata, Così nei diversi aspetti della narrazione contadina, montanara, marinara e popolare riusciamo a cogliere il senso di un’unità culturale antica e multiforme nei suoi tratti più caratteristici di forza, parsimonia e orgoglio. Una tradizione ancora viva che ha il sapore della terra e del mare, dei monti e dei laghi, del lavoro in campagna e il riverbero di una Storia che fu grande…”. Alessandra Artale dedica 12 racconti alla provincia di Venezia: In un campiello in fantasma del garibaldino, Streghe, ostie, pennelli e un bassorilievo, Chi suona i rintocchi del campanile di San Marco?, Il Doge, la gelosia e una testa mozzata, Un bocciolo di rosa e un amore eterno, La schiuma di mare diventa merletto grazie all’amore, L’isola più infestata al mondo… oppure no?, Un ponte, un amore impossibile, una strega e un diavolo, Attila, i suoi figli e un tesoro, I miracoli della Madonna dell’Angelo, Il fantasma della contessa innamorata, Il fantasma di Elisabetta; 10 alla provincia di Verona: L’Arena nata in una notte, Un’altra Atlantide in Cerea, Il piccolo principe del lago scomparso, Boscobandito: briganti, un tesoro nascosto e una storia d’amore, Il Basilisco di Sprontài, Le spaventose Séalagan Laute, Un albero miracoloso e un ponte di pietra, Il fantasma senza spada, Il nodo d’amore del tortellino, La chiesa nell’acqua; 12 alla provincia di Padova: Il tesoro del Caffè Pedrocchi, C’era un tempo in cui Berta filava, L’affascinante processione della lucciole, Il fantasma della Dama Azzurra, La Madonna, una strega e un gatto nero, L’eremita, il tesoro e l’avidità degli uomini, Morire d’amore…, San Fidenzio, una visione e un albero di rovere, Tre fantasmi nel castello di Monselice, Un fantasma anche nel castello di San Zeno,Una strada, un cavallo morto e il fantasma del cavaliere, Il fantasma di Speronella; 9 alla provincia di Vicenza: Villa Valmarana ai Nani:arte e leggende, Gli gnomi di Asiago, I graffiti misteriosi della Val d’Assa, Il Covolo della regina, Il fantasma sfigurato, Una grotta per meditare, Renzo e Lucia,un romanzo senza fine, Altar Knotto, luogo benevolo o maligno?, La montagna spaccata; 9 anche alla provincia di Treviso: Come nacque il nome di Treviso?, Il fantasma della damigella, Asolo, terra di misteri e fantasmi, Le streghe delle Motte, Il Mazzariol, nume tutelare della Natura, Il convento fantasma di San Michele di Piave, La saga degli Ezzelini, tra crudeltà e fantasmi in pena, Il fantasma di Bioanca, Santa Augusta: miracoli, torture e leggende; 8 alla provincia di Rovigo: Il fantasma del soldato di Napoleone, Il mistero del carro d’oro di re Adriano, I fantasmi della villa palladiana,Un manicomio, urla notturne e l’oro dei nazisti, Il miracolo dell’acqua rossa, Il delta del Po come il lago di Loch Ness?, Il fantasma di una bimba che ora riposa tranquillo, La triste storia del Gorgo della Sposa; infine 11 alla provincia di Belluno: Il latte di San Mamante, Il Mazaròl, La Gusela del Vescovà, Vittore e Corona, patroni di Feltre, L’Om salvàrech, Castelli, gemelli e fantasmi, El Bus dele Anguane, La leggenda delle mele di Faller, l’Apostolo delle Dolomiti, Il Bus de la Lum, I fantasmi della Val Scura. Ci soffermiamo brevemente sul capitolo dedicato all’Om Salvàrech che viene così accostato a La Valle Agordina: “… Una leggenda molto bella, quella dell’Om Salvàrech, l’uomo selvatico, chiamato così perché completamente rivestito di licopodio, una felce diffusa nei boschi e nelle zone umide. E’ una leggenda che si ritrova in quasi tutti i luoghi montani e ha origini lontane, addirittura si parla di lui ne ‘L’Orlando innamorato’ di Matteo Mattia Boiardo, poema epico cavalleresco del 1847…”. Poi si ricorda che “Tutti gli anni nella valle Agordina lo festeggiano il 25 aprile, che è anche un modo per festeggiare la primavera e dire addio al lungo e freddo inverno,. Leggenda vuole che una notte in cui pioveva moltissimo, lui, scendendo dal bosco in cui viveva come un eremita, chiese riparo e ospitalità a una famiglia. Aveva un aspetto spaventoso, ma la famiglia lo accolse benevolmente e lui in cambio della gentilezza, insegnò loro, con le foglie di licopodio di cui era ricoperto, a filtrare il latte; era infatti bravissimo a produrre formaggi e burro. E’ curioso ricordare che nel dialetto locale il licopodio ancora oggi viene chiamato ‘colin’,vale a dire colino”. In proposito abbiamo sentito Giuliano Laveder, di Rivamonte Agordino, fondatore e per lustri benemerito presidente del Club Unesco Agordino. Ecco cosa ci ha detto: “Sì, anche a La Valle fanno una festa e la chiamano Om Salvàrech ma in realtà sarebbe un ‘Brusa la vecia’ che fanno dappertutto: leggono il testamento e la bruciano. In realtà l’unico Om Salvàrech è il nostro, col suo vestito di licopodio e la sua storia: secondo tradizione avrebbe svelato agli abitanti delle montagne i segreti della lavorazione del latte; durante un temporale scese dal Monte Armarolo trovando ospitalità in una casera. Con stupore vide che gli uomini non sapevano togliere le impurità dal latte appena munto e mosso a pietà insegnò loro come filtrarlo con i fili del licopodio,erba da col o colìn, l’erba di cui era rivestito, un muschio che cresce in luoghi impervi ed isolati sui monti. Ancora oggi nel mese di aprile o luglio l’Om Salvàrech raggiunge la piazza del paese fra musiche e canti, colpendo i presenti con fronde di betulla per propiziare la fertilità”.
NELLE FOTO (riproduzione da “Miti, misteri e leggende del Veneto; Club Unesco Agordino di Rivamonte): la copertina del libro di Alessandra Artale; l’autrice dell’opera; una edizione della festa dell’Om Salvàrech di Rivamonte; il fondatore del Club Unesco Agordino, Giuliano Laveder.