I Il quotidiano “Il Gazzettino” – del quale mi onoro di essere stato per oltre sette anni capo della redazione bellunese – il 10 dicembre 1945 Scriveva: “Tambre ha commemorato solennemente i suoi figli morti a Mauthausen. Durante la messa parlò brevemente mons. Emilio Palatino (parroco del Duomo di Belluno – ndr.) in rappresentanza del Vescovo. Erano presenti il Prefetto di Belluno, un membro dell’Assistenza Postbellica, il Cln dell’Alpago, il Pci di Belluno, Mariano Mandolesi “Carlo” per l’Anpi provinciale”. Il testo citato compare nel libro dello scomparso comandante partigiano Aldo Sirena “La memoria delle pietre. Lapidi e monumenti ai partigiani in provincia di Belluno” edito dal Comitato provinciale per le celebrazioni del 50. Anniversario della liberazione e dalla Regione Veneto, con il contributo della Cassa di Risparmio, subito dopo l’illustrazione delle “due grandi lapidi che si trovano ai lati dell’ingresso del Municipio di Tambre d’Alpago: in una di esse figurano i nomi di tutti i caduti di Tambre nella guerra 1940-45, nell’altra quelli della guerra 1915-1918. Su 59 nomi, i caduti nel corso della guerra di liberazione sono 31”. Più avanti, Sirena esponeva l’elenco di quanti erano stati deportati e sono morti, ricordando fra l’altro: “… nella sola giornata dell’11 gennaio 1945, nel solo comune di Tambre d’Alpago, i tedeschi, elenchi alla mano, trassero in arresto ben 46 giovani che, dopo essere stati interrogati nel Municipio vennero rilasciati se non riconosciuti partigiani , o trasportati a Belluno nelle carceri. Questi ultimi erano in numero di 33 e, dopo aver fatto a piedi la strada sino a Farra d’Alpago, vennero caricarti su camion e portati in città a disposizione della Gendarmeria. Il giorno 7 febbraio, caricati su di un treno vennero portati a Bolzano e quindi a Mauthausen (Austria) in quel campo di sterminio. Ritornarono in tre…”. Questo l’elenco dei 30: Olivo Bona (1926), Elio Bona (1914), Romano Bona (1923), Albino Bortoluzzi (1922), Arcangelo Bortoluzzi (1921), Fioravante Bortoluzzi (1925), Giovanni Bortoluzzi (1918), Urbano Bortoluzzi (1917), Anselmo Costa (1922), Beniamino Costa (1912), Emilio Costa (1920), Emmo Costa (1925), Primo Costa (1924), Bruno Gandin (1924), Gino Dal Borgo (1922), Andrea De March (1924), Raimondo De March (1926), Luigi Donadon (1926), Ovilio Donadon (1921), Marcello Facchin (1916), Arduino Fiori (1926), Romano Lavina (1925), Fortunato Pianon (1923), Pianon Rino (1926), Giovanni Piazza (1922), Mario Sonego (1925), Silvio Mansueto Stiletto (1925), Bruno Zampieri (1921), Narciso Zampieri (1920), Osvaldo Zoppé (1925). Fecero invece ritorno Riccardo Prian (1922), Eliseo Piazza (1903) e Remigio Stiletto (1914). A distanza di 75 anni da quelle tragiche giornate, Comune, Anpi, Istituto storico della resistenza bellunese e dell’età contemporanea hanno reso omaggio alle vittime della ferocia nazifascista con una cerimonia che ha visto anche la partecipazione dei ragazzi delle scuole medie. Il discorso ufficiale è stato pronunciato da Enrico Bacchetti, direttore dell’Isbrec dopo che erano state deposte corone d’alloro al monumento ai Caduti di Borsoi e a quello del Cansiglio. Un corteo, dopo la celebrazione della messa e accompagnato dalle esecuzioni della Fanfara di Borsoi, ha quindi raggiunto il Municipio assistendo alla benedizione e deposizione di corone alle lapidi che ricordano i tambresi caduti nelle due guerre mondiali. Infine sono stati letti i pensieri di alcuni studenti sui tragici avvenimenti di allora. Ricordiamo, in chiusura, che nel settembre del 2014 è mancato Remigio Stiletto, ultimo dei tre sopravvissuti, gli altri erano Eliseo Bortoluzzi e Riccardo Pian. Aveva 87 anni e la sua scomparsa ha destato profonda commozione in paese. La sua figura era stata ricordata dall’ex sindaco Marco Bortoluzzi il quale aveva fra l’altro sottolineato come “il suo sacrificio e quello dei giovani morti nei campi di concentramento nazista abbia costituito la base fondante della Repubblica italiana, che va difesa ogni giorno”. Stiletto, giovane militante della divisione partigiana Nannetti fu arrestato, su delazione, nella notte tra il 10 e l’11 gennaio di 75 anni fa con altri partigiani poi deportati a Mauthausen, Gusen e Flossemburg. La storica bellunese Adriana Lotto ha curato la pubblicazione di “Nel lager di Flossemburg” con il racconto proprio di Stiletto che in quel luogo di morte era riuscito a sopravvivere.
NELLE FOTO (Corriere delle Alpi; riproduzione dal libro di Aldo Sirena e dal libro “Sui sentieri della Resistenza in Cansiglio”; OggiTreviso): il monumento alla Resistenza del Cansiglio, opera dello scultore partigiano Augusto Murer; copertina del libro “La memoria delle pietre”; copertina del libro “Sui sentieri della Resistenza in Cansiglio”; la compagnia comando della divisione Nannetti; tedeschi in azione; tedeschi e repubblichino fermano un malghese in Pian Cansiglio; la lapide ai Caduti della Liberazione nel Municipio di Tambre; fotomontaggio con Remigio Stiletto e ragazzini pure deportati.