di Renato Bona
Agordino a fare la parte del leone nella sesta tappa del viaggio tra i comuni della provincia di Belluno per illustrarne la storia, con gli stringaati testi (raccolti nelle ottanta pagine della pubblicazione “I Comuni della Provincia di Belluno. Storia e simboli” edita nel luglio di trent’anni fa a cura dall’assessorato bellunese all’urbanistica) dello scomparso giornalista Fiorello Zangrando, e con le riproduzioni degli stemmi realizzati dallo scultore Massimo Facchin (anch’egli scomparso), le cui copie adornano la circonferenza interna della fontana di Piazza dei Martiri. GOSALDO. “Di insediamento stabile nell’area di Gosaldo (il suo nome deriva forse da personali longobardi del tipo ‘Gast’ e ‘Aldius’) si può parlare attorno al mille. Tiser è ricordato la prima volta in un documento del 1148. Durante la Repubblica Veneta forma una Regola che però per molti aspetti dell’amministrazione resta unita a quella di Rivamonte. E’ aggregato a Gosaldo soltanto con la riforma napoleonica. Importante è la miniera di Vallalta. I primi giacimenti sono scoperti nel 1723. Primi proprietari sono i veneziani Nani e Pisani. Passano poi nelle mani di Zanche, Schena, Fusina e Nogarolo di Agordo, di Bosio di Primiero. Compera la Società montanistica veneta che nel 1854 scopre mercurio ma nel 1860 una fiumana distrugge gli impianti. Nell’inverno 1943-44 svernano nei boschi del paese forti nuclei di soldati inglesi, paracadutati a combattere in appoggio alle formazioni partigiane. Disastrosa l’alluvione del 1966”. LAMON. “L’esistenza di tracce etrusche sembra documentata da qualche toponimo, come Lamon stesso derivante da ‘lama’ nel significato di solco, quello scavato dal Cismon. Sul Colle di San Pietro c’è una stazione romana (reperti archeologici). Poi un castello. Importante è un cimelio del primo cristianesimo trovato nelle grotte di San Donato: il calice del diacono Orso, capace di un litro e mezzo. Assegnato al quinto secolo, lo abbandonano i barbari durante le loro scorribande o cristiani fuggiti da Altino ed Eraclea o diretti al Norico. La chiesa dei santi Pietro e Paolo risale forse a prima del mille. La Regola di Lamon, durata dal secolo undicesimo fino a Napoleone, nel 1330 trascrive da uno più antico il suo registro di delibere. Nel secolo sedicesimo Lamon ha questioni per confini col vicino Castel Tesino, Nel 1926 i lamonesi Bortolo Da Rugna e Cesare Cengia esplorano per la prima volta le grotte di San Donato. LA VALLE AGORDINA. San Michele in Valle, più comunemente La Valle, prima del 1424 costituisce civilmente un consorzio detto parentela o rotolo, i cui componenti entrano a far parte del consigli odi Agordo, La famiglia della Valle ha un castello dietro il villaggio di Conaggia. Un ramo si trasferisce a Belluno dopo la dominazione di Ezzelino e nel 1332 è iscritto nella parentela dei Nossadani che militano nei ghibellini. Il parroco risiede ad Agordo e a date fisse si reca a La Valle per celebrare le Messe e altre funzioni. Nel 1679 gli abitanti ottengono il diritto di eleggere un cappellano che è tramutato in parroco stabile nel 1775. Il 28 aprile 1701 una frana distrugge la chiesa. Quella nuova è consacrata nel 1708. Ai piani di Noach nel 1824 viene piantato un ospedale per curare gli ammorbati dalla ‘falcadina’, peste affine alla lue, ed affidato alla direzione del medico Giuseppòe Vallenzasca. Dura dodici anni. LENTIAI. Fino al 1866 il Comune si chiama Cesana, ora frazione, per secoli feudo degli omonimi potenti signori il cui nome deriva dal latino Caesius. Il loro castello è forse d’epoca longobarda. Nell’ottobre 1159 l’imperatore investe del territorio il vescovo di Feltre, Adamo. Il primo documento in cui appaiono i nomi del castello e dei Cesana è del 1174. Nella guerra tra bellunesi e trevigiani per il Castello di Zumelle, nella battaglia di Cesana del 1197 muore il vescovo di Belluno Gerardo de Taccoli. Controllato da Ezzelino, il fortilizio cambia padrone varie volte e torna ai conti di Cesana che il 20 novembre 1392 pubblicano sulla piazza del villaggio gli statuti dei villici, Alla fine del ‘500 Cesare Vecellio dipinge i cassettoni del soffitto dell’arcipretale. Il feudo dura fino a Napoleone, che costituisce il Comune. Molti abitanti partecipano alle guerre nazionali. Sui monti di Lentiai si costituiscono nel novembre 1943 le prime formazioni partigiane”. LIMANA. Il territorio del Comune di Limana fa parte fino alla riforma amministrativa napoleonica, della giurisdizione di Belluno. Il paese è forse abitato anche prima dei romani. Il nome che al Comune deriva dal torrente ed è ricordato in un documento del 794 dell’era volgare, è di origine latina. Deriva da ‘limen’ che vuol dire confine, quello che passa tra le circoscrizioni di Belluno e di Oderso. Sul confine civile si sovrappone quello religioso e il torrente divide ancora oggi le diocesi di Belluno e Ceneda. Ai tempi del dominio su Belluno dei vescovi conti e del bellicoso Giovanni II, secolo X e XI, a San Pietro in Tuba si erige un maniero che fronteggia Casteldardo di Trichiana. Viene demolito col passaggio allo stato Veneto. Cesa è importante porto fluviale. Del 1896 sono i tumulti provocati dalle condizioni di povertà della gente. Negli anni Settanta di questo secolo decolla l’industria di frigoriferi Costan, che esporta anche nella Cina di Mao”. LIVINALLONGO DEL COL DI LANA. “L’incolato stabile si presenta intorno al Mille. Il nome (il predicato è attribuito dopo la Grande guerra) deriva dalla radice latina ‘lab’, scorrere, nel significato di ‘terreno delle lunghe lavine’. Ad Andràz sorge un castello, edificato nel secolo nono. Verso il 1200 è acquisito dal Vescovo di Bressanone. Nel 1331 i fratelli di Schoeneck lo vendono a Guadagnino Avoscano, signore dell’Agordino. A questi succede il vescovo di Bressanone assieme al vicario imperiale di Belluno e Feltre. Tra il 1416 e il 1803,45 capitani reggono la fortezza. Nel 1457 per 15 mesi si ritira nel castello il vescovo Nicolò da Cusa, eminente pensatore. Nel 1541 Livinallongo codifica le tradizioni e si dà uno statuto della Bacchetta, nel 1687 un incendio lo distrugge. Con la pace di Presburgo passa alla Baviera, entra a far parte dell’Italia dopo la Grande guerra che ne devasta il territorio”.