La professoressa Gabriella Dalla Vestra ha tracciato per il Dizionario biografico degli italiani (volume 24 del 1980) il profilo, ospitato sul sito treccani.it/enciclopedia, di Matteo Cesa che sarebbe divenuto (lo scrive la libera enciclopedia Wikipedia) pittore tra i più dotati della seconda metà del ‘400 e i primi del ‘500, formandosi nella bottega di Simone da Cusighe ed in seguito tenendo a Belluno una delle più fiorenti botteghe artistiche.
La docente bellunese spiega che Matteo, figlio di Donato detto Giovanni, pittore, nacque a Belluno nell’anno 1425 circa, e ricevette probabilmente la prima educazione artistica nella stessa città, nella bottega del padre, che era originario del vicino villaggio di Cesa. Ancora la Dalla Vestra: “A Belluno fu ‘massaro’ o amministratore della Confraternita di Santa Maria dei Battuti e sposò una Laurentia”. Ricorda quindi che “Nell’ambiente operavano alcuni modesti artefici locali, pittori, miniaturisti, intagliatori, i quali accettavano, in una arcaica trascrizione provinciale, influssi delle correnti veneto-bizantina e bolognese-romagnola.
La critica richiama quindi “il persistere di una tradizione che attribuisce al Cesa varie opere di incerto autore e la continuità di esperienza e di forme, che si ritrova nell’opera pittorica del figlio Antonio e nelle prime opere di Antonio Rosso di Cadore, fanno desumere che certamente egli ebbe in Belluno la più importante bottega dell’epoca, in cui si lavorava di pittura e di scultura, come era costume degli artefici bellunesi e come è attestato dalle cornici originali dorate, con cuspidi gotiche e fiorami, racchiudenti le tavole del Museo e della chiesa di Cet (Belluno)”. Come che sia, la prima opera certa, composta forse intorno al 1446, firmata “Opus Mathei”, è il trittico a tempera su tavola, con ricca cornice originale, del Museo di Belluno, rappresentante la Madonna col Bambino in trono tra l’arcangelo Michele e un santo vescovo, che denuncia ancora caratteri di quattrocentismo provinciale tardogotico; una certa evoluzione nel linguaggio pittorico per maggiore plasticità, concisione, scioltezza, si nota nel trittico firmato, a tempera su tavola, con cornice originale, della chiesa di Cet, con Madonna e Bambino in trono tra San Sebastiano e Santa Lucia, assegnabile a una data tra il 1450 e il 1458. Probabilmente allo stesso periodo appartengono i disegni a sanguigna di volti femminili, inseriti in una pagina del Codice del catasto dei beni della Confraternita di Santa Maria dei Battuti di Belluno, la cui prima pagina reca la data 1458 e la firma’Matia fiollo de Maistro Donà da Cessa’. Nei successivi tre dipinti, conservati negli Staatliche Museen di Berlino est (Bode Museum), eseguiti nel 1460-90, il Cesa aderisce più strettamente a esempi vivarineschi, di cui ebbe forte conoscenza anche attraverso la pala di Alvise posta sull’altar maggiore della chiesa dei Battuti di Belluno nel decennio 1480-90: la Madonna col Bambino benedicente e i simboli degli Evangelisti è probabilmente la tavola centrale di un polittico già esistente nella chiesa di San Nicolò di Caleipo (Belluno), di cui sono perdute le quattro laterali con Scene della vita di San Nicola.
Avviandosi a conclusione la Dalla Vestra sottolinea il fatto che rimane memoria documentaria di diverse opere di Matteo Cesa ora disperse: una Sacra Famiglia e san Giovanni Battista che era già in casa Pagani (Belluno); frammenti di affresco nel villaggio di Cesa e nella chiesa di Sagrogna con Madonna, Bambino e Sant’Antonio abate; un trittico, su tavola, firmato, già nella chiesa di Madeago con Madonna e Bambino in trono fra due santi, ancora in loco ai primi del Novecento; quindi un trittico già in un tabernacolo vicino alla chiesa di San Pietro in Campo con Madonna e Bambino fra i santi Pietro e Paolo, entro altarino gotico con l’incisione: ‘Maheus Pinxit et Intaiavit’; un frammento di pannello con patrono inginocchiato già di proprietà Pagani e firmato ‘Opus Mathei’; una tavola con Madonna e Bambino e nove scene della Vita della Madonna già nella chiesa di Sargnano; una scultura in tutto tondo già nella canonica di Castellavazzo rappresentante la Madonna in trono con Bambino firmata ‘Opus Mathei de Cesa’; la pala lignea con Madonna, Bambino e santi nella cappella Cesa della chiesa di Santo Stefano.
Ricordato che il Comune di Belluno ha intitolato a Matteo Cesa la via che dalla sponda destra del Ponte nuovo va verso la Cerva, richiamiamo quelle che secondo Wikipedia sarebbero le opere più celebri dell’artista bellunese: Trittico della Madonna (Museo civico di Belluno); Madonna in trono fra sei Santi (chiesa di Santo Stefano); Madonna in trono con i simboli Evangelici (Staatliche Museen di Berlino); Madonna in trono fra i santi Andrea, Apollonia, Caterina, Francesco (stesso museo tedesco); Madonna della Misericordia (Convento di San Lazzaro degli Armeni di Venezia); Annunciata (stesso convento), Pala Cet (chiesa di Santa Lucia di Cet, Belluno).
NELLE FOTO (Renato Bona, Pinacoteca dell’Accademia Carrara, Izi.travel; Fondazione Zeri.Unibo, sothebys.com, Tripadvisor): la tabella e la via che a Belluno portano il nome di Matteo Cesa; Madonna con Bambino; Madonna con Bambino in trono; Madonna con Bambino in trono, Sant’Andrea, Sant’Apollonia, Santa Caterina d’Alessandria, San Francesco d’Assisi; la nascita e la presentazione della Vergine Maria nel tempio; la dormizione della Maria Vergine; la chiesa di Cet di Belluno; gruppo ligneo policromo nella chiesa bellunese di Santo Stefano.