BELLUNO Siamo alla penultima tappa del “viaggio” fra i comuni della Provincia di Belluno (oggi ci occupiamo di Tambre, Trichiana, Vallada Agordina, Valle di Cadore e Vas) accompagnati da storie sintetiche delle quali fu autore lo scomparso giornalista Fiorello Zangrando, e dalle copie degli stemmi dei singoli comuni, i cui originali sono opera del prof. Massimo Facchin, anch’egli mancato. Il tutto pubblicato (stabilimento tipolitografico Panfilio Castaldi di Feltre) nel libretto curato dall’assessorato all’urbanistica del Comune nel luglio di trent’anni fa sotto il titolo: “I comuni della provincia di Belluno. Storia e simboli” in occasione dell’inaugurazione della rinnovata fontana della Piazza dei Martiri del capoluogo. TAMBRE. Così Zangrando: “I romani coltivano la miniera di Prandaròla per ricavarne pietra da monumenti, Nonostante i sepolcri forse barbarici di Valturcana, il paese esiste soltanto dopo il Mille. Il nome viene dal latino ‘tamerae’, casolari con stalla. E’ autonomo da Puos nel 1676. Il nome del bosco del Cansiglio deriva dal latino ‘consilium’ perché gli atti dispositivi sono deliberati da un’assemblea di più proprietari. E’ nel diploma di Berengario del 923 sui diritti del vescovo di Belluno. Nel 1185 papa Lucio terzo lo assegna al Comune di Belluno che lo conserva fino al 1548 quando è incamerato da Venezia come Bosco da reme di San Marco’. Nell’Ottocento vi si stabiliscono alcuni ‘scatoleri’ provenienti dall’altopiano dei Sette Comuni, che amano farsi chiamare ‘cimbri’. Nel 1924 si esplora il Bus de la lum. Il Cansiglio è sede di brigate partigiane che nell’estate 1944 lo presidiano completamente. Nel gennaio 1945 i tedeschi deportano e annientano una quarantina di abitanti. Nel 1966 s’inizia a costruire il villaggio turistico di Sant’Anna”. TRICHIANA. Il giornalista ricorda che “La presenza dei romani è provata da ritrovamenti archeologici e da toponimi. Trichiana deriva da Tarquius, Noàl prende il nome da ‘novalis’, terreno messo a coltura per la prima volta, Frontinus e Cafarnius sono coloni romani che danno il nome a Frontin e Carfagnòi. Vi è sepolto Caio Durenio, morto nel 1. secolo dopo Cristo. Nell’alto medioevo Trichiana appartiene a Belluno mentre di là dell’Ardo si formano le contee di Zumelle e Cesana. E’ la pieve di San Felice. Casteldardo è maniero contesissimo da bellunesi e trevigiani. Un episodio bellico del 1193 è ricordato in una strofa che è tra i primo documenti del volgare italiano. La strada del Passo San Boldo è completata dagli austriaci durante la Grande guerra. La sera del 15 luglio 1944 al Ponte San Felice i tedeschi sterminano una pattuglia partigiana, La fondazione della Ceramica Dolomiti nel 1968 segna il decollo industriale”. VALLADA AGORDINA. Per questo comune ecco la sintesi:”L’abitato stabile comincia attorno al Mille. Importante è la tradizione riguardante il Celentone e le origini del Cristianesimo nell’Agordino nell’anno 720. Un tale di nome Celentone per sfuggire ai barbari si rifugia a Rocca Pietorte e poi sul monte che da lui prende il nome. Passato il pericolo, rimane anche per le insistenze della popolazione intanto radunatasi, ed essendo lui cattolico la fa convertire. Gli abitanti hanno spesso contatto con Venezia. Lo provano due esemplari di Madonna greca, opera di artigiani cretesi, qui importate e conservate fino a qualche tempo fa. La chiesa di San Simone, anteriore al 1185, è il primo nucleo certo attorno a cui si raccoglie la comunità cristiana della valle. E’ affrescata da Paris Bordone. La valle subisce devastazioni nel luglio-agosto 1350 quando i tedeschi assediano il castello di Avoscan; nel 1439 ad opera dei soldati di Filippo Mari Visconti; e infine nel 1510 ad opera degli imperiali di Massimiliano. Ma anche il 12 ottobre 1944 i soldati germanici per rappresaglia uccidono, depredano, incendiano”. VALLE DI CADORE. Fiorello Zangrando scrive: “Si comincia con un martello trovato a Venàs, che potrebbe risalire a due o tremila o più anni avanti Cristo. Si prosegue con l’età romana, che qui lascia molte tracce: un tratto di strada, variante della Claudia augusta altinate; oggetti e resti di abitazioni; una lapide che attesta la donazione di una scuola e di un solario. Probabilmente ai tempi del patriarca Bertrando, alla metà del secolo decimo-quarto, si edifica la Chiusa, sistema di fortificazione trasversale sulla strada, presso Venàs capoluogo di centenaro. La dedizione del Cadore a Venezia nel 1420 è sancita dopo una messa celebrata nella cappella dello Spirito Santo di Valle. Invasa da tedeschi e veneti, il 2 marzo 1508 a Rusecco si combatte la battaglia di Cadore, immortalata da Tiziano. Gli imperiali lasciano sul campo 1800 morti, molti sono uccisi dal gelo, parecchi fuggono sui monti, 500 sono fatti prigionieri. Alla Chiusa di Venàs, più volte nel 1848 gli austriaci sono respinti dai volontari cadorini”. VAS. Ed ecco le considerazioni di Zangrando sulla piccola realtà della Sinistra Piave bellunese: “Fin dall’epoca romana il territorio è legato a doppio filo con Quero, che assieme a Fener e ad Alano gravita su Padova. L’autonomia è del 1450; l’aggregazione a Feltre e alla provincia di Belluno, dal territorio trevigiano, avviene con il riordino amministrativo di Napoleone. Il centro abitato rimonta al secolo quattordicesimo, ma anche prima esistono alcuni masi. Uno di essi è oggetto dell’atto datato Solagna 18 maggio 1125 nel quale compare per la prima volta il nome del paese. Nel 1500 Pierio Valeriano, il famoso umanista bellunese, definisce il paese ‘Vase celebre’. Dopo la guerra cambraica si stabiliscono qui i patrizi veneziani Gradenigo. La famiglia ha una piccola fabbrica di panni. Nel 1826 l’acquista Giovanni Marsura che la trasforma in cartiera. Il primo ponte sul Piave per raggiungere la sponda destra è costruito nel 1914. Al centro dei combattimenti dell’ottobre 1918, è quasi distrutto. Un’arcata è fatta saltare il 27 aprile 1945 per impedire il transito di truppe tedesche alla Sinistra Piave”.