BELLUNO Nel settembre del 1992, per ricordare i vent’anni dalla scomparsa (avvenuta a Milano il 28 gennaio 1972) l’assessorato alla cultura della Comunità montana bellunese ha dato alle stampe con Grafiche Antiga di Cornuda il libretto “La mia Belluno” opera di e dedicata a Dino Buzzati, scrittore, giornalista, pittore, drammaturgo, librettista, scenografo, costumista e poeta che a Belluno era nato il 16 ottobre del 1906. La pubblicazione è corredata da splendide immagini di Giovanni De Biasi, Mario De Biasi, Nazzareno Lunardi, Francesco Sovilla e Dario Tonet – e si articola nella presentazione a cura della Comunità montana, intitolata: “La Val Belluna di Dino Buzzati” cui fa seguito “La mia Belluno” dell’illustre concittadino, con i capitoletti: Case, Le ville, Le valli, Le strade, Il mistero, Le nuvole, Il tempo. Detto che “In tanti passi dei suoi libri, in tanti suoi quadri e disegni, si ritrovano elementi del paesaggio, atmosfere, dettagli in cui è facile riconoscere suggestioni della terra natale…”, si ricorda che “Di Belluno e della Val Belluna Buzzati ha scritto più volte articoli giornalistici che coniugano insieme l’originalità elegante dello scrittore, l’immediatezza del giornalista, l’intelligenza del conoscitore profondo e innamorato”.E si spiega che “Di tutti gli omaggi rivolti da Buzzati alla sua valle e alla città del suo cuore, dove egli ha voluto tornare anche per l’ultimo viaggio e l’ultima dimora, vogliamo offrire qui il primo che egli – per sua esplicita dichiarazione – abbia scritto, dopo averci pensato ‘per parecchie centinaia di anni’. Pagine ricche e suggestive, commosse e sorridenti ad un tempo, affidate – singolare anche questa scelta, che ha contribuito a lasciarle per molto tempo quasi sconosciute – a una rivista medica, nel 1959-60… Siamo grati, per averlo scoperto, all’avvocato bellunese Agostino Perale, raffinato cultore di cose belle e rare: è la migliore presentazione, il miglior ‘biglietto da visita’ che Belluno e la sua valle possano desiderare…”. Ed eccolo, Buzzati, a sottolineare orgogliosamente che: “… Le Dolomiti sono una delle cose più belle del creato, e Cortina d’Ampezzo di gran lunga il posto da sci più splendido, divertente, allegro, e chic di tutti i continenti. Svizzera compresa. Ma per questo deve essere completamente dimenticata Belluno che delle Dolomiti sta proprio alla porta?”. E ad aggiungere: “Le Dolomiti ci sono anche a Belluno, e non Dolomiti di scarto. Lo Schiara, che sta proprio sopra, ha un fior di parete con dei colori meravigliosi assolutamente all’altezza delle più famose crode. E dalla cresta spunta, graziosissima, la Gusela del Vescovà o ago del Vescovo, cioè una bellissima guglia, monolito, di quaranta metri. Per chi si gira e si vede in fondo alla valle il Durano, con un’altra grande parete. Poi si dà un’occhiata dalla parte opposta e fra le dirupate quinte delle incombenti Prealpi si intravedono le famose Pale di San Martino… Belluno e la sua valle hanno una personalità speciale che gli dà un incanto straordinario ma di cui pochi per la verità si accorgono. Perché? Perché nella ‘Val Belluna’ c’è una fusione meravigliosa e quasi incredibile fra il mondo di Venezia (con la sua serenità, la classica armonia delle linee, la raffinatezza antica, il marchio delle sue architetture inconfondibili) e il mondo del nord (con le montagne misteriose, i lunghi inverni, le favole, gli spiriti delle spelonche e delle selve, quel senso intraducibile di lontananza, solitudine e leggenda)”. Seguono “alcuni dei connotati a me più cari”. Case: “quelle veneziane sono venute su dal mare. Queste sono venute giù dalle montagne. Convivono a poche centinaia di metri con un effetto strano e abbastanza favoloso”. Le ville: “… esprimono una civiltà e una serenità di vita che ancora sopravvivono, sia pure ridotte nei minimi termini…”; Le valli: “Esistono da noi valli che non ho mai visto da nessun’altra parte. Identiche ai paesaggi di certe vecchie stampe del romanticismo… con la stessa solitudine, gli stessi inverosimili dirupi mezzo nascosti da alberi e cespugli penzolanti sull’abisso, e le cascate di acqua, e sul sentiero un viandante piuttosto misterioso…”. Le strade: “Piccole strade lisce non asfaltate e dalla polvere bianca girano sui dossi dei colli, dei primi monti erbosi e con armoniose volute penetrano nelle valli laterali… Andarci in bicicletta, con un’auto silenziosa, è un piacere raro al giorno d’oggi. Nelle notti di luna, poi, risplendono fra le ombre nere degli alberi e i prati azzurri con un’intensità addirittura magnetica…”. Il mistero: “…Esistono, in quel rupestre labirinto (il Gruppo dei Feruc, verso Mas – ndr.) vaghe tracce di antichi sentieri che si inerpicano per rapidissimi pendii e che la vegetazione ha quasi completamente cancellati. Qualche dissennato cacciatore, ogni tanto, e sui contrafforti più bassi qualche contadino in cerca di legna… I Feruc sono l’estremo. Ma intorno, lungo tutto lo schieramento di Prealpi, molti altri angoli riposti conservano intatti e selvaggi gli incanti della prima natura. E anche se nessuno ci pensa, di lassù traboccano, sulla valle del Piave, le favole degli spiriti e dei maghi”. Le nuvole: “Alla sera, specialmente d’autunno, si formano sopra il Col Visentin delle nuvole di favolosa bellezza. Di così splendide non se ne vedono neppure sopra i grandi deserti d’Africa, pur rinomatissimi per questo genere di fenomeno…”. Infine, Il tempo: “Non che Belluno e i bellunesi siano rimasti indietro, I segni dell’epoca, buoni e cattivi (come certe infelici demolizioni, per esempio nella bellissima Piazza dei Martiri per far posto a delle case moderne) si vedono anche qui. E la gente, notoriamente parecchio civile, è tutt’altro che retrograda. Ma in certi punti della valle si direbbe che il tempo si è fermato… la natura: prati, piante, strade, case ha il sapore delle cose antiche… E che vantaggio c’è? Dirà qualcuno. E’ proprio certo che una volta si vivesse meglio? No. Può darsi anzi che si vivesse peggio. Ma quei tempi non ci sono più né mai potranno ripetersi per tutta la durata dei millenni. Solo per questo, anche se non lo erano, ci sembrano meravigliosi, e il trovarcisi dentro, sia pure per un breve incantesimo, è un lusso raro e squisito”.
NELLE FOTO (Wikipedia, Renato Bona e riproduzioni dal libretto “La mia Belluno”): Dino Buzzati; la via “panoramica” che gli è stata intitolata a Belluno; copertina della pubblicazione; la villa dove riposa Buzzati; scorcio del centro di Belluno; la Gusela del Vescovà; casa in Val Belluna; una bella villa; fioritura di narcisi; acque che sgorgano; stradina di campagna; nuvole di favolosa bellezza.