di RENATO BONA
BELLUNO Ci siamo occupati recentemente della pubblicazione “Lungo il Piave. Civiltà di un fiume” edito nel maggio 1994 a cura del Circolo nautico delle Assicurazioni generali presso la Tipografica srl di Venezia su iniziativa degli organizzatori della mostra di Villa Contarini a piazzola sul Brenta: Associazione culturale Lombardo-Veneto, Fondazione G. E. Ghirardi, Fameja dei zatèr e manadàs del Piave, Centro internazionale di studi sulle zattere. In particolare abbiamo riferito, con altrettanti servizi, sui capitoli “La zattera” e “Il bosco”. In questa occasione ci soffermiamo su quello riservato a “I menadàs”, operai specializzati che si occupavano dell’annacquamento del legname abbattuto. Questo è quanto si può leggere in proposito sulla preziosa pubblicazione: “Lungo i ripidi torrenti cadorini a monte di Perarolo di Cadore (ma anche più a valle, lungo gli altri corsi d’acqua tributari del Piave, quali il Maè, il Cordevole o il Rai di Cadola) veniva effettuata l’ultima delle operazioni necessarie per far pervenire l’annuale prodotto della montagna, costituito da decine e decine di migliaia di tronchi, agli impianti di ammasso e trasformazione: la ‘menada’, ovvero la fluitazione libera dei tronchi, di regola avviata nella tarda primavera, allorché il disgelo e le piogge gonfiavano i torrenti, Il legname ammassato nei vari punti di raccolta, veniva annacquato e condotto fino agli invasi creati a ridosso di grandi sbarramenti artificiali, chiamati ‘stue’ o ‘cidoli’. Ed ecco che i “menadàs” controllavano la fluitazione nei punti più scabrosi lungo il tortuoso percorso incassato fra le rocce, dove erano sovente costretti ad intervenire per disincagliare in qualche modo gli ammassi ed i grovigli che si formavano, “individuando la ‘chiave di serra’ (ovvero il legno che aveva causato l’intasamento) e rimuovendola con una piccola carica esplosiva. Operazioni, come si può ben immaginare, estremamente rischiose”. Una puntualizzazione: “Una vota all’anno, all’inizio dell’estate, veniva effettuata la ‘menàda granda”: le possenti griglie del grande ‘cidolo’ a monte di Perarolo, a ridosso del quale erano gradualmente confluiti 299-300.000 tronchi, venivano sollevate e l’imponente massa lignea iniziava a defluire verso la ‘zona industriale’ distribuita quasi senza soluzioni di continuità lungo la vallata del Piave compresa tra Perarolo e Longarone; vallata dove, fino allo scorcio del secolo scorso, vi era la maggior concentrazione in Europa di segherie azionate a forza idrica”. Dove squadre di ‘menadàs’ e segantini provvedevano a deviare nelle canalette che servivano i vari opifici i tronchi marchiati con il ‘segno’ del loro proprietario, risospingendo nel fiume quelli delle ditte ubicate più a valle: una vera catena di montaggio che vedeva impegnati centinaia di uomini per un periodo di circa quindici giorni, Tanto durava il ‘raccolto’ che, trasformato in tavole e assemblato in zattere, avrebbe presto iniziato il suo cammino verso Venezia”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal catalogo edito in occasione della mostra di Villa Contarini a Piazzola sul Brenta): decine di migliaia di tronchi raccolti nell’invaso a monte del “cidolo” di Perarolo, con i “menadàs” armati di lunghi “anghièri” in attesa dell’avvio dell’annuale “menàda granda” (immagine del 1890 circa); il prospetto del numero di tronchi commerciali (“taglie”) fluitati verso Perarolo di Cadore nel 1876, per un totale di oltre 313 mila pezzi ripartiti nella “menàda” del Boite, nella “menadòlla” e nella “menàda granda” del Piave; “manadàs” all’opera lungo il torrente Boite; ed intenti ad incanalare le “taglie” nella roggia delle segherie Malcolm lungo il Piave, nei pressi di Longarone; il “cidolo” di Perarolo con l’invaso pieno di “taglie” in una immagine che risale al 1929; l’avviso della Regia Prefettura di Belluno, del gennaio1867, che comunica ai comuni dell’alta valle del Piave il prossimo avvio di condotte fluviali di legname per un totale stimato, tra Piave e Boite, di 350 mila “taglie”; resti dell’antico “cidolo” sul Boite poco a monte di Perarolo di Cadore (immagine di fine Ottocento); dichiarazione a stampa del 1855, sottoscritta dai principali mercanti di legname di Perarolo, con la quale si conferma l’antica consuetudine, istituita nel 1404, di donare alla locale parrocchia una taglia su mille, o l’equivalente in denaro, di quelle che giungevano in quel porto fluviale dall’alto Piave o dal Boite; l’avviso a stampa dell’imperial regia Delegazione di Belluno, del marzo 1851, che impartisce severi provvedimenti volti a prevenire le fluitazioni non autorizzate di legname.