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ROMA «La stagione invernale è alle porte, ma drammaticamente bloccata dai vincoli del Cts. Difficile che dopo il 3 dicembre cambino gli scenari. Per il Bellunese significa una perdita, tra piste e indotto, di oltre 200 milioni di euro. Chi la ristorerà? Occorre saperlo subito, per programmare i prossimi mesi. Dietro ogni stazione sciistica ci sono famiglie intere che lavorano e vivono». È quanto afferma il deputato di Forza Italia Dario Bond, a poche ore dal vertice tra gli impiantisti del Veneto per fare il punto della situazione. «Il premier Conte continua a ripetere che non intende chiudere il Paese in un nuovo lockdown, perché altrimenti sarebbe a rischio la tenuta economica. Qualcuno gli spieghi che quello che sta succedendo con le piste da sci non è nient’altro che un nuovo lockdown. Il criterio del 50% di capienza adottato per i mezzi pubblici vale anche per gli impianti di risalita, in quanto mezzi di trasporto. E questo può essere tollerabile, seppur con fatica. Ma altri vincoli dettati dal Cts per le piste da sci risultano eccessivi e impossibili da rispettare, soprattutto per ski aree come quelle delle Dolomiti bellunesi, che si intersecano con piste del Trentino e dell’Alto Adige, andando quindi fuori dai confini provinciali». «Mi chiedo: se queste ski aree dovessero rimanere drammaticamente chiuse durante l’inverno, chi ristorerà i gestori? L’indotto di una stagione invernale, per una regione come il Veneto, si aggira sul mezzo miliardo di euro. Dentro a questa cifra ci sono famiglie, attività, intere comunità locali. È doveroso evitare la diffusione del contagio, ma è altrettanto doveroso tutelare l’economia locale; e lo sci è parte integrante».