di Renato Bona
Nel febbraio 1991, l’Istituto storico bellunese della Resistenza (allora non era ancora “e dell’età contemporanea” – ndr.) diede alle stampe in collaborazione con il Distretto scolastico 3 di Belluno ed il contributo della Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno ed Ancona, oltre che con il patrocinio di Regione Veneto, Provincia e Comune di Belluno, per i tipi della Grafiche Trabella di Lentiai, il numero 3 del quaderno “I protagonisti”, intitolato “La scuola elementare bellunese e Pierina Boranga”, curato da Ferruccio Vendramini (Belluno 1933-2018; è stato autore di svariati testi, libri e saggi, di storia moderna e contemporanea che si occupavano di Belluno; curatore della raccolta di statuti delle Regole in epoca veneziana, ha curato approfonditi studi su Longarone ed la catastrofe del Vajont del 9 ottobre (fra gli intervistati anche chi stende queste note, all’epoca redattore del quotidiano Il Gazzettino dopo esserlo stato de Il Resto del Carlino); ha diretto per quattro lustri l’Istituto storico ed a lui si deve la fondazione del periodico Protagonisti; è stato, fra l’altro, direttore della rivista Venetica e socio emerito della Deputazione di storia patria per le Venezie). La pubblicazione – decisa dopo un convegno di studio del 17-18 maggio 1990 che ha consentito di evidenziare i tratti salienti della Boranga (insegnante e scrittrice oltre che ricercatrice ed appassionata di botanica; è stata la promotrice della costruzione della scuola elementare Aristide Gabelli, realizzata durante il ventennio fascista; era nata a Belluno il 24 novembre 1891 ed è mancata nella città natale il 17 giugno 1983) donna di scuola , con i suoi contributi pedagogici e metodologici-didattici, e amministratrice pubblica – arricchita da “storiche” immagini (messe a disposizione dall’archivio di Eugenio Boranga, da quello dell’Isbr e da Daniela Mangiola) è articolata, dopo presentazione e saluti, nei seguenti capitoli: “Una vita nella scuola, biografia di Pierina Boranga”, di Zeni Comiotto; “Pierina Boranga e la pedagogia durante il fascismo”, di Francesco De Vivo, “Pierina Boranga dirigente fascista”, di Ferruccio Vendramini; “La scuola elementare bellunese durante il fascismo”, di Adriana Lotto; “Appunti storici sull’Istituto magistrale di Belluno (1923-1926)”; “Pierina Boranga nel secondo dopoguerra tra scuola e politica”, di Dino Bridda; “Pierina Boranga e il mondo delle piante. Appunti sul contenuto delle sue opere”, di Cesare Lasen; “Una lunga amicizia”, di Romana D’Ambros; “L’asilo ‘Cairoli’ e P. Boranga”, di Ermano De Col; “Memoria di una stretta collaborazione scolastica”, di Ido De Lorenzo; “La scuola elementare bellunese tra gli anni ’50 e ‘90”, di Mario Morales; “La signorina ispettrice Boranga ed io”, di Giovanni D’Alberto. L’allora presidente del Distretto scolastico 3, Riccardo Dell’Eva, nella presentazione molto opportunamente evidenziava che “Pierina Boranga ha significato molto per Belluno e per la scuola: per molti anni, infatti, con responsabilità diverse (Direttrice didattica ed Ispettrice, da un lato, consigliere ed assessore comunale col referato della pubblica istruzione, dall’altro, ha esercitato un ruolo notevole ed apprezzato in ambito non solo locale” e tuttavia – aggiungeva – ai riconoscimenti e tributi di stima per lungo tempo non si è accompagnato un momento di riflessione e di studio ed un serio approfondimento storico. Concludeva evidenziando che gli atti del convegno “vengono pubblicati per poter essere messi a disposizione non solo di studiosi e cittadini interessati, ma anche degli operatori della scuola e soprattutto di quella primaria: riteniamo che anche questo sia un servizio utile ed opportuno per rispondere ad esigenze reali di conoscenza storica e di riflessione su di essa, di una scuola che voglia cambiare, adeguandosi alla domanda formativa sempre più ricca ed articolata della società odierna, senza però dimenticare i contributi positivi del passato criticamente assunti”. Al convegno, il saluto dell’Amministrazione comunale di Belluno era stato portato dall’assessore alla cultura, Paolo Agostini il quale fra l’altro aveva affermato che: “L’opera di Pierina Boranga nella scuola elementare e nella comunità merita un attento ricordo ed un adeguato approfondimento, naturalmente con quella più ampia prospettiva che il passare degli anni consente”. Aveva poi ricordato come “la costruzione della scuola Gabelli nel 1934 è da considerare come un esempio di una intelligente collaborazione tra amministrazione comunale e autorità scolastica, frutto da una parte di una visione innovatrice della scuola e, dall’altra, di sensibilità e rispetto per le proposte degli operatori scolastici”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal quaderno di “Protagonisti” dell’Isbr): Pierina Boranga, giovane maestra a Milano; il curatore del Quaderno di “Protagonisti”, lo storico Ferruccio Vendramini; la direttrice Boranga in visita con insegnanti a Villa Maser; una classe numerosa nel Bellunese, all’inizio del fascismo quando pochi alunni hanno la divisa; scolaresca delle elementari di Carmegn; giugno 1932 saggio ginnico della terza e quarta di Visome; 3 ottobre 1935: a Sospirolo ragazzi di scuola con gli adulti; Anni Trenta: scolaresche nella via Caffi davanti alle officine dl’Istituto industriale, dirette alle Gabelli; Boranga nel giardino della casa di via Sottocastello a Belluno; anno 1955: nello studio di ricercatrice e scrittrice; 1982 novantenne con i frutti del suo orto-giardino; con gli alunni della quinta di Tisoi; cerimonia fascista alle Gabelli;una veduta della scuola dove oggi sono in corso importanti lavori di ristrutturazione; Anni Venti: refezione scolastica a Gosaldo.