BELLUNO La CGIL, assieme alla Filctem, entrano in merito alla discussione tra Enel e Provincia di Belluno riguardante la presenza del territorio e la teleconduzione di Polpet.
Da almeno due anni la Filctem CGIL e la stessa CGIL stanno proponendo a tanti interlocutori istituzionali e politici la condivisione di una azione comune per aumentare le garanzie di sicurezza del territorio della Provincia di Belluno, ed insieme ovviamente anche della sua popolazione, oltre che per rimanere protagonisti della tutela del territorio e delle decisioni fondamentali per governarlo. In altre parole già due anni indietro, insieme alle altre sigle sindacali, abbiamo posto all’attenzione dell’opinione pubblica la pericolosità sulle scelte che EGP (una delle società di ENEL) stava programmando circa la dismissione diretta della guardiania delle dighe. Enel Produzione nel contempo ci informava dello spostamento di gestione fisica del posto di teleconduzione di Ponte nelle Alpi. Il piano strategico di ENEL è quello di previlegiare l’utilizzo delle attuali risorse umane locali altamente specializzate nella gestione di altre mansioni, e di spostarle quindi dai compiti di guardiania e di gestione delle dighe stesse, di conduzione delle linee e degli impianti poiché non intende assumere altro personale (ormai assottigliato all’osso da pensionamenti e art.4). Enel Green Power sceglie quindi, dentro un piano nazionale standardizzato, di veder ridotta la propria e qualificata forza lavoro, di indirizzare quella rimanente verso pochi utilizzi specialistici e di avviare un processo di esternalizzazione di ruoli e gestioni di delicate partite operative e di sorveglianza. Come spesso accade con queste società, ci viene spiegato che non ci sarebbero state controindicazioni per il personale, non si tratta quindi di licenziamenti ma anzi di veder solo spostato verso ditte esterne l’ assunzione di nuovi addetti a compiti che da decenni sono svolti internamente. A Belluno il sindacato ha sempre posto motivazioni di merito, non accontentandosi delle rassicurazioni sulle assunzioni in nuove ditte di appalti, che peraltro nessuno conosce; siamo stati e continuiamo ad essere preoccupati sulla qualità del servizio in mano a soggetti sconosciuti e non controllabili, siamo preoccupati su una mancanza di operatività in loco nella centrale di teleconduzione, su un turn over che tarda ad arrivare, nonostante le nostre richieste. Perdiamo in conoscenza del territorio, delle sue improvvise, e purtroppo ripetitive “bizzarie” climatiche che alterano improvvisamente le portate di fiumi e torrenti, i volumi degli invasi e rovinano senza preavviso le linee elettriche. La FILCTEM CGIL e la CGIL, insieme alle altre OO.SS., pone in primis la sicurezza delle nostre vallate e delle genti che vi abitano e questa passa per la garanzia di un servizio “veramente specializzato” da parte delle grandi società che utilizzano questo territorio sia per dare ricchezza al Paese. Questa garanzia passa per una assunzione diretta di responsabilità nella gestione dell’intero ciclo lavorativo, senza delegarlo esternamente. Nel leggere la risposta di Enel non c’è da star tranquilli. E trasferiamo, ancora una volta, la nostra preoccupazione alle Istituzioni locali. Sullo sfondo rimane l’idea di traslocare, per poi superare, il Posto di Teleconduzione di Polpet, senza una certezza che lo stesso possa rimanere. Come organizzazioni sindacali, vivendo il territorio, ed essendone consapevoli protagonisti della rappresentanza, ne conosciamo le criticità. Dal nostro punto di vista, rimane indispensabile affidare la gestione delle dighe e del territorio, nella loro complessità generale, nelle capaci mani di esperti che ne conoscano l’orografia, le fragilità ed i punti di forza, soprattutto nelle circostanze di eventi meteorologici avversi e proibitivi come quelli recenti, o la tempesta Vaia per citarne uno, quando non è inusuale che le comunicazioni vengano compromesse, e divengono così indispensabili, oltre all’elevato standard professionale, la capacità di agire in autonomia e la conoscenza del territorio. E non è nemmeno accettabile la contraddizione in cui cade l’azienda, che nell’affermare l’importanza dei Posti di Conduzione, ne ritiene trasferibile l’attività definendoli esclusivo servizio da remoto. Infine riteniamo, anche dal punto di vista etico e deontologico, che la ricchezza sottratta ad un territorio, almeno in parte debba essere restituita, in termini di attenzione, sicurezza ed efficienza dei servizi. Quanto previsto, poi, dal D.L. n. 135/2018, che ha riportato ina capo alle regioni il potere di concedere le concessioni in tema di gestione idroelettrica senza affrontare il tema del ritorno degli investimenti per le aziende, non vorremmo possa costituire per ENEL motivo di disimpegno industriale in termini di investimenti e di assunzioni nel territorio. Poniamo infine due elementi su cui riflettere: in primis non deve essere permesso ai grandi gruppi del servizio pubblico di decidere i loro piani industriali e di sviluppo al solo livello centralizzato, perché continuerebbe ad essere preminente la sola logica della standardizzazione degli investimenti o degli interventi, senza un confronto sulle dinamiche che poi si determinano nelle periferie (e la montagna è purtroppo una periferia). Il livello territoriale periferico deve avere pari dignità nella costruzione o nella messa a punto dei piani di sviluppo dei grandi Player dei servizi nazionali, altrimenti si continua a scaricare le difficolta, e i su territori più deboli al solo vantaggio delle grandi zone metropolitane. La seconda riflessione riguarda la capacità di intervento delle istituzioni locali nell’imprimere un loro indirizzo nei confronti dei grandi gruppi del servizio nazionale: sembra non esserci una scelta strategica duratura che sia da monito o vincolo per gli interessi dei player nazionali di energia, telefonia, servizio postale, bancario, ecc. Spesso si agisce con mediazioni quando le scelte organizzative “irrevocabili” vedono spostarsi o eliminare del tutto una serie di servizi che storicamente aiutavano i cittadini, mediazioni che poi svaniscono e lasciano il territorio abbandonato a se stesso; a quando un piano dei servizi essenziali, su cui non transigere, per la provincia di Belluno?
Giampiero Marra Mauro De Carli
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