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di Renato Bona
Qualcosa come quarantuno anni fa, Nuovi Sentieri Editore del falcadino Bepi Pellegrinon diede alle stampa con la “Tipografica di Marcon e Trevisan” di Scorzè di Venezia il libretto (una sessantina di pagine) intitolato “Val Biois un nome, come e perché” curato da Giacomo Magliaretta, con le etimologie di vari nomi di luogo della Valle del Biois e di altre valli conosciute” e documentazione fotografica di Giacomo Pagani, dedicando il lavoro “a ricordo de la Catarina Vila”. In premessa viene precisato che “molti dei nomi più correnti di località delle Dolomiti possono essere abbastanza chiari, alcuni addirittura non abbisognano di spiegazioni, altri invece – nonostante studi e ricerche – si perdono nelle ipotesi o nel tempo, essendone ignota la provenienza, per la mescolanza linguistica seguita alle invasioni più o meno pacifiche, alle immigrazioni e ai ritorni dalle emigrazioni. Pochi infine sono indecifrabili, anche per errori che li hanno variati col passar del tempo”. Segue una esortazione: “Chi legge queste aride pagine deve far uso di una certa elasticità nell’interpretare oggi i nomi riportati: non creda di trovare la fave sull’Antermoia, o la tormenta sul Buffaure o un generale allagamento a Pozza dopo un acquazzone: le origini dei nomi risalgono a parecchi secoli fa, quando nelle valli erano cominciati gli insediamenti. E se chi legge vuole poi indagare di persona, tanto meglio: domandi, cerchi, soprattutto cerchi di ‘vivere’ con coloro che ospitano, senza metterci iattanza, anzi cercando di smorzare con la gentilezza quella latente ostilità di chi si è visto occupare, molte volte con maleducazione e villania, la propria casa, messa a disposizione sia pure… a caro prezzo”. Nell’evidente impossibilità di riportare tutti i nomi o espressioni dei quali si è occupato Magliaretta e scusandoci per le omissioni, ne esponiamo alcuni partendo dal primo della serie pubblicata: “ACQUA DEL GHEBO”: nome in disuso del rifugio di Valfredda; aqua, senza la ‘c’ e ‘aiva’ derivano entrambi dal latino aqua, col significato di torrente; “ghebo” che sta per torrente, canale, è vocabolo diffuso in tutto il Veneto e deriva o dal prelatino gava, cioè corso d’acqua, o dal latino cavus o caveus che sta per buco scavato. AGNER, cima del gruppo della Croda Grande, tra la val di San Lucano e la val di Frassenè; dal latino agnus, cioè agnello; forse ha preso il nome dall’alpeggio sottostante, pascolo per le greggi; vale anche per Agnelezze. AGORDO, il paese più importante della val Cordevole¸ deriva forse da un nome barbarico, comunque di origine incerta; noto in documenti fin dal 923. ALLEGHE, dal fitonimo latino àlica, graminacea del tipo del frumento, o dal detto “a l’ega” all’acqua, nome già noto nel 1185. ANDRAZ, a ovest di monte Pore, tra Digonera e Passo Falzarego, dal latino antrum, antro, cavità, caverna, grotta: il Castello di Andraz era già noto prima del 1290. ANDRICH, frazione di Vallada, dal patronimico Andrigo, Arrigo o Enrico: una persona di tal nome abitava nella zona già dal XV secolo; anticamente la frazione si chiamava Sàdole, derivato forse dal latino saccus, orograficamente valle senza via di uscita, o forse, per deformazione, da acetosa, a sua volta derivante dal latino acidula. ARABBA nel Livinallongo, sotto il Passo Pordoi e il Campolongo: deriva dal latino “ad rava” che a sua volta deriva da “rova” o dal latino “ruina”, “rova, roa, ruola, ruoibe” tutti che significano slavina. CANALE D’AGORDO: nuovo nome di Forno di Canale. Per “canale” si intende in genere una valle stretta, come appunto quella del Biois in quel punto. CAVIOLA, frazione di Falcade, anticamente “Maso di Salpian”, forse dal nome personale “Cavillius” da cui derivò il nome di Antonio Caviola, ufficialmente primo abitatore (o fondatore) della zona; o forse derivato dal latino”caveus”: luogo incavato a semicerchio. “Salpiano” significherebbe “su al piano”. CELAT, frazione di Vallada, dal latino “celare”, nascondere: così chiamato perché d’inverno, per due mesi, il sole vi rimane nascosto, oppure da “cella”. CENCENIGHE, alla confluenza del Biois con il Cordevole, deriva forse dal nome proprio “Cincinus”per derivazione in “icum”; in un documento scritto in latino del 1354 è detto “Zinzinigae”. CIVETTA strana denominazione della grande montagna, forse legata al fatto che si sarà sentito il verso della civetta come proveniente da lassù; non ha certo alcuna relazione con l’aspetto geomorfico del gruppo. CORDEVOLE, torrente che nasce dal Pordoi e affluisce nel Piave a Mel; forse da “croduvulum” in rapporto a kroda, roccia; o forse da una “villa” (insieme di caseggiati costituenti una fattoria) di nome Cordova, presso cui scorreva, scomparsa sotto una frana caduta dal monte Marzano o Marziano, a pochi chilometri da Belluno. FALCADE, etimologia un po’ incerta, anche se si può far derivare dal latino “falcare”, falciare; Falcade è nominato in documenti fin dal 1185. FOCOBON, cime a sud del monte Mulàz: stessa etimologia di Foca: “Foc bon” sta per prati a conca che producono buon foraggio; per estensione, come spesso avviene, il none è astato dato alle cime sovrastanti. FORCA ROSSA, tra la Valfredda e la val Franzedàs; “rossa” dal colore del materiale roccioso (arenarie) tra cui si apre; altre località della Val Biois si chiamano più o meno così: “i ros”, “la rossa” per la stessa ragione; deriva dal latino “russus”, dal colore del sangue. FRASSENE’ nella valle a sud-ovest di Agordo che porta a Passo Cereda; dal fitonimo latino “fraxinus”, frassino, bosco di frassini. GOSALDO, tra Forcella Aurine e Passo Cereda; deriva forse da “Ganzwald” nome composto dal longobardo “Ganzo” poi deformatosi in “Agosaldo” (1148). LISTOLADE, frazione di Taibon, dal latino “ustulatum”, da “ustulare” da cui ustione, bruciacchiare. LIVINALLONGO, nell’alta Val Cordevole: dal latino “labina più longa” cioè valanga, slavina molto grande; originariamente la valle si chiamava”Val di fodom” val dei faggi. ROCCA PIETORE, da “rocha” e “pectoris”, quest’ultimo da “pectus”, nel significato avverbiale: che sta di fronte, probabilmente riferito alla Val Pettorina che ha di fronte la Marmolada. Concludiamo con TABIADON, frazione di Falcade: deriva da “tabià” dal latino “tabulatum” che sta per tavolato, col significato di fienile. Il tabià è costituito da un’intelaiatura di travi su cui sono inchiodate delle assi in senso verticale. La costruzione fatta di tronchi sovrapposti e incastrati fra loro una volta era detta “scofa” con termine non locale ma della Val Marebbe. Altre costruzioni in legno, provvisorie o definitive per uso di magazzino di arnesi da lavoro, o di fieno, vengono dette “casoni” (“el casòn dei Valiere” prima di Passo Valles).
NELLE FOTO (documentazione di Giacomo Pagani): volti di persone della Val del Biois.