DI LUISA MANFROI
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Zona rossa, arancione, gialla e bianca. Si possono scomodare tutti i colori ma il risultato alla fine è sempre lo stesso: a fronte di chi rispetta le regole e lo fa con scrupolo e con coscienza, c’è dall’altro chi le rispetta a metà, il minimo, e chi invece proprio se ne infischia, tanto più se i controlli sembrano essere pochi. Anzi, qualche sindaco, sentito sull’argomento, ha chiarito che l’accavallarsi di norme, paradossalmente, comporta il fatto di poter intervenire meno. Ne deriva che qualcuno fa quello che vuole con l’effetto che poi, a pagarne le conseguenze sono anche quelli che le regole le rispettano per davvero, compresi coloro che hanno un’attività commerciale e che hanno cercato di fare del loro meglio per osservarle. Finora si è visto di tutto e la fantasia non è mancata tanto da rasentare il ridicolo se non fosse che in gioco c’è la salute: passeggiate di gruppo con le mascherine tenute in mano , perché tanto, danno fastidio per non parlare di chi con troppa disinvoltura va in giro con la mascherina sotto il mento o con un bel naso di fuori, come se al virus bastasse vedere semplicemente una mascherina per filarsela. E gli assembramenti ? Tanto nessuno controlla e se qualcuno ci dice qualcosa rispondiamo per le rime. E chi staziona in piazza, un bel gruppetto fuori da qualche locale a raccontarsela come se niente fosse in barba a regole e distanze? Aggiungiamo chi va a fare footing in gruppo per strada complice il buio (scene viste casualmente stando nella propria abitazione), chi manda i figli a giocare in bella compagnia, quando poi a scuola, nella maggioranza dei casi, si cerca di fare il possibile per applicare i protocolli e garantire la sicurezza di tutti. E i trasporti pubblici ? Con la ripresa delle scuole ad autunno, autobus zeppi e passeggeri in piedi. Altro che distanze di sicurezza! E pensarci durante l’estate quando c’era tempo ? No ! C’era agosto in mezzo: divertimento, spensieratezza, tanto anche il virus va in vacanza ! La montagna presa d’assalto perché si deve prendere “aria buona” dimenticandosi anche qui delle regole. L’elenco sarebbe lungo e questi sono solo esempi. Ognuno credo che possa aggiungere altro…Poi c’è la questione degli spostamenti per e dalle seconde case. Una maggiore incidenza dei contagi si determina con la maggior presenza di persone sul territorio. Non serve interpellare gli esperti per capire questo, è un dato statistico. Non sono pochi, anche sui social, coloro che hanno palesemente manifestato le loro perplessità in proposito lamentando il fatto di doversi munire di autocertificazione per uscire in auto da casa mentre sono permessi spostamenti di più largo raggio, anche a Pasqua. E si è visto. Proprio dai social si ricavano spunti di riflessione soprattutto per immagini e foto che da sole dicono tutto. Tra queste alcuni inconfutabili immagini e video, risalenti ancora a febbraio, che rivelavano una realtà ben lontana da ciò che avrebbe dettato il buon senso in questa situazione di pandemia e che testimoniano nei weekend di febbraio il verificarsi di affollamenti in quota dove, evidentemente, i controlli faticavano ad arrivare: file interminabili di automobili parcheggiate lungo i passi dove la montagna è stata letteralmente presa d’assalto a suon di camminate a piedi o con le “ciaspe”, escursioni praticate troppo spesso in compagnia con un blando rispetto delle regole di distanziamento e dove non è mancata in qualche caso la foto ricordo di gruppo rigorosamente con mascherina abbassata o inesistente. A questo si sono aggiunte, sempre qualche settimana fa, le code di auto sulle strade al rientro la domenica sera come nelle grandi occasioni e come fosse tutto “normale”. Il dato incontrovertibile è stato, nelle scorse settimane, l’incremento dei contagi e il passaggio a “zona rossa”. I sindaci si trovano ad avere le mani legate poiché i controlli possono essere fatti fino ad un certo punto col personale a disposizione e non possono adottare iniziative in autonomia se non esortare al rispetto delle regole e al buonsenso dei cittadini e degli ospiti. Buonsenso che qualcuno sembra proprio non avere avuto. In questa situazione non si può fare a meno di pensare a tutti quelli che subiscono gli effetti del dover muoversi poco, in particolare gli anziani, quanti non hanno nessuno e vivono tutto questo disagio e la mancanza di relazioni. Gli studenti, specialmente quelli della secondaria di secondo grado, che da novembre in poi è tanto se hanno fatto un mese di scuola in presenza e il resto in DDI senza potersi vedere e rapportarsi di persona. Dopo un anno siamo ancora qui, ancora più provati di un anno fa e con la sola ma importante differenza che “ci sono” vaccini, almeno quando le forniture sono puntuali e grazie al personale sanitario nei cui confronti si deve essere grati. Ora si è passati in “zona arancione” ma se già chi in “zona rossa” lo dico in dialetto, faceva “co la regola del pressapoch”, lascio immaginare il resto. Ci dobbiamo aspettare un continuo tira e molla da una zona all’altra, da un colore all’altro, con tanti ringraziamenti a chi ligio e rispettoso non è ? Il pensiero va al filosofo Karl Popper e al più che mai attuale paradosso della tolleranza e ai riferimenti a Platone il quale, nella Repubblica, diceva esplicitamente che “L’eccessiva libertà non può che trasformarsi in eccessiva schiavitù”. Un pensiero più che mai attuale.