BELLUNO Novità nella Segreteria della Femca territoriale, la Federazione Cisl dei lavoratori della moda, della chimica e dell’energia. Venerdì il Consiglio generale della categoria ha eletto Segretari Milena Cesca e Vincenzo Caldarella, che andranno ad affiancare il Segretario generale Gianni Boato. Milena Cesca, di Calalzo di Cadore, 54 anni, è stata confermata in Segreteria, con le deleghe all’amministrazione, alla formazione dei delegati e dei dirigenti, al comparto dell’occhialeria e alle politiche di genere. Ha avviato il suo impegno sindacale nella categoria del Commercio, Turismo e Servizi, dove è stata attiva per un decennio, per poi entrare nella Femca nel 2011. In questi anni si è occupata prevalentemente del settore dell’occhialeria, seguendo sia aziende di piccole e medie dimensioni che le realtà più importanti del settore, oltre che la gommaplastica. Vincenzo Caldarella, 42 anni, residente a Volpago del Montello, dopo l’esperienza come delegato in Luxottica e nel Consiglio Generale della categoria, nel novembre 2015 è entrato tempo pieno in Femca; prima nel territorio compreso tra Montebelluna e Feltre poi, dal 2018, in Sinistra Piave, ampliando la contrattazione anche nelle aziende del comparto Energia. A lui la responsabilità della zona della Sinistra Piave e del comparto dell’Energia sia per Treviso che per Belluno. “L’insediamento della nuova segreteria avviene in un momento storico di grandi cambiamenti – commenta Gianni Boato, Segretario generale della Femca Cisl Belluno Treviso -, servirà un impegno enorme per essere presenti nel territorio e nella rappresentanza dei diversi settori in cui operiamo”. Le sfide più importanti che la nuova Segreteria si trova ad affrontare sono legate al mantenimento dei posti di lavoro di fronte a una crisi che ha colpito drammaticamente il comparto del tessile e del calzaturiero. “I bilanci a consuntivo chiusi al 31 marzo – spiega Boato – certificano perdite dal 20% a oltre il 40%: i magazzini sono pieni e la produzione è praticamente ferma. Le aziende continuano a utilizzare la Cassa integrazione Covid, alcune puntando sulla riduzione dell’orario di lavoro permettendo a tutti i dipendenti di lavorare, anche se meno ore, altre facendo lavorare due terzi della forza-lavoro e lasciando a casa il resto, magari – per risparmiare – a partire da chi ha gli stipendi più alti”. Ma anche dal punto di vista della contrattazione la pandemia ha determinato importanti cambiamenti, legati alla spinta tecnologica e digitale con le quali le aziende della moda stanno affrontando la crisi. “Per molte figure professionali impiegatizie – sottolinea Boato – il lavoro si è velocemente trasformato, attraverso lo smart working, ad esempio, che procede per obiettivi e che di fatto non è regolamentato, con il risultato di un lavoro da remoto senza orari, senza diritto alla disconnessione e senza relazioni: gli impiegati digital, chi si occupa di e-commerce, di marketing digitale, di servizi informatici per le grandi aziende della moda, rischiano di diventare dei ‘cottimisti’ moderni. Qui la forza della contrattazione deve necessariamente entrare per dare regole e tutele: su questo, l’impegno sindacale deve essere forte e per questo dobbiamo essere capaci di attrarre lavoratori che fino ad oggi non hanno mai pensato al sindacato come ruolo di rappresentanza”.