di RENATO BONA
BELLUNO “Belluno La crisi dei vagoni” è il titolo del libro che Marcello Rosina ha realizzato nell’agosto 1998 per i tipi della tipografia “Tiziano” di Pieve di Cadore, fra l’altro proponendo la riproduzione di vecchie cartoline con splendide immagini, raccolte dall’appassionato collezionista Benito Pagnussat. Ci siamo occupati con precedenti servizi del lavoro esemplare di Rosina e in quest’occasione ci soffermiamo su una ferrovia mai nata ma solo progettata ad iniziativa dell’Unione esercenti, commercianti ed industriali di Belluno: la Belluno-Sant’Ubaldo-Susegana. Il tratto – scrive Rosina – originato da un progetto di massima del 1914, è rimasto inconsolabile nel cassetto di qualche scrivania…”. E purtroppo non è stato il solo (ma lo ricorderemo in altro servizio – ndr.). Tanto che, evidentemente deluso ed amareggiato, l’autore del libro sosteneva che: “Si può parlare giustamente di una crisi dei vagoni, crisi che rimane sempre viva in provincia di Belluno. E dire che la ferrovia doveva servire anche a far conoscere questa bellissima terra: a proporre i suoi incantevoli paesaggi, a far conoscere le genti con le loro tradizioni e i loro usi”. Ed ora vediamo insieme quale era la proposta formulata da esercenti, commercianti ed industriali bellunesi. La stazione iniziale della Belluno-Sant’Ubaldo-Susegana doveva essere realizzata sui piani di San Gervasio per concludere la tratta con un bivio che “innestava da una parte il binario sul tronco Susegana-Conegliano ad est della stazione di Susegana, e dall’altra sul tronco Susegana-Treviso, ad ovest della stessa stazione immediatamente prima del ponte ferroviario sul Piave”. La linea doveva utilizzare per tre chilometri e mezzo l’attuale binario Belluno-Feltre sino a Col di Salce e da qui, alla quota 373, scendeva “con livelletta del 25 per mille per attraversare il Piave con ponte a quattro travate metalliche di 75 metri l’una per raggiungere la sponda destra del fiume, alla progressiva 1800 e alla quota 328”. Per circa due chilometri il tracciato “interessava l’altipiano di Limana, con ascese varianti dal 2 al 10 per mille e oltrepassando il rivo Refos con ponte in pietra a due volti di 15 metri l’uno perviene alla progressiva 3750 ed alla quota 332,50 alla stazione di Dussoi-Trichiana-Mel, situata in prossimità dell’attuale ponte stradale sulla Limana. Il rivo Limana viene superato con ponte a tre navate metalliche di 25 metri l’una e cominciava a questo punto il tratto di 2 chilometri e mezzo di massima ascesa (25 per mille) per risalire l’altipiano di Trichiana con due manufatti di secondaria importanza necessari per l’attraversamento dei due rivi Martinica e Tiora”. La relazione allegata al progetto di massima, stampata dalla tipografia Fracchia nel 1914 spiega che la sede ferroviaria percorre orizzontalmente per circa 1500 metri la falda destra della valle dell’Ardo e su questo tratto occorrono oltre una galleria di 180 metri, cinque manufatti per supportare le diverse valli e depressioni del terreno. Dopo una galleria di 220 metri si raggiunge il ponte sull’Ardo a due travate metalliche di 25 metri l’una; il vertice di valico di linea, alla quota 407 metri ed alla progressiva 9480 e l’imbocco della grande galleria di 5000 metri che fora il Col Visentin ai piedi del Passo di S. Ubaldo. La pendenza in galleria è del 14 per mille lo sbocco è alla quota 350 ed alla progressiva 14625. Quindi scende in val Tovena lungo il fianco destro della valle sino alla stazione di Cison-Rolle contemplando due brevi gallerie di 140 metri e con attraversamento della valle di Cison con viadotto in pietra e quindi prosegue per la stazione di Follina-Miane e alla stazione di Solighetto si è alla progressiva 26.250 e alla quota 146,50. Sino al termine, al chilometro 40, la pendenza è assai moderata e salvo un viadotto di 5 arcate di 15 metri ciascuna presso la depressione di Chiesola non si presentano in quest’ultimo tratto che manufatti di secondaria importanza e lievi movimenti di terreno. Due stazioni a Pieve di Soligo e a Chiesola “servono all’importante traffico di questa plaga”. Infine: alla progressiva 39850 è situato il bivio che innesta da una parte il binario sul tronco Susegana-Conegliano, ad est della stazione di Susegana, e dall’altra il tronco Susegana-Treviso, ad ovest della stazione di Susegana ed immediatamente prima del ponte ferroviario sul Piave. Ed è proprio tutto.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro di Marcello Rosina “La crisi dei vagoni”): progetto mai realizzato della linea ferroviaria Belluno-S-Ubaldo-Susegana; vecchia immagine della stazione di Belluno; così Dussoi di Limana in occasione della cerimonia per la Croce di guerra al Comune; Corso Cavallotti di Mel; Villa Federici a Casteldardo di Trichiana nel 1901 (foto P. Breveglieri); le gallerie del Passo di S. Ubaldo noto anche come San Boldo; topografia generale della “direttissima Belluno-San’Ubaldo-Susegana”