di RENATO BONA
Nuova tappa del “viaggio” in quel di Rivamonte Agordino guidati dal libro “Una finestra su Riva” stampato dalla tipografia Castaldi di Agordo nell’ottobre 2013 a cura del Club Unesco Agordino di Rivamonte presieduto da Giuliano Laveder, con il patrocinio di Ficlu, la Federazione italiana Club e Centri Unesco, membro della Federazione mondiale. E’ quella che ci porta alla scoperta di Nampor, cui si riferisce la prima immagine che ha per titolo: “Frazione di Nampor – anni ‘20” e questa didascalia: “Gli ultimi abitanti sono stati i fratelli Nello, esperto nella riparazione dei rastrelli, e Bortola Del Tin (Campanara). Bortola per molti anni ha svolto il lavoro di sacrestana: dal 1925 al 1955 ha ricoperto, coadiuvata dai familiari, l’incarico di sacrista, facendo suonare, sempre con puntualità, le campane della chiesa di Rivamonte. Inoltre questa aveva anche il compito di confezionare in casa le particole e durante la guerra, per procurarsi la farina di frumento per le ostie, con la gerla in spalla, affrontava lunghi e difficili viaggi. In questa attività particolare era sempre attorniata da bambini che speravano di accaparrarsi i ritagli avanzati dopo lo stampo della sfoglia”. Si prosegue ed eccoci a Paluch, di cui vengono proposte quattro immagini. La prima è un gruppo di famiglia sotto il titolo “Paluch- 1922” con questo testo a commento: “Famiglia di Andrea Da Ronch che nel 1909 si era trasferito da Tocccol (Le Ville) a Paluch dopo aver acquistato il podere della famiglia Pinon di Agordo. Prima fina da sinistra: Maria, Giovanni Battista, la madre Maria Bemvegnù, Clelia, il padre Andrea Da Ronch e Celestina. Seconda fila da sinistra: Maddalena, Antonio, Giovanni, Bortolo, Giuseppe e Pietro”. Tocca quindi a “Paluch – alluvione 4 novembre 1965” per dire: “Allagamento della piana. L’Oratorio della Santissima Trinità di Paluch fu costruito nel 1759 dal sacerdote Domenico Grobber di Agordo; al suo interno era presente una interessante pala d’altare dedicata alla Santissima Trinità. I lavori di restauro terminarono nel 1995”. Tocca quindi alla foto di “Paluch e dintorni – anni ‘50” di cui si può leggere: “Gruppo di bambini di Paluch” e si ricorda per la cronaca che “Gli abitanti nel 1944 erano in totale 6”. La quarta immaginosi riferisce ancora a “Paluch – alluvione 4 novembre 1966” con un fatto di cronaca: “Al tornante di Paluch il ponte si intasò provocando l’allagamento della strada prima e, a seguire, della piana, per poi dirigere la sua forza travolgente verso Ponte Alto”. Altra frazione, altre immagini. Tocca a Pedandola con: “Piazzetta vecchia di Pedandola – prima metà anni ‘20”. Nella foto sdcattata dal Né: in piedi da sinistra: Arcangela Mattarel (nata nel 1901), Giovanna (Gianéta) Rosson, Maria Mattarel, Maria Botter (Mariòto), Novella Angoletta, Maria Angoletta, Maria Pedandola (Òpe) e Angelina Pedandola. Sedute da sinistra: Arcangela Botter, Marietta Rosson, Marietta Pedandola (Gèa) e Angelina Angoletta”. Proseguiamo con “Cacciatori – anni ’50)e spiegazione: prima fila da sinistra: Sergio Cont, Michele Dall’Acqua (Benedét), e Gioacchino Angoletta (Chin). Seconda fila da sinistra: non identificato e Giovanni Pasquali (maestro Sarét). Per la cronaca: si dice che l’ultimo lupo sia stato ucciso a Rivamonte nel 1850, mentre l’ultimo orso nel 1809”. Altro gruppo: “Fino al 1920 gli abitanti di Pedandola erano 72 e molti erano giovani; negli anni ’50 i residenti si erano dimezzati, passando a 34, e nel 2010 si contano solo 6 abitanti (tre famiglie)”. E veniamo a “Pedandola – anni ‘40” che ci mostra “Franco Angoletta co la mamma Celeste Schena”. Per la cronaca: “Le famiglie che a metà degli anni ’40 vivevano a Pedandola erano 10”. Siamo così giunti a Ponte Alto con la prima immagine dedicata che sotto il titolo: “Ponte Alto, festa di Santa Barbara – anni ‘40” ci spiega che “La manifestazione tenuta nel 1942 prevedeva una ricca scaletta di appuntamenti: nella mattinata una messa solenne all’altare della Santa nella chiesa di Agordo alla presenza delle autorità, delle maestranze della miniera e degli allievi dell’Istituto tecnico minerario; a seguire un corteo per deporre una corona commemorativa al monumento dei caduti e in chiusura della mattinata la consegna dei premi ‘Fedeli della Miniera’ ai minatori più meritevoli. Mentre nel pomeriggio la Montecatini offriva ai minatori, ai loro familiari e agli studenti dell’istituto minerario la proiezione gratuita di due filmati presso il cinema di Agordo”. Segue: “Ponte Alto – panorama” con dicitura: “La frazione di Ponte Alto nel 1934 contava 710 abitanti; di tale frazione facevano parte anche i villaggi di: Lonie, Santel, Saret, Roste, Zep, Solai, Conedera e Miniere”. Tocca quindi a “Veduta invernale di Ponte Alto – anni ‘50” di cui si ricorda: “Nell’inverno del 1934 il podestà ordinò a tutte le famiglie di partecipare al ‘piodego’ per lo sgombero della neve lungo la strada Ponte Alto-Franche e per chi non fosse intervenuto sarebbe stata applicata una multa”. Ed eccoci a: “Ponte Alto con veduta sulle pale di San cui due (Stanga e Peron) facoltative. Il treno ha interrotto le sue corse nel 1955dopo trenta anni di attività”. E finiamo con: “Ponte Alto e Ponte Basso ancora con la struttura in legno ad inizi ‘900”.