di Renato Bona
Decima e conclusiva tappa del “viaggio” che ha avuto quale meta “Le ville nel paesaggio prealpino della Provincia di Belluno” che è poi il titolo del libro-guida voluto dall’Amministrazione provinciale bellunese all’epoca presieduta da Oscar De Bona con assessora ai Beni culturali Nicoletta Comar (entrambi hanno firmato la presentazione). Il libro, purtroppo introvabile (in proposito si sono levate più voci affinché il presidente di Palazzo Piloni, oggi Roberto Padrin, già sensibilizzato in proposito, faccia il possibile per garantire una ristampa) è stato realizzato nel 1997 dalla Edizioni Charta Milano a cura di Paolo Conte con testi di Simonetta Chiovaro, su progetto grafico di Gabriele Nason, stampa di Leva spa di Sesto San Giovanni, referenze fotografiche del bellunese Mauro De Santi; in copertina immagine di villa Patt-De Manzoni di Sedico (foto di Mauro De Santi), retro di copertina con foto di Luciano Solero di Sappada: particolare di “Giochi di putti”, di Girolamo Pellegrini, palazzo Poli de Pol. E’ quella intitolata: “Belluno. L’Oltrardo ed una lunga deviazione verso il Cadore” che propone nella località La Vignetta la Villa Morassutti; a San Lorenzo la Villa Campana; al Belvedere di Belluno la Villa Vescovile; a Sala di Cusighe la Villa Miari, la villa Rudio, la Villa Doglioni; a Cusighe la Villa Butta; a Sargnano la Villa Sargnano; a Fiammoi la Villa Persicini; a Safforze la Villa Fulcis Montalbàn; a San Pietro di Cadore il Palazzo Poli-de Pol e la Villa Poli-de Pol. Si parte da Viale Europa dove, dando le spalle alla stazione, sono ben visibili la collina conosciuta come La Vignetta e nella via san Lorenzo la facciata di VILLA MORASSUTTI, XIX-XX secolo. L’ingresso è laterale, segnalato da un cancello con decorazioni floreali. Vi giungono due viali paralleli, uno carrabile, bordato di carpini, l’altro, pedonale. Altri elementi significativi: la meridiana, le scalette che salgono lateralmente, la ringhiera di ghisa. L’ampio spazio davanti alla facciata è sistemato con due terrazze di ghiaia; grandi le serre edificate sotto la monumentale scalinata. Nella stessa via, ecco VILLA CAMPANA di cui la Chiovaro scrive: “Caso esemplare di piccola villa che contiene ‘in miniatura’ una combinazione molto equilibrata di elementi appartenenti alla villa veneta fusi con alcune soluzioni locali mutuate dalle case rurali”. Manca, fatto insolito, la sala centrale. I corpi rustici sono addossati sul retro della costruzione e comprendono l’antica “bigatteria” il locale destinato all’allevamento dei bachi da seta”. Viene ricordato che nel 1755 il conte Matteo Campana, come conferma una lapide sulla facciata, provvide alla ricostruzione della chiesa di san Lorenzo, affidandone il progetto all’architetto bellunese Valentino Alpago Novello. Poco lontano, ecco la VILLA VESCOVILE AL BELVEDERE, inizio XVIII secolo, una delle poche della provincia di Belluno di cui si conosce il progettista: Alessandro Paolo Tremignon. Si tratta – ricorda Chiovaro – del “più grandioso esempio di residenza in campagna per il Bellunese nello scorcio del XVIII secolo”: è stata costruita tra il 1711-1714 come dimora estiva del vescovo di Belluno, Giovanni Francesco Bembo; conservava fino al chiudersi del secolo scorso un ricco ciclo di pitture di Sebastiano e Marco Ricci. Spostandoci nella via Cappellari e proseguendo verso Cavarzano a fine salita si punta su via Alpago per ammirare la grande VILLA GAGGIA LANTE, oggi adibita a casa di riposo per gli anziani. Si prosegue attraversando tutta Cavarzano per giungere a Cusighe e quindi a Sala dove vi sono VILLA SALA “con notevoli elementi decorativi in pietra che caratterizzano soprattutto il primo piano. Ci si sposta nella piazza e superata Pedeserva si sale in direzione di San Liberale e si intravede “isolata al termine di un grande prato e sopra un terrazzamento, la più recente costruzione signorile della zona: VILLA MIARI, fine XVIII secolo. La costruzione settecenttesca ha subito radicali rifacimenti mantenendo tuttavia inalterato il suo notevole valore ambientale. Tornando indietro si imbocca via Dassi per arrivare al piccolo spiazzo dominato dal cancello d’ingresso di VILLA RUDIO, XVIII-XIX secolo i cui “elementi classici sono composti in modo coerente: al piano rialzato infatti le colonne e i capitelli sono di ordine toscano con sovrapposta una trabeazione sulla quale si appoggia un secondo loggiato con colonne che sorreggono il timpano avente un occhio circolare al centro”. Arriviamo quindi nella via Santa Chiara per osservare VILLA DOGLIONI, XVIII secolo, costruzione piccola ma piuttosto alta con corpo principale affiancato da una sola ala rustica con un bel portico sostenuto da pilastri di pietra a bugne. Sotto grandi abeti che delimitano la proprietà si scorge la piccola cappella, attribuita a Clemente Doglioni, architetto e artista locale della seconda metà del Settecento. Ora si punta verso Sargnano e dopo la chiesa di Sant’Aronne (con affresco di Paris Bordon) si apre il lungo viale d’accesso a VILLA BUTTA, la più importante della zona, del XVIII secolo, opera dell’architetto Valentino Alpago Novello. Si imbocca quindi via Fiammoi e ai limiti dell’abitato si trova VILLA PERSICINI, XVII-XVIII secolo dove al piano terra si apre un ampio porticato ed al primo piano un luminoso loggiato. Tornati sulla strada principale si prosegue per Safforze giungendo alla VILLA FULCIS-MONTALBAN, prima metà del XVII secolo, la cui facciata del corpo principale si sviluppa su tre piani ed è leggermente sporgente rispetto ai due corpi laterali più bassi. Presenta un portico a cinque archi a tutto sesto che poggiano su doppie colonne di ordine toscano. Dal portico si accede all’interno e si entra nel vasto salone centrale; i vari ambienti laterali, tutti affacciati sia a sud che a nord, sono collegati tra loro da doppie porte; le due sale estreme conservano i caminetti posti tra le finestre. A questo punto, a quanti prevedano di visitare il Cadore, Simonetta Chiovaro suggerisce un prolungamento del percorso verso il paese di San Pietro di Cadore dove si trovano “due gioielli”: PALAZZO POLI-DE POL, XVII secolo, e l’omonima VILLA POLI-DE POL, XVIII secolo. E quindi ricorda che: “I nobili notai Poli erano già proprietari di un sontuoso palazzo cinquecentesco localizzato nella borgata Mare e demolito all’inizio del secolo. Il terreno in cui venne realizzato il nuovo edificio, tra il 1665 ed il 1667, era di proprietà della famiglia de Pol, i cui membri appartenevano allo stesso ceppo dei Poli. Proprio i de Pol in seguito subentrarono ai Poli nella proprietà degli immobili”. Quanto alla Villa “lo schema planimetrico all’interno è simile a quello del palazzo, ma con una maggiore complessità dovuta alla presenza di due corpi laterali…”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Le ville nel paesaggio prealpino della Provincia di Belluno”): dal Viale Europa veduta del complesso di villa Morassutti; i terrazzamenti, le scalinate e la grande facciata sud; la facciata sud di villa Campana; la cappella adiacente; il complesso di villa Vescovile al Belvedere; scorcio del corpo principale della stessa costruzione; il soffitto in travetti lignei decorarti ed un particolare dell’ingresso sud della “Vescovile”; villa Sala con la facciata come appare oggi; facciata sud di villa Miari; doppio colonnato per villa Miari; facciata sud di villa Doglioni; dal cancello d’ingresso, panoramica di villa Butta; la sala centrale al primo piano; veduta del complesso di villa Sargnano; la maestosa facciata sud di villa Fulcis-Montalban; dalla piazza di San Pietro di Cadore il palazzo Poli-de Pol; “Giochi di putti” di Girolamo Pellegrini all’interno del Palazzo; la facciata principale di villa Poli-de Pol.