BELLUNO “C’è una chiara volontà politica nazionale di penalizzare la montagna: dopo la bocciatura della rigenerazione urbana 2, in attesa che le promesse di finanziamento di tutti i progetti diventino realtà, c’è anche la beffa del bando borghi, che sarebbe perfetto per le nostre realtà del comprensorio e che però è limitato ai comuni con meno di 5mila abitanti. Siamo la periferia della periferia, ma a Roma non interessa: senza risorse e senza servizi, senza un pulmino per i pochi bimbi, senza la messa in sicurezza di strade a dir poco rovinate e pericolose, da qui la gente se ne andrà tutta”: continua la protesta dell’associazione Belluno Alpina e del suo presidente Gimmy Dal Farra contro le strategie del governo nazionale che continuano a penalizzare i territori montani in tutta la fascia che si affaccia sulla Valbelluna. “In questi anni, abbiamo proposto e portato avanti numerose idee e progettazioni con solide basi anche di gestione, dal museo dello sci – che vorremmo vedere all’ingresso del piazzale del Nevegal, dove c’era l’ex hotel San Martino demolito oltre 10 anni fa con la prospettiva di ricavarne un uso sociale – al laghetto, dall’indispensabile consorzio forestale alla viabilità di collegamento tra Belluno e Limana dal Nevegal a Valmorel e il valico verso Treviso attraverso Pian delle Femene, fino ai percorsi turistici e alle infrastrutture per la cura e pulizia del bosco. I residenti delle Prealpi sanno cosa serve per mantenere la gente a vivere nel posto e per attrarre visitatori: non sono certo progetti da decine di milioni di euro, ma sono piccoli interventi fondamentali per contrastare lo spopolamento che sono semplicemente esigenze dei residenti montani. Tra competenze e crisi di risorse, non possono certo risolvere tutto i comuni o la Regione, ma se lo Stato propone dei bandi che in continuazione tagliano fuori queste realtà lo sconforto è grande”, continua Dal Farra. “Quale è la colpa dei residenti di Ronce, o di Valmorel, o di Sant’Antonio Tortal, o di Quantin, Signa o Stabie? Quella di voler vivere e lavorare nelle Prealpi? Quella di risiedere, nel caso di Belluno, in un comune dove fortunatamente non c’è disagio sociale? Quella di credere alle potenzialità ambientali immense di questo territorio e continuare a mantenere vivo un territorio e a volerlo veder crescere nonostante tutte le norme e le difficoltà? Di non vivere in un comune di confine, e quindi di non poter vedere nemmeno quelle risorse? Non c’è interesse nazionale per la tutela della montagna, questa è la verità”. Dal Farra ha ben chiare le necessità delle aree prealpine: “Serve che gli esperti che studiano la montagna si confrontino con le famiglie che qua vivono; non abbiamo bisogno di progetti calati dall’alto, ma di idee raccolte tra la popolazione. Poi serve agevolare i finanziamenti dei progetti sopra i 600 metri di quota: è in questa fascia che i comuni e gli altri enti sono in difficoltà nella gestione del territorio, da qui in su che tutto diventa difficile. Non possiamo più ricevere come risposta “stiamo lavorando”, abbiamo bisogno che da Roma ci dicano “ecco i fondi, potete partire con i progetti che vi servono“.