di RENATO BONA
Secondo “incontro” con il libro “Alleghe. Storia di una comunità” che il compianto prof. don Ferdinando Tamis ha realizzato in proprio nel 1974 (litotipografia Piave di Belluno) utilizzando i proventi dalla vendita del suo libro “La cattedrale di Belluno). Dopo quello intitolato La Cappella di cui ci siano occupati giorni or sono, ci soffermiamo sul capitolo: “La Chiesa” (con riferimento a: Consacrazione del 1466, Consacrazione del 1539, Consacrazione degli altari e Descrizione della chiesa). Ecco l’esordio di Tamis: “Nulla sappiamo della primitiva chiesa di San Biagio, esistente nel secolo dodicesimo; secondo quanto ho potuto raccogliere da frammenti di tradizioni antiche, aveva la forma delle vetuste chiese alpine popolari, di stile romanico, con la solida torre addossata alla facciata, uno spazio rettangolare per i fedeli, l’abside dove era collocato l’altare, oggi indicano i resti della costruzione nel campanile e nella vecchia sagrestia laterale attigua”. Aggiunge quindi che nel convento di san Pietro di Belluno esisteva una ‘Biblia Benefactorum del quattordicesimo secolo, che registrava la data di morte dei benefattori, oppure quella dei giorni nei quali si celebravano gli anniversari: sotto il 18 ottobre si leggeva: “O. Magistri Michaelis de Aleche Monachi ecclesie Sancti Blaxii. O. Cristine eius uxor Monache eiusdem ecclesie”.Sosteneva poi che “L’attuale chiesa parrocchiale potrebbe risalire al quattordicesimo secolo; come l’ antecedente sorgeva al di fuori dell’abitato, sullo sfondo verde dei prati, ed era visibilissima da tutta la vallata, specialmente dagli antichi masi del Monte Bramezza.Viene ricordata nel testamento del notaio Marsangino da Agordo, scritto il 15 gennaio 1414, con il quale lasciava Ecclesiae Sancti Blaxij de Alegis libras tres olei, ma è dopo la metà di questo secolo che i documenti ci permettono di seguirne le vicende”. A riprova propone il testo latino di un documento sulla consacrazione del 1466 che fu trovato quando, il 12 settembre 1539, il vescovo Filippo Donati riconsacrava la chiesa in occasione di una visita pastorale (il visitatore era il canonico Girolamo Negro o Del Negro, vicario generale del vescovo Gaspare Contarini, e aveva con sé Filippo Donati. Andando avanti nel tempo, l’8 luglio 1655 vi fu la consacrazione degli altari laterali (della Madonna di Loreto e di Sant’Antonio Abate) “che si suppone siano stati eretti dopo la consacrazione della chiesa del 1539”. Segue una dettagliata descrizione della chiesa di San Biagio (che non riusciamo a proporre perché le oltre tre fitte pagine dedicate sono scritte in latino – ndr.). Possiamo aggiungere che la chiesa che era stata restaurata al principio del secolo XVII, aveva una sola navata divisa in tre campate, con l’abside più piccola della presente. Nel restauro, opera di Onké Perzoli di Trento, maggio-giugno 1961, “si osservarono gli elementi che poterono indicare come era l’architettura interna dell’antico edifizio”. E, per dirla con parole del parroco dell’epoca don Angelo Strim “La porzione delle nervature e le chiare tracce di quelle demolite, sopra l’organo, danno la certezza che la chiesa aveva la volta a nervature gotiche che venivano a poggiare sulla mezza colonna di pietra locale addossata ai quadrati pilastri di sostegno”. Ancora: “Nell’edificazione della chiesa, la primitiva cappella fu adibita a sacrestia e messa in comunicazione con il nuovo coro a mezzo di una porta che, forse, già esisteva, e subì varie modificazioni per l’impostazione dell’arco trionfale e per l’edificazione del magnifico campanile ad ardita guglia ghibellina, gareggiante in bellezza con quelli di Rocca Pietore e di Caprile”. Non mancherà occasione di tornare sulla chiesa di Alleghe riferendo delle sue opere d’arte e con alrtre pagine di storia ma in questa occasione non possiamo non rammentare – sempre traendo dall’opera di don Tamis – che nella notte dell’11 gennaio 1771 avveniva lo scoscendimenti del monte Piz, che ostruiva il passaggio al torrente Cordevole e formava il lago; il primo maggio si staccava dal monte una seconda frana che, precipitando, spingeva l’acqua e il legname verso il paese, distruggendo buona parte della chiesa, la ‘scola’ dei Battuti e la casa canonica”. In buona sostanza della chiesa rimase solo il campanile e quella parte che è occupata dall’organo tanto che “una stanza al primo piano del ‘Casal’ nel villaggio di Casaril servì da cappella fino alla riedificazione della nuova chiesa per la quale il primo gennaio 1775 ‘mistro’ Antonio Di Silvestro, ‘muraro’ e ‘mistro’ Domenico Della Santa, ‘marangoni’, ambedue ‘agrimensori dell’arte medesima facevano ascendere il preventivo della ricostruzione a lire 15.000, senza considerare parte del legname e il lavoro ‘a piovego’, cioè quello che sarebbe stato eseguito gratuitamente dalle varie famiglie. L’8 dicembre successivo il podestà e capitano di Belluno, Girolamo Marino Soranzo, autorizzava la questua per tutto il territorio bellunese”. La chiesa fu portata a compimento nel 1873, come dice l’iscrizione dipinta sull’orchestra.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Alleghe. Storia di una comunita” di Ferdinando Tamis): chiesa e campanile di Alleghe visti di fronte;l’autore del libro, l’agordino prof. don Ferdinando Tamis; antica statua in pietra di san Biagio; terza stazione della Via Crucis, opera attribuita agli Unterpergher di Cavalese; la chiesa prima della frana con la “schola” dei Battuti, il castello e la torre dei Sommariva rappresentati in un antico gonfalone della Confraternita, ora conservato a Taibon; Monte Piz: la montagna caduta; la chiesa ricostruita nel 1873 con l’antico campanile gotico rimasto intatto dalla frana; il dipinto dell’altar maggiore di Valentino Rovisi.