AGORDO
di Gianni Santomaso
IL RICORDO DI BEPI PELLEGRINON
Ci eravamo rivisti lo scorso agosto dopo anni di silenzio in occasione della festa per il libro di Giorgio Ronchi. Suo padre, Giacomo, padovano di origini rodigine, scomparso da quarant’anni era un professore di lettere del Liceo Tito Livio di Padova, frequentatore incallito della Valle del Biois, cui aveva dedicato, nel corso degli anni sessanta-settanta una serie di opuscoli frutto di preziose ricerche storiche che avevamo condotto assieme. Guido, nato nel 1952, è stato avviato alla montagna dal genitore che era anche un bravo fotografo. Agli esordi della passione alpinistica al giovane capitò un incidente lungo la via Tissi alla Cime dell’Auta, ma se la cavò bene. Poi continuò a scalare in compagnia dei tanti alpinisti della valle, raggiungendo livelli di assoluta bravura. In quegli anni arrampicò con i fratelli Bruno e Giorgio De Donà, Franco Busin, Armando Rudatis, Claudio Luchetta, Giorgio Ronchi ed altri. Ci fu un periodo in cui non c’era ripetizione impegnativa che non venisse compiuta dalle cordate agordine. Ebbi la fortuna di legarmi anch’io alla sua corda a metà degli anni settanta, quando esaurita la fase atletica del mio alpinismo, mi dedicai ad una serie di ascensioni che non avevo potuto realizzare in precedenza. Così sono allora nate una serie di vie nuove sulla Catena settentrionale delle Pale di S.Martino (Cima delle Fede sud-est; Cima del Cacciatore nord-ovest; Le Zirocole da sud; Punta Paula per il pilastro nord-ovest; Sentinella delle Comelle per la parete sud-est). Guido era un giovane che maturò molte esperienze (fra l’altro, partecipò alla Spedizione valligiana alle Ande che portò alla conquista di una cima vergine battezzata Val Biois) ma non si è mai montato la testa ed è rimasto coi piedi per terra. Parlava poco, ma le cose che diceva erano sempre dettate dall’amicizia con l’ambiente alpinistico della valle, con cui ha continuato, nonostante i suoi impegni di lavoro, a mantenere un fraterno rapporto. Ora che un tragico frangente ce lo ha portato via, sentiremo sicuramente la sua mancanza. Ma lo ricorderemo come merita fra i nostri monti.
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