di RENATO BONA
Un capitolo molto apprezzato del libro “Igne paese del fuoco” del quale ci siamo già occupati in precedenti servizi, è intitolato “L’album dei ricordi” e propone foto di gruppo, ma non solo, che sintetizzano efficacemente pagine di storia della frazione longaronese. Autori delle 250 pagine del volume (copertina con un “aspetto notturno, quasi surreale di Igne nello scatto di Augusta De Bona del circolo fotografico longaronese “B. Recalchi) edito nel maggio di venti anni fa con Media diffusion sas (stampa tipografia Piave di Belluno) ed il patrocinio del Comune e del Gruppo Volontari Igne, oltre che con la preziosa collaborazione della Parrocchia, sono stati due cari amici e colleghi: Ivano Pocchiesa e Mario Fornaro ben noti anche fuori dell’ambito provinciale per le loro molteplici esperienze giornalistiche e – fra l’altro – apprezzati scrittori. I quali, come si può leggere nella presentazione, hanno “raccolto con interesse l’invito degli amici di Igne di dedicare una pubblicazione al loro paese, pur consapevoli che la zona localizzata consentiva limitato spazio operativo all’originalità, nelle varie fasi di ricerca, dato il sovrapporsi l’uno all’altro degli eventi storici e di vita corrente sul territorio, tra le attuali frazioni del Comune di longarone e il più ampio ambito dell’antica Pieve di Castello Lavazzo”. Precisato che “Anche per quanto riguarda usi, costumi, riferimenti alla parlata locale, proverbi, detti, annotazioni gastronomiche e altro, ci si è trovati di fronte ad analogie confrontabili, spesso, al più vasto modello veneto” così concludevano: “Considerato lo spirito della pubblicazione, si sono ritenute ugualmente meritevoli varie citazioni, nella considerazione finale, la quale giustifica tutte le scelte compiute, che : ‘Nemo Patrim suam amat quia magnam, sed quia suam’ ovvero, per dirla con parole attuali: ‘Nessuno ama la sua Patria perché è grande, ma semplicemente perché è la sua Patria”. Eventi storici e di vita, si diceva, ed eccone una prima serie che si apre con l’immagine di un gruppo familiare per il quale è stata stesa questa didascalia: “Anno 1890. E’ la più antica foto di persone della raccolta e propone una numerosa famiglia tipo dell’epoca, quella di Bez Andrea e Teza Marina con i figli: Elisabetta, Giacomo, Giacomina, Vincenza, Vincenzo, Vittorio, Giulio”. Segue quella per la quale si spiega: “Anno 1900. Si sono identificate in Bez Domenica ‘Bezzet’ (a sinistra della scala con un bimbo in braccio), Bez Augusta ‘Bezzet’ (seduta, a sinistra della foto) e De Cesero Vincenza (anch’essa con bimbo in braccio, a destra della scala). Siamo nei dintorni di Igne. Le capre erano preziose perché assicuravano il latte per i bambini”. Stesso anno ma gruppo molto più folto del precedente e dicitura che dice: “Numeroso gruppo tra cui sono identificate solo Mazzucco Brigida (prima a sinistra in piedi) e De Bona Giovanna (terza da destra seduta in seconda fila)”. Tocca ora all’immagine “Anni ’20. Bez Vincenzo ‘Birolo’. Il bimbo a destra è il figlio Agostino, quello a sinistra è il nipote Aurelio”. E quindi, di nuovo anno 1900, a: “La famiglia patriarcale di Marco De Bona ‘Marchetto (Mosca)’, con la barba bianca, il figlio Giuseppe De Bona e la moglie Luigia De Bona, un’amica brasiliana in visita in Italia e i cinque figli di Giuseppe: Marco, Lucia, Leonardo, Luigi, Maria Antonietta”. Siamo a inizi ‘900 e la grande foto ci mostra: “De Bona Antonia ‘Soldado’ moglie di Cesare De Cesero ‘Cavaller’ con i tre figlioletti: Guido, Lina (la piccola in braccio) e Maria”. Proseguiamo con: “Anno 1916. De Bona Lucia con il figlio Noè. Bello il vestito, ma soprattutto il fazzoletto sul braccio che, dopo la foto, sarebbe ritornato sulla testa di Lucia, come allora si usava”. E, un anno dopo, con: “1917: De Bona Antonia ‘Soldado’ con i figli Guido, Maria, Domenica, Giacoma De Cesero ‘Cavaler’”. Un salto indietro nel tempo e siamo alla foto accostata alla dicitura che informa: “Anni ’20. Le occasioni di allegria non mancavano. Un gruppo di amiche di Soffranco posa per una campagna di ‘reclame’, come allora si chiamava, alquanto improvvisata, dedicata al ‘Ferro China Bisleri’ Vediamo nella foto (da sinistra a destra): De Cesero Lucia, De Cesero Pasquetta, De Bona Giacomina, De Cesero Pierina, De Cesero Giacomina fu Luigi ‘Cina’, e, accovacciata, De Cesero Vincenza”. Davvero stringatissima la dicitura per la foto successiva: “Anni ’20. Classico gruppo di famiglia”. Più corposa quella che segue e spiega: “Igne anni ’20. Cacciatori in posa. Da una attività venatoria come questa, unita ai resoconti dei pescatori, ebbero probabile inizio quelle leggende che si perpetuano in zona e che hanno fatto attribuire agli abitanti di Igne il ‘blasone’ popolare di ‘slarga’. Una capacità quindi di aumentare a dismisura le proporzioni dei loro racconti e avventure, sulle quali oggi sono gli stessi protagonisti a sorridere”. Ecco proposto un gradevole gruppo al femminile: “Anni ’20. Una bella foto che vede immortalate le sorelle De Bona ‘Muda’: Enrichetta, Letizia, Maria, Gioconda, Vincenza, Cornelia, Antonietta”. Avviandoci a conclusione di questa prima rassegna, proponiamo la foto con dicitura: “Anni ’30, Un bel gruppo di amici: De Bona Francesco ‘Soldado’, De Bona Noè ‘Rossi’, Bez Gino ‘Batti’, De Cesero Valentino ‘Perito’, De Cesero Sincero ‘Cina’ e De Bona Ottorino ‘Muda’”. Che precede quella per cui si legge: “Anni ’30, Decisamente i paracarri erano più robusti di quelli attuali. Posano nella foto: Lena ‘Ost’, Cencia ‘Baluze’, Francesco ‘Soldado’, Pierina ‘Batti’, Gina Mazzucco ‘Perere’, Bez Valentino”. Ancora: “Anni ’30. Le sorelle Bez ‘Batti’: Olga, Francesca e Maria, agghindate a festa”. Infine: “Anno 1935. Caterina De Cesero ‘Nanon’ di Igne, ritratta in occasione del suo centesimo compleanno, indossando gli immancabili ‘scarpet’ che lei stessa confezionava”.
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