di Tiziano De Col
In questo inizio di primavera del 2022, si riscopre l’importanza di una agevole viabilità (tutt’ora mancante) di collegamento tra Agordo e Zoldo attraverso il Passo Duràn, a causa del grande incendio che ha interessato le pendici sovrastanti la SR 251 della Val di Zoldo, causandone la chiusura.Pertanto ho ritenuto utile riportare su Radio Più, parte di una mia ricerca riguardante gli antichi collegamenti intervallivi tra Agordo e Zoldo.
Una ventina d’anni fa mi imbattei in una cartolina in bianco e nero e in seguito in una a falsi colori, viaggiata nel 1916, con didascalia “Agordo – Monte San Sebastiano visto dai Quattro Tabià”. La cosa mi sorprese non poco, considerato il luogo dove si trova la località “Quattro Tabià”, recondito e distante dalle attuali vie di comunicazione stradali. Posto a fondovalle, nella Valle del Torrente Calleda, tra la confluenza tra il Calleda e la Val di Poles (che scende dal Passo Duràn) e la Val de Vie, che si origina sulla Moiazza , tra le Masenade e la Moiazzetta e segna il confine storico ed attuale tra i Comuni (un tempo Regole) di La Valle ed Agordo. La località “Quattro Tabià”, si trova su un rialzo con modesta pendenza, a circa 1390 metri di quota , un tempo completamente prativo, dove la Val di Calleda, salendo verso il San Sebastiano, lascia l’angusta valle incassata che sale dalla frazione Nagol di Agordo, per ampliarsi verso i larghi spazi, un tempo pascoli e prati del Duràn in destra orografica, e di Calleda, sulla testata della valle fin sotto il “Sass di Calleda”, come chiamato dai locali, ossia le cime di San Sebastiano e Tamer. Innanzitutto il toponimo “Quattro Tabià” non è di origine locale lavallese, in quanto il termine “Tabià” non si riscontra in paese a La Valle, dove i fienili all’interno del paese sono chiamati “Talvà” e le baite-fienili di montagna erano e sono chiamate “Scofe”, dal tedesco altomedievale “Skupfe”, che significava tettoia-fienile. Il termine “Scofa” si riscontra solo a La Valle e ultimamente lo ho riscontrato in Fodom , dove una località porta ancora il nome di “Pian da Scofe” e le persone Fodome che me ne avevano accennato non conoscevano l’origine del termine, non essendoci più alcuna antica “Scofa” in loco. (Delle similitudini linguistiche e dei rapporti antichi tra Fodom e La Valle parleremo in altri articoli). Fino circa all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso in queste ampie distese prative e soleggiate, che dalle pendici dei monti scendevano a fondovalle, tra la fine di luglio ed inizio di agosto di ogni estate, risuonavano le voci dei valligiani che sfalciavano i prati e le grida dei bambini che si ritrovavano lì a giocare ed aiutare i grandi, per circa 15-20 giorni all’anno. Lì, nei Pra de Val de Fòra , Val de Inte e ai Quattro Tabià, i prati erano di proprietà privata da fondovalle fino a circa 1450 mslm mediamente, poi vi era una fascia di “parti segative” (di derivazione Regoliera, estratte a sorte ogni 9 anni tra i censiti del Comune) fino a circa 1600 mslm, per poi lasciare spazio ai pascoli di Malga Duràn (che era ed è una appendice di Malga Calleda) fino ai ghiaioni della Moiazzetta. Ora, dopo secoli di utilizzo segativo e pascolivo di questa ampia area, l’abbandono dell’attività umana sul territorio, ha prodotto il crollo delle Scofe e l’avanzare del bosco, il quale si è ripreso quanto faticosamente sottrattogli dall’attività umana nel corso dei secoli, sicuramente documentata dalla metà del 1300 in poi. La località Quattro Tabià, oltre che essere un luogo con ampie praterie e molto frequentato dai valligiani di La Valle ed Agordo, era anche un punto importante di transito tra Agordo e Zoldo, posto sulla antica via che collegava le due vallate ed era anche l’ultimo luogo dove potevano trovare riparo valligiani, viaggiatori e scalatori partiti da Agordo, prima di intraprendere la salita finale al Passo o l’arrampicata sui monti circostanti, non essendoci state al tempo strutture di appoggio sul Duràn. Proprio il fatto che sia stato denominato “Quattro Tabià” denota che il toponimo è di provenienza esterna al paese di La Valle, segno proprio di frequentazione intensa non autoctona. Nel paese di La Valle, la località è chiamata “Val de Inte”, sottostante al “Pian Pelesìn” ed alla “Busa del Puliner”.Malga Calleda, allora posta nell’alta valle di Calleda, vicino alla confluenza tra l’Acqua del Sass e l’Acqua dei Roiai (o del Livinal), che poi danno vita al Calleda, non si prestava molto alla funzione di ricovero tra Agordo e Zoldo essendo delocalizzata rispetto a questa via, ma veniva utilizzata come appoggio per le escursioni sul Tamer-San Sebastiano dai primi alpinisti che frequentavano queste cime. La Malga era stata distrutta da una “brentana” nel 1890 ed era stata ricostruita provvisoriamente sui Pian di Calleda, in prossimità dell’attuale partenza dell’ AltaVia n.1. Poi, nel 1927, venne edificata nella posizione attuale.L’attuale tracciato della SP347 del Duràn tra La Valle ed il Passo non esisteva fino alla prima guerra mondiale e non fu completato neanche durante la guerra. La strada fu completata a carico del Comune nel 1926 come riportato nel volume :“Belluno” edito il 21 aprile 1934 (dodicesimo dell’era fascista) a cura della regia Prefettura e della Federazione provinciale fascista e stampato in trecento esemplari numerati . Archivio Renato Bona – pubblicato su Radiopiù.
“Quindi: completamento della strada La Valle-Passo Duran che era stata iniziata durante la guerra dall’Autorità militare e completata nel 1926 dal Comune con mezzi propri. Ha una lunghezza di 10 chilometri ed una larghezza media di 3 metri, con altimetria che varia dagli 800 ai 1600 metri. Viene precisato che “Serve alla popolazione pel trasporto dei prodotti del bosco e dei prati. Ha inoltre un notevole interesse turistico. Infatti, essa costituisce un tronco di quella strada che (parallela all’altra delle Dolomiti), parte da Fiera di Primiero, passa per Cereda, Gosaldo, Frassenè, Agordo, La Valle, Forno di Zoldo, Cibiana per arrivare nella Valle del Boite a Valle di Cadore”. In questo caso la spesa è stata di 77 mila 300 lire.”
Un altro accenno all’importanza della strada mulattiera tra Agordo e Zoldo è documentato nei resoconti dei moti del 1848 contro l’invasore Austro Ungarico:
La Resa di Agordo nel 1848
“Pier Fortunato Calvi aveva sciolto i Corpi franchi, ed il Cadore cedeva! Cedeva dopo aver strenuamente contrastato l’invasore della sua terra ! Cedeva alle forze preponderanti, all’onnipotenza dei fati, scorato ma non vinto ! Caduto il Cadore come poteva resistere Agordo ?. era il 9 giugno 1848, giorno di venerdì. La giornata era splendida, quasi il sole volesse col suo sorriso salutare l’ultimo palpito della morente libertà. Poco dopo il mezzogiorno vedevasi dalle chine del Duran scendere serpeggiante una colonna dalle bianche divise, dai fucili luccicanti ! Erano gli austriaci che dal Cadore e dallo zoldano muovevano su Agordo. Il Comitato di difesa composto dei signori: Manzoni nob. Luigi, Paganini dott. Stefano, Probati dott. Eugenio, Probati Giusto, Tomè Angelo, Ricci Giuseppe, raccoltosi in quei supremi momenti decise di arrendersi al nemico”
L’antico tracciato è anche riportato nella relazione alla salita al Monte Tamer – “Tamer d’avanti” – del 1893 in C.A.I. – La Sezione Agordina 1868 – 1968 – pag 175 “La sera del 10/9 da Agordo: per la Valle del Rova via segnata dal C.A.I. pel Passo Duràn: per Nagol ai Quattro Tabià della Pradaron (in due ore) si pernotta. Il mattino partenza per Casera Calleda …… “
Altra descrizione del tracciato tra Agordo e Duràn è nelle Guide Lampugnani: LE DOLOMITI – CADORE, OLTREPIAVE, AGORDINO, ZOLDANO, COMELICO, CARNIA Casa Editrice: SOCIETA’ ANONIMA GUIDE LAMPUGNANI – Anno 1914 pag 89: La più comoda comunicazione fra l’Agordino e lo Zoldano 1 – Seguendo la s. della Rova e passando per i filenili Nagoi (617 m ; 45 min) – Il Capitello di Frèz (1016 m; 1 ore e ½) – i Quattro Tabià e il Cristo 1550 m) si arriva al Passo (1605 m ; 3 ore)
Anche dopo la costruzione della nuova attuale strada che collega La Valle al Passo Duràn, l’importanza della antica viabilità lungo la Valle del Calleda non venne completamente meno, in quanto restava e resta , da La Valle, l’unica viabilità d’accesso ai prati ed alle baite di Pra de Val , Val de Inte, QuattroTabià e il bosco Comunale di Frès e Garlet e fu così che vennero eseguiti dei lavori di adeguamento nel 1920 e realizzato, nei successivi anni ’30 il tratto di collegamento tra la nuova strada del Duràn e la viabilità di Frès – Pra de Val – Quatro Tabià, partendo a monte della frazione di Cugnago, in località Fontane fino al Capitello (Autriol-Altariolo) di Frès , dove si collega all’ odierno sentiero che sale da Nagol di Agordo per poi proseguire verso l’alta valle. Salendo da Agordo, dalla località Nagoi, prima di arrivare al Capitello di Frès, si incontrano delle baite che stanno ora cadendo in rovina e la località è denominata Pian di Santa Caterina. Fino a qualche anno orsono, sulla “Scofa” , appena sotto il colmo del tetto vi era una immagine di Santa Caterina dipinta su legno, posta ad una notevole altezza da terra, circa 6 metri. Ora, la “Scofa” con sottostante stalletta, sta andando in rovina e l’immagine della Santa è sparita dalla sua posizione. Fortunatamente ero riuscito a documentarla in fotografia circa 20 anni orsono, quando, il Comune di La Valle , nel quale al tempo ero Assessore, realizzò la viabilità silvo- pastorale che collega l’attuale silvo-pastorale di Fres con la Val de Cuogol e la Frazione di Fadès di La Valle Agordina. Ora, dei Quattro Tabià, ne è rimasto solo uno. Altre “Scofe” presenti al tempo su quel dolce pendio, sono diroccate anch’esse da decenni. Ne restano alcune, appena più a valle, grazie alla tenacia manutentoria dei loro proprietari. La meritoria opera di manutenzione ambientale eseguita per alcuni anni dai cacciatori della Riserva Alpina di Caccia di La Valle, (ora sospesa in quel luogo) aveva ridato dignità all’antico luogo di transito e aiutato al manenimento di una elevata biodiversìta altrimenti compressa dall’incedere del bosco. Si confida vivamente che venga ripresa questa annuale attività, per mantenere un tassello della memoria antica sulla presenza dei valligiani in quel luogo e su quanti, nei secoli passati, vi sono transitati (invasori Austro-Ungarici compresi).
Didascalia cartografia allegata:1-Nagoi; 2- Pian di S. Caterina; 3-Bivio per Popolade; 4- Capitello di Fres e Pian di Zeola;5-Pra di Val de Fòra; 6- Pra di Val de Inte; 7- Quattro Tabià; 8- il Cristo di Calleda; 9- Ruderi dell’ antica Casèra di Calleda ante 1890; 10- Sito provvisorio Malga Calleda dal 1890 al 1927; 11 – Passo Duràn