di RENATO BONA
Appassionato della storia del suo paese come lo abbiamo potuto conoscere attraverso i suoi scritti, il maestro Gianni De Vecchi ha firmato anche il capitolo che tratta delle antiche origini del Paese e della Pieve nel libro “Sedico e la sua chiesa” edito dalla parrocchia con la tipografia Piave nell’ottobre del 1989, in occasione del cinquantesimo anniversario della consacrazione dell’arcipretale di Santa Maria Annunziata. Della Pieve ci siamo già occupati, anche recentemente, fra l’altro richiamando la nobile figura di monsignor Luigi Fiori che ne fu il parroco. E dunque ci soffermiamo in questa occasione sul paese che “per la su posizione fu abitato fin dai tempi più remoti e, certamente, fu sede di una fra le prime parrocchie (anticamente Pievi) della Diocesi”. Seguiamo De Vecchi: “Il primo insediamento umano, non sappiamo se ad opera degli Euganei o dei Veneti o di altra popolazione, nel Comune di Sedico, e uno fra i primi in provincia, risale probabilmente all’età del bronzo recente-finale (circa 3000 anni fa). E’ stato portato alla luce nel 1986 nelle vicinanze di Noal e la sua presumibile datazione deriva da alcuni cocci di ceramica ritrovati durante gli scavi”. Ad avviso di alcuni studiosi si è in presenza dell’unica fortificazione in provincia di Belluno, detta “castelliere”, con “imponenti murature di pietra a secco rozzamente squadrate” che racchiudono la sommità del colle denominato dei Mirabei. Altri propendono invece per l’appartenenza della muratura ad una fortificazione di epoca medievale, costruita sui resti di un “castelliere” preistorico. Come che sia, viene sottolineato dall’autore che “In ogni caso la scelta del luogo, difficilmente espugnabile, permetteva di controllare con una visione panoramica, un territorio completamente diverso da quello che siamo ora abituati a vedere”. Infatti Val Belluna e Valle del Cordevole erano allora e saranno per molti secoli ancora interamente ricoperte di boschi rigogliosi “sul tipo di quelli di origine antichissima della China e di Landris, boschi che, probabilmente, oltre al fondovalle, ricoprivano quasi per intero anche le colline”. Al riguardo De Vecchi annotava: alla fine del 1400 ancora si aggiravano gli orsi nelle selve vicine alla Certosa di Vedana! Restando nella preistoria, non ha omesso di ricordare che “L’uomo dell’età del bronzo, oltre che di caccia, pesca, pastorizia e allevamento del bestiame, viveva anche di agricoltura ed è quindi pensabile (se vogliamo dar credito agli assertori dell’insediamento preistorico) che, inizialmente, per motivi di sicurezza (ossia per difendersi dai nemici, dagli animali e dalle alluvioni) abbia coltivato a frumento, orzo e miglio, soltanto terreni circostanti il castelliere”. Ed eccoci a: “I veneti antichi nostri antenati” con l’ipotesi che gli Euganei, attratti dalla fertilità dei terreni collinari e sentendosi sicuri per la protezione del castelliere, si siano spinti dai Mirabei fin sulle pendici del colle di San Pietro costituendo il primo nucleo abitato di Sedico con poche primitive abitazioni occupati in seguito dai Veneti. Ma c’è anche chi prospetta che proprio i Veneti, provenienti da una regione dell’odierna Turchia, dopo aver occupato il territorio degli Euganei si siano spinti nel Bellunese e nel Cadore e Mel dove dal 1958 al 1964 sono state portate alla luce una sessantina di tombe. Proseguiamo: tra l’800 ed il ‘400 avanti Cristo i Celti, detti anche Galli, periodicamente invasero la provincia di Belluno. Ed è possibile che “almeno una parte di questa popolazione si sia insediata stabilmente nel nostro territorio, o integrandosi con quella venetica già preesistente o costituendo nuovi nuclei abitati in località non ancora sfruttate”. Ed arriva il tempo della penetrazione romana, che pare essere avvenuta lentamente per motivi commerciali, soprattutto per avere il legname, il ferro e il rame allora abbondanti dalle nostre parti. Situato all’incrocio di alcune diramazioni stradali della Claudia Augusta Altinate e della “Via commerciale”, provenienti tra l’altro da Triva e forse da Bribano attraverso il colle dei Pat, aumentò di gran lunga la sua importanza strategica. De Vecchi a questo punto scriveva: “La storia ci ha tramandato che l’integrazione dei nuovi arrivati con le popolazioni già residenti, probabilmente Celti e Veneti, fu pacifica anche se poi, gradualmente, la romanizzazione si impose senza però riuscire a soppiantare del tutto l’antica cultura e le tradizioni venetiche”. Non manca nel libro un accenno agli “Albori del Cristianesimo” e, in questo contesto, il richiamo all’editto di Milano col quale, “nel 313 l’imperatore Costantino legalizzava il Cristianesimo dando a quanti lo praticavano la possibilità di uscire dalle catacombe e di frequentare palesemente gli edifici di culto”. Il che aveva offerto lo spunto per sottolineare: “la tradizione vuole che la prima chiesa della Diocesi (e anche prima sede del vescovo di Belluno) sia stata quella di San Biagio in Campestrino, inizialmente dedicata alla Santa Croce, sorta durante le persecuzioni fuori dalla cerchia delle mura di Belluno secondo il costume delle chiese cimiteriali romane quando le comunità cristiane non potevano ancora fare il loro ingresso ufficiale in città”. Tuttavia, in seguito, probabilmente prima dell’anno 800, altre chiese sorsero nelle località prossime a Belluno, in genere dedicate, come si usava ai primordi del Cristianesimo, al Principe degli Apostoli (e sono ritenute tra le più antiche) e precisamente: San Pietro in Corona (a Sedico), San Pietro in Campo a nord di Belluno, San Pietro di Bolzano Bellunese, San Pietro di Salce, San Pietro in Tuba a Limana, San Pietro di Sospirolo. E in proposito, evidenziava: “Si pensa che quella di San Pietro in Corona sia stata la prima chiesa di questa zona ed anche la prima parrocchiale di Sedico (intesa certamente in modo diverso dall’attuale): nonostante le sue ridotte dimensioni, era graziosa, e tutta dipinta, comunque senz’altro sufficiente per i primi cristiani del luogo”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro”Sedico e la sua chiesa, sito “Camminogregoriano”, Wikipedia, Renato Bona): una inconsueta immagine di Sedico; Noal: sulla sommità del colle dei “Mirabei” murature a secco rinvenute durante scavi nel 1986: resti di un castelliere preistorico o di un castello medievale? Gli esperti hanno pareri discordi; il castelliere di Noal; cippo di centuriazione romana nel cortile di una casa ad Orzes; lapide romana votiva a Giove Ottimo Massimo all’esterno delle vecchia parrocchiale di Libano; la chiesetta di San Pietro in Corona considerata la più antica e prima parrocchiale di Sedico; testa del monumento dell’imperatore Flavio Valerio Aurelio Costantino I conservata nei Musei capitolini di Roma; la chiesa di San Biagio in Campestrino a Belluno che era sorta per prima durante le persecuzioni; il colle dei Patt con la villa de Manzoni nella copertina del libro di Mauro Vedana, Fiorenza Mambrini e Lucia Tormen; chiese del Bellunese intitolate a San Pietro: a Sospirolo, a Bolzano Bellunese, a San Pietro in Campo; a Salce, a San Pietro in Tuba.