di TIZIANO DE COL
In nostri precedenti articoli abbiamo ampiamente parlato di frane (Boe) e smottamenti avvenuti dal 1701 in poi nell’ alveo del torrente Missiaga che attraversa il paese di La Valle Agordina, illustrando manoscritti che descrivevano la grande “Boa” del 1701 e il crollo delle Creppe Rotte del Tamer nel 1791 e la relazione del Corpo del Genio Civile sul crollo delle Creppe Rotte del Tamer nell’autunno 1888. Ma sempre nel 1888 un altro grande evento franoso interessò il paese di La Valle, ma non collegato al torrente Missiaga, bensì riferito al torrente Bordina, che scorre ai piedi del monte Celo lambendo ad est, sud – est le frazioni di Conaggia, Torsas, Gaidon, Ronche, Ronchet e poi sull’altra sponda , le frazioni di Calcellade e Noach. La memoria paesana tenne più conto della Boa di Conaggia, forse perché più recente e forse perché il toponimo Boa è rimasto assegnato dalla cultura popolare , non tanto a qualche località sul Missiaga, ma sulla località immediatamente a monte dell’abitato di Conaggia, dove ora sorgono gli impianti sportivi e a monte, fino all’inizio della ripida salita a Malga Foca. Con il termine Boa si intende una colata detritica di ragguardevoli dimensioni formata prevalentemente da acqua, con una sospensione, più o meno densa, di materiali litoidi. Le Boe, a La Valle, si sono sempre originate da frane sulle testate o sui versanti dei bacini torrentizi, che intasando i corsi d’acqua, provocavano poi delle ondate di piena, con notevole apporto di materiale ed acqua, a seguito delle rotture degli ingombri che avevano creato l’invaso o l’accumulo fluido. In quest’ampia valle, un tempo tutta occupata da coltivazioni agricole, quali granoturco, patate, fagioli e da prati segativi, ora impera la ghiaia ed il bosco, salvo alcune località ancora interessate da sfalcio o pascolo, dove, fino a 40 anni orsono vi erano campi. Questa è una zona molto ricca di toponimi antichi, sintomo di una presenza storica e capillare dell’uso del territorio. Della storia antica di Conaggia (anticamente Conagla e in lingua locale Conaia) scriveremo in altre occasioni, mentre ora ci soffermeremo sul disastro che in primavera del 1888 interessò questa frazione e che, pur non provocando vittime, alterò per sempre la morfologia di questa zona del paese di La Valle, la quale , presumibilmente, dai primi insediamenti e fino al 1888 non aveva subito grandi traumi come invece le frazioni (Ville) che si affacciano sull’altro torrente, sul Missiaga, così come da noi descritto nei nostri precedenti articoli:
https://www.radiopiu.net/wordpress/sestadisei/
https://www.radiopiu.net/wordpress/frana-del-monte-tamer-ottobre-1888/
https://www.radiopiu.net/wordpress/franastoria/
Questo è il primo di una serie di articoli sulla Boa di Conaggia, i quali tratteranno dell’evento, dei provvedimenti e delle realazioni del Comune, del trasferimento della frazione di Conaggia e dell’attuale situazione idrogeologica del dissesto e della frazione di Conaggia. Questo primo articolo conterrà la trascrizione della relazione trasmessa dall’ingegnere di Agordo, A.Sommavilla, alla rivista del CAI, sulla quale venne pubblicata nel numero 5 del 1888.
RIVISTA .MENSILE DEL C. A. I. N. 5. 1888
La frana di La Valle.
Agordo, 15 maggio 1888.
All’est di Agordo e a 3 chilometri di distanza è situalo il comune di La Valle. Concorrono a formarlo parecchi villaggi situati lungo i due torrenti Missiaga e Bordina, i quali hanno origine nelle soprastanti alture, e, ingrossati dalle acque dei monti che li racchiudono, scendono poi quasi affatto paralleli a scaricarsi nel principale torrente della vallata, il Cordevole. Oltrepassata di circa mezzo chilometro la chiesa di San Michele di La Valle, si arriva al villaggio di Conaggia, situato sulla riva destra del torrente Bordina, villaggio abbastanza grande poicbè ricettava oltre 400 abitanti, ed ora, all’infuori di due o tre abi· tazioni situate più in alto delle altre, è affatto disabitato e invaso dalle macerie franate dalle alture del monte Moschesin nei giorni 23-27 dell’ora caduto aprile. Oltre Conaggia, e sempre verso mattina, si estende per quasi 2 chilometri dì lunghezza una valle assai amena, larga forse mezzo chilometro, nel cui fondo, formato dai rivi Lazzaron a destra e Pontesei a sinistra, scorre il torrente Bordina. Le rive di esso coltivate a cereali nella parte più bassa verso Conaggia sono assai feraci; mentre più in alto , verdeggiano prati naturali coperti qua e là di piante di larici. Cotali praterie si estendono fino a notevole altezza su tutto il contrafforte a destra del Bordina; mentre a sua sinistra si aderge selvaggia e den· samante boscata di pini la vasta montagna che si denomina Corno di Lavalle. La valle de Bordina alla sua sommità vien chiusa da altro contrafforte, per cui scendono i torrentelli Lazzaron e Pontesei, il quale la chiude affatto e le imparte la forma di un vero anfiteatro. Il rigagnolo Pontesei precipita quivi per un profondo e stretto burrone, quasi verticalmente e la sua valle si innalza per la montagna sempre ripidamente per quasi due chilometri, ove si restringe in una gola assai stretta, che la separa da altra valle più larga detta la Campiona, la quale, protendendosi all’insù per circa altri due chilometri, giunge alle località denominate Buscaresem e Soffitta sottostanti alle nude roccie dolomitiche del monte· Moschesin. È questa appunto la località ove avvenne il triste fenomeno, che ha causato la disgrazia che ora ci occupa, località affatto nascosta a quegli abitanti, per cui nessuno potè vedere come e quando abbia veramente avuto origine. Il giorno 23 dello scorso aprile alle ore 11 antim. gli abitanti dì Co· naggia furono spaventati da cupi e prolungati boati, che si fecero sentire rumorosamente e replicatamente verso mattina e precisamente verso la punta del Moschesin. In onta alla grande quantità di neve, che ancora ricopriva quelle alture ed all’eventuale pericolo di qualche valanga, alcuni di quei robusti e corraggiosi montanari non si peritarono di salire quell’ erta montagna e verificare l’accaduto. Ed infatti scorsero un immane distacco di terreno nelle preacennate località dì Buscaresem e Soffitta sopra una larghezza di circa 700 metri, il quale si era ormai steso lungo la valle Campiona, e lo spessore diventava sempreppiù potente per le nuove materie che tratto tratto continuavano a distaccarsi e precipitare a valle. Ma, siccome la valle Campiona ab· bassandosi si restringe a foggia di imbuto formando quella stretta gola che la separa dalla sottostante valle di Pontesei, così le sporgenze laterali di essa formanti al fondo un sensibile rialzo, valsero a rallentare e trattenere in quel sito la grande massa del materiale, il quale solo intermittentemente ed a norma che poteva superare quell’ostacolo entrava nella sottoposta valle di Pontesei e con immenso fragore preci· pilava per lo stretto ed erto burrone nel torrente Bordina, spingendo colla sua caduta, le materie già accumulate al fondo della valle verso il villaggio di Conaggia. Però il movimento di questa enorme massa nella valle del Bordina era assai lento e più ancora si rallentava a norma che procedeva nella valle verso Conaggia per lo allargarsi della valle medesima, cosicchè solo la sera del giorno 24 la si vide comparire dinanzi al villaggio, con grande sgomento di quegli abitanti, che pure speravano dovesse prima arrestarsi. Il materiale così convogliato consisteva in un’acqua melmosa, nerastra e densissima, ciottoli di roccie diverse, massi di neve e tronchi di alberi. Il giorno 25 la parte più bassa del villaggio ne era già stata lambita ed intanto i boati e le scariche infierivano ancor sempre e toglievano ogni speranza che potesse arrestarsi. E’ superfluo il dire come quegli abitanti avessero profittato della lentezza di quel movimento per asportare intanto dalle loro case mobili, mas· serizie e quanto vi poteva essere di utilizzabile. In quella sera istessa vennero pure abbandonate le case più esposte e soggette all’invasione. Le scariche continuarono assai frequenti per tutta la notte ed anche nel dì successivo 26 aprile, cosicchè una trentina di case alla sera si trovavano già invase per circa un metro di altezza e nei giorni susseguenti se ne aggiunsero delle altre ancora alzandosi la poltiglia nell’interno di esse fino ad occupare tutta l’altezza del pian terreno, mentre all’esterno gli alberi ed il circostante terreno rimasero coperti per uno spessore di 4 a 5 metri. La parte più liquida continuava intanto il suo corso per il torrente Bordina fino a gettarsi nel maggior torrente, il Cordevole. ove ne in· quinava talmente le acque che questo, giunto a sua volta nel Piave, 30 chilometri più abbasso, ne intorbidava tutta la massa per parecchi giorni fino a che si scaricava nel mare. Finalmente i boati si diradarono e con essi facevansi più rade anche le scariche del materiale, cosicchè si spera che almeno per ora, essendo propizia la stagione, possa il tutto consolidarsi e metter fine al giusto spavento di quella sciagurata popolazione. Percorrendo ora la valle del Bordina, specie nella località di Conaggia ed esaminando il materiale deposto, si trova essere composto di una materia argillosa assai minuta, la quale si è indurita superficialmente; ma negli strali inferiori è ancora allo stato liquido di poltiglia, Alla superficie esterna la si vede seminata di parecchi massi di conglomerati aventi un diametro di pochi centimetri fino a mezzo metro, i quali, formatisi nel lento convogliarsi della ingente massa, constano di piccoli pezzi di calcare, di marne e di arenarie doleritiche, impastati assieme da un abbondante cemento argilloso. Questi conglomerati, che sembrano alla vista perfettamente induriti, constano esternamente di una crosta solida, ma all’interno sono ancora molli e le sostanze che li compongono sono ancora incoerenti. Oltre a ciò, si vedono ancora disseminati qua e là ciottoli maggiori di calcare dolomitico e conchigliaceo, di arenarie grigie e di marne variamente colorate. Non mi fu possibile di accedere sul luogo del distacco per la troppa neve che ancora sossiste, ma dalle materie franate è lecito arguire che ivi esi· stesse uno strato di argilla, la quale, scompostasi e perduta la coerenza delle sue parti, in causa delle infiltranti acque e della pressione prodotta dalla stragrande quantità di neve caduta nello scorso inverno, siasi staccata dalla porzione soprastante di terreno e travolta assieme ad altri strati prima da essa sostenuti. La formazione geologica ivi predominante è il calcare conchigliaceo, adagiato sull’arenaria variegata e tramezzato da una lente di pietra verde, il quale nei suoi strati superiori diventa affatto nero e bitumi· noso. Ad esso soprastanno le arenarie grigie doleritiche e le marne iridate, le quali servono di letto alla dolomia principale, di cui sono formate le nude creste del monte Moschesin. Non è quindi improbabile che fra le marne vi possa essere uno strato di argilla e che sia appunto quello che ha determinato l’attuale catastrofe. E’ questa una sommessa opinione di chi scrive e che egli si riserva di verificare in appresso con un suo sopraluogo. E’ tradizione fra quegli abitanti che un altro consimile franamento sia avvenuto in quelle stesse località nell’anno 1748; e gli abitanti di Lavalle ricordano ancora con raccapriccio la frana caduta nell’aprile 1701 nel torrente Missiaga e da questo travolta con tanto impeto e violenza, che vi furono 48 vittime umane, parecchi fabbricati ed edilizi asportati, ecc. Questo frequente ripetersi di cosiffatti distacchi ed all’istessa altezza giustifica la supposizione dell’esistenza di uno strato di argilla, che si stenda sotto all’istessa formazione, il quale, lentamente scomponendosi ora in una parte ed ora nell’altra, finisca con scivolare e produrre queste deplorate catastrofi.
Fotografie Archivio Tiziano De Col. Trascrizione Relazione Sommavilla fatta da Tiziano De Col