LA VALLE DI CRISTALLO
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Tutto ha inizio al bivio di Caprile dove, appena svoltato a destra, la Strada Madre inizia a salire lambendo il bel campanile a punta della chiesa di San Bartolomeo. Il tracciato all’inizio si mostra tortuoso, ricco di curve e tornanti; ma ben presto, più in alto dove si inizia a scorgere la frazione di Laste, la strada si fa a tratti meno impegnativa. Rucavà, Collaz e poi su fino ai 1500 metri di Cernadoi; dove la S.R. 203 si congeda innestandosi nella storica “48 delle Dolomiti”. Il tempo di percorrere poco più di tre chilometri ed ecco presentarsi, aldilà della stretta valle, l’austero castello di Andraz; la si percepisce anche da lontano la sua millenaria storia mentre la vegetazione inizia a farsi più rada, permettendo così di ammirare le cime che sovrastano la strada. C’è l’assoluta purezza del cristallo racchiusa fra il Lagazuoi ed il Sass de Stria. Una crescente e delicata emozione pervade il salitore che percorre l’aggraziato tracciato del passo. La si proverà netta quell’emozione preziosa non appena la vettura avrà superato quel mistero chiamato Pian Falzarego. Proprio lì, dove la vegetazione si fa più rada e l’automobile si infila dapprima nella galleria paravalaghe e successivamente in quella scavata nella viva roccia. Poi, dopo l’ultimo snodarsi sinuoso di curve e larghi tornanti, ecco il fatidico incrocio che permette di inoltrarsi nella “Valle di Cristallo” che porta il misterioso nome di Valparola. Sale ripida la strada che punta la forcella fra le due storiche e traforate montagne. Poi, valicato il culmine roccioso, il tracciato discreto e mai invadente scende in leggero declivio fino a raggiungere il forte austriaco e, dopo una serie di semicurve, il rifugio con prodigiosa vista sull’ampia Val Badia. Ed è qui, in questo preciso punto, che quell’emozione diventa palpabile. Alla vista del lago che è perla incastonata fra le rocce ed i prati d’alta quota. Risplendono le lucide acque che due giorni su tre si presentano increspate dal vento; e le montagne si uniscono al cielo in perfetta simbiosi, con i rari larici indorati dall’autunno che appaiono come gioielli che decorano il puro splendore della “Valle di Cristallo”. Un mondo di rocce, di montagne che sono paradiso ma che purtroppo sono state anche inferno. Rocce che oggi ascoltano le chiacchiere degli escursionisti e le urla gioiose dei bambini; e poi il frusciare lento della neve e i silenzi dei lunghi inverni. Rocce che ieri hanno udito i colpi dei fucili dei cecchini ed i boati potenti dei cannoni dell’artiglieria. Rocce sbriciolate dagli shrapnel e dal violento fragore delle mine. Rocce che hanno udito canti, bestemmie e maledizioni; e ringraziamenti per essersi tramutate in salvifici ripari. Rocce che hanno ascoltato gli ultimi respiri di ragazzi che in punto di morte chiamavano la mamma. Rocce che hanno veduto quelle povere Anime volare in Paradiso. Rocce che custodiscono la limpida purezza della montagna ed il solenne silenzio che invita a tenere viva la memoria.
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