DI LUISA MANFROI
CENCENIGHE Si potrebbe definire un ritorno alle origini quello di Vladek Cwalinski, pittore milanese che espone al Nof Filò di Cencenighe dal 16 agosto al 4 settembre con la personale “Prima dell’alba – Dolomiti Bellunesi”. Il suo nome rivela radici polacche e ucraine ma da parte di madre è di Cencenighe, di Chenet precisamente, frazione dove Vladek ha trascorso le estati della sua infanzia e che non ha mai scordato neanche diventando adulto dopo avere completato una solida formazione che lo ha portato a conseguire una laurea in storia dell’arte contemporanea all’Università Cattolica di Milano. Una preparazione unita al talento naturale che gli ha consentito di diventare critico d’arte, curatore di mostre e di pubblicare una serie di saggi che spaziano dalla pittura rinascimentale veneta, agli animali nell’arte fino all’iconografia delle opere di Sergi Barnils. È stato proprio l’artista catalano molto apprezzato da pubblico e critica internazionale a suggerire a Vladek di riprendere in mano gli strumenti del pittore lasciati ancora negli anni dei liceo e a dire la sua nelle vesti di artista a tempo pieno. Così, sedici anni fa ha ricominciato a usare i pastelli ad olio dedicandosi parallelamente alla fotografia in particolare quella archeologica e paleocristiana in Grecia, Turchia, Cipro e Malta. Sotto la guida di Roberto Giavarini artista figurativo bergamasco che realizza i suoi soggetti con una precisione stilistica, Vladek ha riveduto e perfezionato la tecnica e dopo impegnativi esercizi in bianco e nero con l’impiego di matite di grafite, si è lasciato trasportare dal colore con il quale dà forma e sostanza ai suoi soggetti che, sono quelli ben conosciuti e fanno parte della sua vita: le Dolomiti Bellunesi, da quelle di casa come il Pelsa, il Civetta, il Pelmo a quelle relativamente più lontane, come le Tofane e il Lagazuoi ripresi distintamente “prima dell’alba”. Ed è questa locuzione a dare il titolo al catalogo, con testi di Luca Maffeo e Bepi Pellegrinon, che presenta le immagini di una settantina di lavori pittorici, eseguiti con varie tecniche su carta e tavola e presenti al Nof Filò. La particolarità è quella di affiancare all’arte figurativa tradizionale, descrittiva e particolareggiata, una sintesi astratta costituita da segni rapidi ed essenziali. Ai soggetti montani e paesaggistici e di animali del bosco rappresentati “en plein air” o da fotografia, si affiancano alcune vedute del cielo stellato quattro delle quali, come la Via lattea dal Passo Giau, dal passo Valles, dal Civetta e una notte stellata in Valle del Biois, sono state esposte l’anno scorso in una galleria d’arte a Londra nell’ambito della collettiva “Respiro”. A questa si è aggiunta nel 2019 la partecipazione a una rassegna organizzata a Cortina dalle Regole d’Ampezzo presso il Museo Peleontologico “Rinaldo Zardini” con lavori a soggetto tipicamente invernale con scorci e panorami dell’Agordino, Zoldano, Conca Ampezzana e Cadore. Vladek, cinquantatre anni, opera prevalentemente a Milano ma torna sempre volentieri a Chenet, punto di approdo dove ritrova i suoi amici tra le montagne e la natura che sono per lui fonte di ispirazione costante. Un piede tra le Dolomiti e uno a Milano, città di nascita che offre molti stimoli a quel mondo artistico con la A maiuscola che Vladek conosce bene. La mostra, inaugurata nel pomeriggio del 16 agosto, è aperta tutti i giorni dalle ore 16 alle 20 e il sabato e la domenica anche la mattina dalle ore 10 alle 12.
23