di TIZIANO DE COL
LA VALLE AGORDINA Negli anni immediatamente successivi all’ alluvione del 1966, l’allora Corpo Forestale dello Stato realizzò una serie di poderose briglie sul torrente Missiaga, nel suo tratto più alto, dove la pendenza dell’ alveo è notevole e la stessa si sviluppa con repentini incrementi intervallati da tratti con pendenza minore. Gli incrementi repentini sono nei punti dove le grandi frane del passato sono arrivate in alveo .Il primo da 1090 a 1170 mslm – il secondo da 1250 a 1320 mslm circa. I tratti meno pendenti sono, o il corpo centrale della frana stessa, oppure il successivo riempimento e si trovano tra 1170 e 1250 mslm circa , il più consistente come ampiezza e volumetria, in località Rive, che ad onta del nome, è dopo le grandi frane, il tratto a minor pendenza dell’alveo Alto Missiaga, in quanto il toponimo è antecedente alle frane e rappresentava un alveo molto inciso con sponda destra molto ripida , poi franata per scalzamento al piede e successivo riempimento dell’alveo. In questo tratto, nei periodi di portata normale del torrente, lo stesso si perde nel macereto di frana, per poi riemergere più a valle. Chiaro che in questa situazione può essere elevata anche la mobilità del materiale presente in alveo. Il secondo tratto di alveo a forte pendenza, da 1250 a 1280 mslm circa è interessato da un grande movimento franoso laterale destro che si è palesato nel 1888 , intasando l’alveo e poggiandosi sull’altro versante. Tutta la massa mobilitatasi allora, è tutt’ora sul versante, poggiata sul fondovalle. Questo movimento destava grandi preoccupazioni tra i valligiani durante l’alluvione del 1966. Tutte e due le aree di frana con riempimento/intasamento dell’alveo descritto, sono contenute verso la bassa valle del Missiaga da dei grandi affioramenti della Formazione di Livinallongo (Pietra Verde) che vanno a chiudere la valle, a mò di dente, contro il versante sinistro del Missiaga, dove , per tutto lo sviluppo dell’alveo da 1050 a 1300 mslm, affiora chiaramente la Formazione di Livinallongo, tant’è che un toponimo prende il nome di Le Verde, dal classico colore di questa Formazione. Per semplificare, una valle, quella del Missiaga Alto, con una destra orografica stabile in posto, una profonda incisione torrentizia che determinava (prima delle grandi frani di sfasciumi detritici del Tamer in destra) una valle a “V” molto stretta con due grandi “denti” trasversali, uno a quota 1070 circa ed uno a quota 1200 circa, i quali accentuavano ed accentuano tutt’ora la stretta valle, trattenendo il materiale franato dal versante destro che così forma le zone a pendenza più dolce dell’alveo come nel caso di Rive. In corrispondenza del contatto tra questi “denti” trasversali e il fondovalle, tra il “dente” e il riempimento detritico di frana, vengono alla luce delle sorgenti di sfioro diffuse per qualche metro e captate con dei bottini di presa drenanti a letto e copertura di calcestruzzo e riempimento in pietrame. Un esempio è la sorgente detta Fontanon dei Chine, a 1280 mslm che poi è convogliata nell’acquedotto comunale che serve l’intero paese di La Valle con esclusione de La Muda e i Torner. Prima dell’alluvione del 1966 veniva captata, sempre per uso potabile, anche una seconda sorgente , che sgorgava circa a quota 1130 mslm in corrispondenza del primo “dente” della formazione di Livinallongo. L’area in questione fu completamente devastata dall’evento del 1966, la vasca di presa venne scalzada e rovesciata da frane e dalla forza delle acque e la sorgente venne dispersa e sgorga ora qua e la dalla coltre detritica ed i punti di sorgente sono molto variabili come posizione. Uno di questi è in corrispondenza del primo tornate della strada silvo pastorale che sale a Malga Roa, appunto circa a 1130 mslm.
Di queste grandi frane abbiamo già parlato in alcuni nostri precedenti articoli, qui elencati:
https://www.radiopiu.net/wordpress/sestadisei/
https://www.radiopiu.net/wordpress/frana-del-monte-tamer-ottobre-1888/
L’erosione torrentizia alla base di questi accumuli franosi in alveo porta allo scalzamento del macereto di frana o sfasciumi di roccia soprastanti con il rischio che gli stessi precipitino/scivolino in alveo in occasione di eventi meteorici intensi, compromettendo il regolare deflusso dell’acqua del torrente magari in piena, creando dei piccoli invasi che con effetto domino potrebbero incidere sulla sicurezza idrogeologica del medio alveo del Missiaga, compreso anche l’attraversamento del Comune di La Valle. Per cercare di evitare queste situazioni, considerato che a quota 1090 mslm circa , durante l’alluvione del 1966, il torrente aveva notevolmente intagliato la testata del primo di questi ammassi di frane precedenti mettendo anche a nudo rocce sulla opposta sponda , per una altezza ora visibile di circa 15 – 20 metri. Queste rocce non erano visibili prima dell’evento alluvionale perché “sepolte” dal macereto delle antiche frane, soprattutto di quella del 1701. La prima e più imponente di queste briglie è stata modificata negli anni ’80 del secolo scorso per permettere al CNR di Padova di poter realizzare una bocca a stramazzo per la misura della portata del torrente, nell’ambito di uno studio sulla situazione idrogeologica e sorgiva dell’alto bacino del Missiaga. Una volta terminato il progetto di studio e tolta la strumentazione, sono però rimaste in posto le notevoli opere murarie che restringono l’area di uscita trapezoidale della briglia (detta gaveta) trasformandola da trapezoidale a triangolare e provocano un importate innalzamento del livello del torrente sulla briglia stessa, andando oltre alla sommità della “gaveta” e tracimando sui corpi laterali della briglia rischiando anche l’aggiramento laterale della stessa in destra orografica, dove sale la strada silvo pastorale che porta a Malga Roa. La tracimazione del torrente dalla “gaveta” alle spalle laterali della briglia si è verificata in occasione di Vaia ed è iniziato anche una parziale erosione laterale in sponda destra come prima descritta. Inoltre , il pietrame di rivestimento della “gaveta” delle briglie è ormai quasi completamente eroso e in alcuni punti l’azione erosiva del torrente sta già intaccando in cemento e vi sarebbe, ad avviso di chi scrive, la necessità di un urgente ripristino dell’intero pietrame. Il pietrame è particolarmente ammalorato sulla briglia superiore delle due briglie di quota 1090 circa e sulla briglia a quota 1360 mslm circa. Quest’ultima, che consente l’attraversamento in guado per la silvo pastorale di Malga Roa ha il rivestimento in pietrame praticamente ormai mancante e anche la struttura in calcestruzzo è molto ammalorata, anche qui per l’effetto devastante di Vaia su questa opera e ad avviso dello scrivente necessita di intervento di consolidamento urgente prima che il degrado comprometta interamente l’opera. Da notare che questa briglia, di quota 1360 circa, la quale stabilizza l’alveo in corrispondenza di un altro corpo di frana laterale, oltre che essere utilizzata per l’attraversamento in guado del Missiaga, consente l’attraversamento protetto dell’alveo da parte dell’acquedotto comunale che serve praticamente tutto il paese di La Valle a parte le frazioni di Torner e La Muda ed una sua interruzione lascerebbe senz’acqua tutto il paese di La Valle.
Fotografie ed elaborazioni fotografiche di Tiziano De Col – Immagini aree 3D da Google Earth elaborazioni Tiziano De Col
Legenda immagine Google Earth: 1 – Prima briglia a quota 1090 mslm circa 2 – Seconda briglia a quota 1100 mslm circa3 rosso – Terza briglia a quota 1360 mslm circa 3 arancio – Primo “dente” della Formazione di Livinallongo 4 – Secondo “dente” della Formazione di Livinallongo “Crep Vert” 5 – Corpo di frana probabilmente del 1701, movimentato forse anche anteriormente 6 – Corpo di frana movimentato nel 1888 e tutt’ora in posto (Costa dei Chine) 7 – Località Rive, ora a dolce pendenza a seguito riempimento del 1701 8 – Malga Roa 9 – Località ora denominata Piaresent ma, nel 1701 già chiamata Fraison (Grande frana) 10 – Località Pecol de l’Alghera, briglia selettiva appena costruita dalla Regione sul torrente Dagarei – Alghera 11 – Frana di Dagarei 12 – Alveo del Missiaga ostruito da blocchi ciclopici ivi precipitati dalle Creppe Rotte del Tamer
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