È Lorenzo Pertoldi il vincitore del primo concorso letterario “Raccontare l’emigrazione veneta”. Il suo “Come le rondini” è il racconto che più ha convinto la giuria del premio organizzato dall’Associazione Bellunesi nel Mondo. Una storia ambientata nel secondo dopoguerra, periodo nel quale – in un’Italia uscita con le ossa rotte dai drammi del conflitto mondiale e della dittatura fascista – migliaia di connazionali si diressero nei vicini Paesi europei (Svizzera e Francia su tutti) in cerca di migliori condizioni di vita. E proprio tra Francia e provincia di Belluno si dipanano le vicende narrate da Pertoldi, in «un racconto dettagliato e ricco di riflessioni, che ha il merito di arricchire le interminabili pagine di una storia e di tante storie venete che vanno ancora scritte del tutto», il commento con cui la commissione giudicatrice ha accompagnato l’assegnazione del primo premio all’autore.
Al secondo posto Walter Basso, che con “Il cielo sognato” fa luce sulle condizioni di vita e di lavoro dei minatori in Belgio, indagando anche il rapporto tra un padre (simbolo di tanti protagonisti dell’emigrazione) sacrificatosi per garantire un futuro a un figlio che solo quando ormai è troppo tardi si rende conto di quanto fatto per lui dal genitore. A convincere la giuria, in questo caso, la «scrittura agile e scorrevole» di «pagine che ci portano indietro nel tempo e ci regalano, emozionandoci, gli strumenti per poter leggere quanto accade anche oggi».
Terza Roberta Bassani Federizzi con “Salute, fede e ricordi”: un ponte tra la Grande Emigrazione di fine Ottocento e inizio Novecento verso il Brasile (dove risiede l’autrice) e un’attualità in cui le nuove generazioni, discendenti da quegli uomini e quelle donne che popolarono e fecero crescere il Paese verde-oro, mantengono forte il legame con le loro origini oltreoceano. «Si parla di terre lontane, che con la migrazione sono diventate casa. Il racconto ci ricorda l’importanza delle radici venete e, contemporaneamente, quanto l’apertura verso il mondo e la scoperta accomunino le storie di vita di ieri e di oggi», la menzione della giuria.
Ai primi tre classificati un premio in denaro di cinquecento (primo), trecento (secondo) e duecento euro (terzo).
A tutti i finalisti – quarta Antonella Schena con “E le rocce stanno a guardare”, quinta Sara Piazza con “Salvarsi”, sesta Daniela Emmi con “L’ultimo caffè”, settimo Giuliano Dall’Ò con “Il miracolo”, ottavo Fabrizio Ruffini con “La valigia del ritorno”, nona Patricia Lucio con “Un amore dalle Dolomiti alle Andes: un cuore bellunese non sa arrendersi” e decimo Francesco Noventa con “Giovinezza negata” – due copie del libro, edito da Bellunesi nel mondo edizioni, che raccoglie le dieci opere più votate. Pubblicazione che prende il titolo dal racconto vincitore, “Come le rondini”, e impreziosita dalla prefazione dello scrittore Antonio G. Bortoluzzi, testimonial del concorso, e dall’introduzione di Toni Ricciardi, storico delle migrazioni all’Università di Ginevra e presidente della giuria. Entrambi erano presenti alla cerimonia di premiazione svoltasi sabato 17 dicembre a Belluno, nella sede dell’Abm. Ed entrambi hanno sottolineato l’importanza – proprio in un territorio come quello bellunese, fortemente segnato nei secoli scorsi dalle partenze – di iniziative in grado di conservare la memoria di un’epopea che grazie agli sforzi di migliaia di connazionali in giro per il mondo ha garantito sviluppo e benessere a chi è venuto dopo di loro.
Concetto sottolineato anche da Roberto Ferro, consigliere del Comune di Belluno intervenuto in rappresentanza dell’amministrazione.
A conclusione dell’evento, dopo la lettura di alcuni estratti dal racconto vincitore, a cura di Manuela Gaio, Patrizia Burigo, vicepresidente dell’Abm, ha lanciato l’appuntamento alla seconda edizione del concorso, in programma per il 2023.