Riportiamo la riflessione di un nostro fedele ascoltatore, originario di Frassenè ma da tempo trasferitosi altrove. Tema quello che evidentemente sente ancora come il suo paese e al quale dedica un pensiero di nostalgico affetto
Le mezze stagioni mettono a nudo la grande solitudine della montagna, tra poco sarà l’Epifania e i turisti andranno via. Lo spopolamento nel corso degli ultimi anni ha portato villaggi a desertificarsi. Pochi i “sopravvissuti”, anziani dei paesi più fortunati, rimangono così padroni di un mondo dimenticato bello ma drammaticamente solo.. Frassenè dove ho vissuto fino a qualche anno fa, ha visto chiudere un’attività dietro l’altra; l’ultimo negozio di frutta e verdura, la macelleria e il negozio di alimentari. La gente fugge dalla propria terra che non offre più quello standard di vita atteso. I modi per salvaguardare questo tipo di montagna ci sarebbero, ma ci si accorge che anche l’ultima risorsa, cioè il turismo, arriva in soccorso solo laddove il contesto forse un po’ troppo di parte garantisce servizi quantitativamente e qualitativamente selezionati. Il che equivale a dire: non ovunque, non a Frassené. Sport, cultura ed enogastronomia hanno fatto un piccolo miracolo, salvando molte realtà dal totale isolamento. Ma tante, forse troppe, rimangono ancora le valli ed i villaggi da salvare. I posti di lavoro che vengono a crearsi con strutture ricettive ed aziende operanti nel settore turistico non sempre sono sufficienti per soddisfare le richieste. Si aspetta qualcuno che con la bacchetta magica venga a risolvere un problema di tutti noi. E ce ne siamo accorti, speriamo non sia davvero troppo tardi.
Roberto Mosca
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