di Tiziano De Col
Ricorre oggi l’anniversario dell’incendio che ha interessato il Monte Celo, sopra la SR 203 Agordina in corrispondenza della località La Muda, il quale è stato, fino al 2018, uno dei più vasti incendi che abbiano interessato il Bellunese ( e forse il Veneto) fino all’incendio dell’ottobre 2018 che ha interessato i Comuni di Taibon e Cencenighe, il quale ha, tutt’ora, il triste primato tra i grandi incendi del Veneto. Il fuoco è divampato poco sopra le ultime abitazioni de La Muda (in direzione Belluno) alle ore 13.43 del 10 maggio 2011 (esattamente 12 anni fa ) e la segnalazione è pervenuta alle 13.47. L’inizio intervento sul posto è stato datato alle ore 14.30. L’ intervento massiccio di mezzi e uomini ha permesso di avere il “ fine fuoco” il giorno 14 maggio 2011 alle 12.30 e la fine operazioni di spegnimento e bonifica il 16 alle 12.30. Impressionante la mole d’intervento della Protezione Civile Regionale e Nazionale, sia in termini di mezzi che di uomini, Vigili del Fuoco e Volontari di P.C. compresi infatti i tre elicotteri a disposizione della regione hanno effettuato circa 65 ore di volo con una media di circa 3’ 20” a rotazione per un totale di 1190 lanci, mentre il grosso elicottero S-64 Ericsson ha effettuato 94 lanci ed i Canadair 112 lanci. Il personale operativo sull’ incendio a terra è stato di 5 operatori dei Vigili del Fuoco per 5 giorni, 7 volontari dell’ Antincedio Boschivo Sospirolo per 3 giorni e 5 volontari dell’ ANA Belluno per 3 giorni. A questi vanno aggiunti i 10 volontari di Protezione Civile dei Gruppi Comunali di La Valle e Rivamonte, impegnati per 2 notti per il presidio notturno, i Carabinieri impegnati al presidio della viabilità per 4 giorni e gli uomini dell’allora Corpo Forestale dello Stato che hanno svolto le indagini ed hanno presidiato la zona operazioni. L’ incendio è uno dei più violenti e più vasti che abbiano interessato il bellunese dal 2000 in poi, avendo interessato 270 ettari di bosco con una pendenza media del 40 % . L’altezza di fiamma media è stata valutata in 5 metri, mentre nelle zone più colpite le fiamme hanno raggiunto i 10 metri di altezza. Il fumo ha avvolto per due intere giornate la Conca Agordina, provocando ricadute di cenere anche sulla Valbelluna. Il terreno percorso dal fuoco è stato letteralmente martoriato dalle fiamme ed in molte zone la roccia è stata praticamente “cotta” come in una fornace da calce. La successiva elevatissima instabilità dei versanti a indotto il Sindaco a procedere all’evacuazione totale della frazione de La Muda e gli abitanti tutti sono potuti rientrare nelle loro case ad inizio agosto, dopo che la Provincia di Belluno , presieduta allora dall’Ing. Gianpaolo Bottacin, (ora Assessore alla Protezione Civile della Regione Veneto), aveva provveduto a realizzare le strutture di protezione: Anche Veneto Strade nel contempo provvedeva al posizionamenti di reti paramassi nei tratti di viabilità esposta. L’ accesso alla zona percorsa dal fuoco sulle pendice del monte Celo e nella parte bassa della Val Clusa è stato, per anni, interdetto a causa dell’elevata instabilità della roccia martoriata dal fuoco.
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