COLLE SANTA LUCIA Un tuffo nel passato, che non lascia indifferenti. Ciò che ha colpito immediatamente l’attenzione e la curiosità di coloro che in questi giorni sono saliti sul Colle dove si erge la bellissima Chiesa dedicata a Santa Lucia, sono le rigogliose foglie di faggio collocate per l’occasione all’ingresso del cimitero, intorno al portone d’ingresso della chiesa e tutto attorno all’altar maggiore, trasformando il presbiterio in un vero e proprio giardino. Una tradizione secolare, probabilmente millenaria, che potrebbe avere radici addirittura precristiane, quando Pentecoste (che in greco antico significa “cinquantesimo giorno”) nella tradizione ebraica era la festa delle primizie, in qualche modo legata ai primi raccolti della primavera. Appare quindi chiaro il simbolismo che accosta le fresche foglie verdi dei faggi di maggio alla tradizione cristiana che vede nella Pentecoste la forza rinnovatrice dello Spirito. Per trovare analogie con questa interessante consuetudine bisogna addentrarsi nell’antica cultura tedesca, in particolare nelle aree della Bassa Sassonia, dove “il verde di maggio” spesso fa da ornamento agli ingressi delle case, ai cortili e agli interni delle chiese. È infatti risaputo che nei tempi antichi, le popolazioni dell’alta Germania, credevano che erigendo una betulla potessero proteggersi dagli spiriti maligni. Anche in Baviera non è raro trovare, il giorno di Pentecoste, ramoscelli di betulla come decorazioni delle abitazioni. La betulla è anche considerata un simbolo d’amore, e, anche in questo caso, il parallelismo con la venuta dello Spirito Santo che è Amore, è del tutto evidente. Probabilmente fin dalle origini, a Colle Santa Lucia, la betulla è stata sostituita, per ovvi motivi, dal faggio. Ma Pentecoste a Colle Santa Lucia significa anche molto altro: un’intera giornata di preghiera, con le varie frazioni che si alternano in un’incessante adorazione, i vespri solenni e i canti gregoriani… ed infine, il Lunedì di Pentecoste, che, come nella cultura sudtirolese, è vissuto ancora come un giorno di festa! Tutto questo è una testimonianza viva della semplicità e spontaneità di una fede di altri tempi, un sentimento di appartenenza ad una comunità che proprio in questi giorni di festa si ritrova, richiamando anche chi vive lontano; un legame profondo con la propria storia e la propria identità, che si tramanda di generazione in generazione… l’anima di una piccola comunità che con tenacia e determinazione, cura e custodisce le proprie radici.
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