BELLUNO «In montagna il trasporto pubblico locale è un servizio imprescindibile per studenti, lavoratori e anche per il turismo. Va però chiarito che ha dei costi superiori rispetto alla pianura e rispetto alle aree metropolitane». È quanto affermano il presidente della Provincia Roberto Padrin e il consigliere provinciale delegato ai trasporti Dario Scopel che oggi si sono trovati per fare il punto della situazione in vista del vertice di lunedì in Prefettura. Dopo una prima settimana di disagi sul fronte del trasporto pubblico locale, infatti, è stata convocata dal prefetto una riunione con Dolomitibus e sindacati per analizzare il problema. Una riunione che arriva a stretto giro dopo un incontro in Regione con l’assessora Elisa De Berti e tutte le aziende tpl del Veneto. «La situazione è molto difficile in tutto il Veneto, per un duplice fenomeno: da una parte la carenza ormai cronica di autisti e dall’altra il crollo dell’utenza, che dopo il Covid ha raggiunto picchi mai visti prima» spiega il consigliere Scopel, che ha partecipato al vertice di Venezia. «In provincia di Belluno la differenza di persone che prendevano l’autobus e ora non lo prendono più mediamente si assesta attorno al 15-18%, ma si sale al 25% nei servizi urbani del capoluogo. Questo si traduce in costi aumentati, non coperti dai biglietti e dagli abbonamenti». La carenza di autisti è l’altro nodo. E nella prima settimana di scuola ha significato una riduzione delle corse e notevoli disservizi. «Il dato che abbiamo è che negli ultimi anni Dolomitibus è passata da 185 a 118 autisti» continua il consigliere Scopel. «Capiamo la rabbia degli utenti per le corse saltate e capiamo allo stesso modo gli sforzi enormi che sta facendo il personale di Dolomitibus per garantire il servizio in emergenza: in questo momento bisogna trovare quell’unità di intenti che permetta al trasporto pubblico di superare la fase di crisi». «Comunque lo si guardi, è un problema di risorse: umane e finanziarie. Ma se ci sono maggiori finanze, in qualche modo il personale si trova» sottolinea il presidente Roberto Padrin. «Serve un “differenziale montagna” per attrarre quelle professionalità – in questo caso gli autisti – che mancano; servono contratti integrativi più corposi per chi sceglie di lavorare sul nostro territorio. Se le terre alte hanno dei costi maggiori, a fronte di un bacino d’utenza ridotto, è necessario che vengano coperti. Trento e Bolzano, a quanto pare, non hanno lo stesso problema sul fronte del tpl».
*******