BELLUNO Novant’anni fa, nella frazione di Sant’Antonio di Tortal (Borgo Valbelluna), la giovane Emma Canton veniva uccisa barbaramente per mano del suo coetaneo Abele De Barba con il quale aveva avuto una relazione sentimentale. La vicenda, ricostruita attraverso gli atti processuali conservati all’Archivio di Stato di Venezia, è contenuta nell’ultimo libro di Roberto De Nart dal titolo “Omicidio di Emma Canton” con postfazione dell’Associazione Belluno-Donna (Bellunopress Editore, 220 pagine, 15 euro) disponibile a breve nelle librerie e in formato elettronico eBook su Amazon. Emma Canton, 22enne di Confos, viene attirata in una trappola mortale e assassinata brutalmente nella notte tra sabato 4 e domenica del 5 febbraio del 1933 a Sant’Antonio Tortal dal suo ex fidanzato Abele De Barba. Un omicidio orrendo, per le modalità adottate dall’assassino, reso ancor più odioso perché Emma era incinta di due mesi a seguito della relazione poi interrotta con lo stesso De Barba. Ma c’è di più, come rivelano gli atti processuali. Perché anche da morta Emma sarà lasciata sola dalla comunità in cui vive. Possibile che su una sessantina di testimoni, che sfilano dinanzi al pubblico ministero, se si escludono i parenti più vicini, ad inquadrare la personalità criminale del De Barba sia solo un’altra donna, la vicina di casa dell’omicida, che dichiarerà agli inquirenti: “E’ un giovane falso, e nell’intimità un violento”! Per tutti gli altri, Abele De Barba è un bravo giovane laborioso! Ebbene, novant’anni sembrano trascorsi inutilmente, dal momento che anche oggi succedono fatti analoghi, dove talvolta è ancora la vittima ad essere colpevolizzata. La vicenda processuale si concluderà otto mesi dopo l’omicidio, il 12 ottobre 1933, con una serie di colpi di scena con la sentenza di condanna all’ergastolo di Abele De Barba, pronunciata dalla Corte d’Assise di Belluno, pena inasprita da un anno di isolamento, per aver ucciso per motivi abbietti e con premeditazione. Ma l’ergastolo in Italia, non significa fine pena mai, come si vedrà, nemmeno per i peggiori criminali.