La sorella della vittima, assistita da Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato in casi di infortuni sul lavoro mortali, si è lasciata andare a un lungo pianto liberatorio, al termine di un processo nel quale, purtroppo, ha dovuto rivivere fin troppe volte l’immenso dolore di quel tragico giorno.
BELLUNO La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dai legali di Riccardo Sorarù, confermando la condanna di 4 anni e 5 mesi di reclusione che gli era stata inflitta inizialmente per la morte di Vitali Mardari (FOTO) avvenuta alla fine del 2018 nei boschi tra Veneto e Trentino. La vittima aveva aiutato Sorarù e altri due lavoratori “in nero” in un lavoro non regolare, quando un cavo d’acciaio si spezzò causando la sua morte. Invece di cercare soccorso immediato, Sorarù e gli altri lavoratori trasferirono il corpo della vittima lontano dal luogo dell’incidente e lo coprirono con pezzi di legno. Solo in seguito, Sorarù chiamò i soccorsi fingendo di aver ritrovato il corpo per caso. Sorarù aveva anche fornito false informazioni ai carabinieri riguardo all’accaduto. Le indagini e le testimonianze hanno rivelato che i lavoratori coinvolti non avevano contratti regolari né formazione adeguata per il lavoro svolto, il che ha contribuito alla decisione del Tribunale di Trento di condannare Sorarù senza attenuanti. La Corte d’Appello di Venezia aveva confermato questa condanna, e ora, con la decisione della Corte di Cassazione, Sorarù è destinato a essere incarcerato. Nonostante l’orrore dell’incidente e le condanne precedentemente inflitte, Sorarù non aveva ancora risarcito la famiglia della vittima. La famiglia ha accolto con sollievo la decisione dei giudici e ha dichiarato che, se necessario, intraprenderà azioni legali per ottenere il risarcimento che spetta loro.