BELLUNO Al centralino dell’associazione Dafne, nata 17 anni fa da una vicenda che ha coinvolto alcune decine di bambine vittime di violenza sessuale di un insegnante elementare, è arrivata una telefonata anonima preoccupante, la voce di una giovane ragazza. “In sintesi – dicono all’associazione – ci ha raccontato che: Non ce la faceva più, la sua sofferenza era insopportabile e non riusciva a venirne fuori, sapeva di doverlo denunciare, ma non riusciva a farlo. Ci ha detto di essere stata vittima per anni di un pedofilo e sapere che costui è ben visto, stimato ed apprezzato le rende tutto difficile. Ha la certezza di non essere l’unica ragazzina a cui ha rivolto le sue morbose attenzioni. La madre ne sarebbe a conoscenza, ma non capirebbe il dolore che ha dentro. Vorrebbe anzi convincerla che se lo denuncia poi nessuno le crederà, ma vorranno credere alla sua innocenza e lei sarà solo una puttanella, ed è preoccupata di cosa direbbero in paese”. Da Dafne la disponibilità ad accompagnare la ragazza per la denuncia, ma non ha accettato. “Non sappiamo neppure se le cose riferite siano reali o inventate, sappiamo però che sono situazioni che si possono verificare. Abbiamo sentito il bisogno di raccontare di questo colloquio telefonico nella speranza che chi è coinvolto in questa o in analoghe situazioni, possa trovare motivo di riflessione.”.