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BELLUNO Si è svolto ieri l’incontro con Silvia Metzeltin, a Belluno, nella Sala Consiliare del Comune di Belluno, alla presenza di Raffaele Addamiano, assessore alla cultura del Comune, Ester Cason e Anna Angelini della Fondazione G. Angelini e Alessandra Beltrame, giornalista di Udine, direttrice di In Alto rivista della SAF di Udine, dal titolo: “Non dimentichiamo l’Alpinismo e la sua Storia – per orientare il domani: una donazione”. Da sempre sostenitrice della Fondazione G. Angelini, con la quale ha pubblicato i libri El Macizo del San Lorenzo, per i giovani della Patagonia cilena e Tres misioneras itinerantes en la Patagonia chilena, Silvia ha donato parte della sua biblioteca alla Fondazione, cui si aggiunge ora l’archivio sull’alpinismo femminile. Un archivio che l’alpinista ha voluto donare alla città di Belluno e alla Fondazione G. Angelini per il legame particolare che la lega a queste terre, in particolare al territorio di Listolade, di Alleghe, alle genti di montagna che ricorda sempre come sincere e generose. Silvia ricorda infatti sempre gli anni delle scalate in Civetta insieme al marito Gino Buscaini sottolineando quanto l’unione con il marito e il rispetto che li univa sia stato parte del suo alpinismo, che si mescolava alle genti, che voleva conoscere le vallate e non fermarsi al solo lato agonistico dell’ascesa. Una donazione preziosa perché racconta l’alpinismo femminile, le difficoltà di far sentire la propria voce in un mondo prevalentemente maschile, l’attaccamento al bellunese e alle sue genti, il desiderio di tenere unita cultura e alpinismo, proprio perché siano materia di studio e possano diventare un patrimonio collettivo culturale per la città di Belluno.
Silvia Metzeltin: Alpinista a tempo pieno, ma anche geologa, giornalista e scrittrice, già Premio Pelmo d’Oro per la carriera alpinistica 2012, ha compiuto 1300 ascensioni, un centinaio di alta difficoltà tecnica, realizzate in gran parte con il marito Gino Buscaini (1931-2002). In prima ascensione assoluta ha scalato ben 50 montagne e ha aperto sulle Alpi una settantina di vie nuove, partecipando ad azioni di salvataggio, in quanto parte del Soccorso Alpino. Ha sempre dimostrato una predilezione per le Dolomiti, su cui ha scritto volumi fondamentali per la loro conoscenza nel mondo. Ha conquistato per le donne il diritto d’ingresso al Club Alpino Accademico Italiano mantenendo un atteggiamento solidale e non competitivo: invitata alla spedizione tedesca al K2 nel 1986, ha rinunciato in fase di preparazione, quando ha intuito che si sarebbe trovata antagonista per la “prima femminile” a quella montagna. Sostiene un tipo di alpinismo integrato culturalmente, non disgiunto dalla conoscenza del territorio e della sua gente”. Attratta da sempre dalla componente esplorativa e avventurosa dell’alpinismo, ha compiuto numerose spedizioni fuori d’Europa ed è rimasta affascinata in particolare dalla Patagonia, dove è stata 30 volte. Ha partecipato a numerose edizioni di “Oltre le Vette”, è stata nominata socio onorario CAI, nonché degli omologhi Club Austriaco, francese e inglese, ha fatto parte della giuria del Trento Film Festival e del Premio letterario “G. Mazzotti”. Per i suoi principi etici e la sua coerenza, per lo sviluppo dell’alpinismo femminile e per la libertà d’accesso alle montagne, ha ricevuto la medaglia d’oro Re Alberto I dei Belgi, massimo riconoscimento in campo mondiale, nel 1996.
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