*******
ESTATE 1983
AUDIO
La campana del Duomo di Belluno batteva cinque rintocchi mentre il potente sole di luglio arroventava il porfido di via San Lucano e la radio trasmetteva Moonlight Shadow. Fermo al rosso del semaforo, ascoltavo le note di questa bella canzone datata 1983 proprio all’ora ora in cui, a quel tempo d’inizio anni ‘80, la 127 color del cielo calcava quello stesso porfido mentre rientrava da un qualche cantiere in giro per la provincia. Era all’incirca questa l’ora del rientro di papà dal passo Valles oppure dalla Val Fiorentina, ed era il momento in cui il centro della piccola città iniziava ad animarsi. A quel tempo, mentre papà usciva dal cortile del palazzo della Provincia per fare ritorno a casa, in Piazza dei Martiri aveva inizio la movida tardo pomeridiana primi anni ‘80 style. Erano uomini che una volta lasciato l’ufficio o la banca, facevano slalom fra automobili e autobus per raggiungere in fretta il bar preferito, erano ombre di vino e chiacchiere sul liston che si affollava di minuto in minuto. Era l’arrivo dei militari in libera uscita che riempivano i portici, era odore di miscela dei motorini smarmittati pilotati da ragazzi con la chioma al vento. Era vociare di gente, erano donne che entravano e uscivano dalla Standa, erano anziani che cercavano refrigerio accanto alla fontana all’ombra dei grandi cedri del Libano. Erano uomini con i baffi che parcheggiavano la Vespa lungo il margine dei giardini, erano autobus gialli che si apprestavano a compiere le ultime corse mentre il sole andava a tramontare dalle parti del Pizzocco. Io allora non c’ero in quel chiassoso mondo cittadino carico di voci e profumato di benzina super, di quel tempo afoso d’estate dell’83 ricordo la quiete di San Tomaso, Moonlight Shadow che imperversava in radio e l’asprezza dei susini non ancora maturi. Rammento il verde cupo dei boschi del Pelsa e il canto d’acqua della fontana che narrava la dolcezza di quelle lunghe sere di luglio. Ricordo i sedili roventi della 127 color del cielo e le frenate regolari della corriera azzurra che scendeva lungo la provinciale e poi il suono sfumato e lontano della campana della chiesa di Celat che suonava l’Ave Maria. Ricordo il preparare l’inverno che ancora appariva lontano, le cataste di legna che crescevano mano a mano che l’estate avanzava e le fascine per il fornel legate con il filo di ferro e accatastate nella legnaia. Rammento i silenzi di alcune di quelle notti lontane illuminate dalla luna piena che sfiorava le cime, ricordo il profumo del fieno che seccava sui prati appena falciati e l’arrivo di papà al sabato appena dopo pranzo. Frammenti di attimi ormai lontani che si accavallavano mentre la canzone volgeva al termine e la luce del semaforo diventava verde. Un prima/seconda e poi basta, che oggi in centro si deve andare a 30 km/h e non si può più correre come nel 1983. Papà, a quel tempo vedeva la piazza riempirsi, io invece vedevo persone che parlavano al telefono mentre raggiungevano velocemente la propria auto parcheggiata a Lambioi, lì dove in quegli stessi anni, ad inizio estate c’era il luna park. Un paio di curve percorse a passo d’uomo e poi in via Loreto terminava il traballare sul porfido mentre la radio mandava una canzone moderna cantata con l’autotune. Un paio di minuti più tardi mi sono fermato a fare gasolio e mentre attendevo il riempirsi del serbatoio, pensavo alle ventimila Lire che quasi bastavano per un pieno e a come doveva essere avere quarantasei anni nell’estate del 1983; chissà, io so soltanto che allora di anni allora ne avevo quasi sei e l’estate l’avevo trascorsa a San Tomaso, ed era stato bellissimo…
********