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VENEZIA “Sono trascorsi quindici anni da quel drammatico sabato in cui, sulle nostre Dolomiti, svolgendo la loro generosa e appassionata attività di soccorso, hanno trovato la morte Dario, Fabrizio, Marco e Stefano: gli Eroi di Falco, l’elicottero caduto a Rio Gere. Un giorno di lutto e di gratitudine ma anche di riflessione perché nessun discorso avrebbe mai senso in onore della loro memoria se non fosse sostenuto dal rispetto verso l’impegno di chi, come loro, svolge un lavoro tanto prezioso per la comunità. Un lavoro, infatti, che è reso ancora più rischioso dall’incoscienza di tanti e dalla lunga attesa di una legge di riferimento nazionale che detti criteri di sicurezza a favore dei servizi di elisoccorso e dei voli con ala rotante”. Così, il Presidente della Regione del Veneto ricorda le vittime della tragedia del 22 agosto 2009, in cui perirono i quattro componenti dell’equipaggio di “Falco”, l’elicottero del Soccorso Alpino e del Suem 118, precipitato durante un intervento nei pressi di Cortina d’Ampezzo. “I nomi degli Eroi di Falco sono rimasti scolpiti per sempre sulla roccia delle nostre montagne – prosegue il Governatore -. Sono diventati un simbolo indimenticabile di coloro che sotto le insegne del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino, del SUEM 118, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia di Stato, dei Vigili del Fuoco, della Protezione Civile in elicottero solcano i nostri cieli per salvare vite umane e portare aiuto a chi si trova in stato di pericolo. Ma, dopo quindici anni, una chiara norma nazionale sugli ostacoli al volo anche nel territorio montano non è ancora stata varata. Il Veneto si è dotato a riguardo di norme regionali ma è essenziale un riferimento nazionale che dovrebbe trovare i fondamenti in una condivisione trasversale, nel rispetto del sacrificio compiuto a Rio Gere come in molte altre località del Paese con la morte di molti operatori. E ora anche i droni aggiungono incognite al lavoro di questi professionisti. Serve lucidità e chiarezza normativa, considerando anche un futuro possibile di maggior utilizzo dei droni. La sicurezza, però, nasce da una consapevolezza del singolo, è un atto di civiltà che deve essere alla base di tutta la società. Una società che non sarà mai completamente matura finché ci sarà qualche irresponsabile che affronta la montagna senza accorgimenti minimi e attrezzature adeguate o che, è cronaca di questi giorni, ostacolerà con un drone il decollo di un elisoccorso in alta quota, aggiungendo pericoli a pericoli”. “Oltre le doverose lapidi e le meritate medaglie, se la nostra comunità dimostrerà di saper coltivare la sicurezza, onorerà concretamente Dario, Fabrizio, Marco e Stefano – conclude il Presidente –. In questo giorno, che ripropone tutto il dolore di una perdita così grave, pensiamo a loro come figure indelebili per la nostra comunità veneta. Rinnovo la mia vicinanza ai familiari, ai colleghi, agli amici”.
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