BELLUNO Il presidente della Provincia di Belluno ha sottolineato l’urgenza di un chiarimento sistematico sulla questione del mini idroelettrico, dopo il parere dell’Antitrust (AGCM). La Provincia aveva chiesto regole uniformi per il rinnovo delle concessioni scadute degli impianti mini idroelettrici, ma AGCM ha ritenuto la posizione provinciale in contrasto con la normativa sulla concorrenza, chiedendo procedure competitive. Il presidente Roberto Padrin e il consigliere Massimo Bortoluzzi hanno espresso dubbi sull’interpretazione delle regole e hanno annunciato la volontà di approfondire la questione, appoggiando la Regione Veneto per sollecitare una modifica normativa a livello statale. L’obiettivo è tutelare l’interesse pubblico e sbloccare la situazione.
La sfida dell’idroelettrico: un’opportunità da cogliere per Belluno
BELLUNO Tomaso Pettazzi, nel suo intervento, evidenzia come la querelle tra la Provincia di Belluno e l’AGCM sull’idroelettrico richiami l’attenzione su temi cruciali e più ampi per la comunità bellunese. Pettazzi ricorda che nel 2029 scadranno le concessioni trentennali per la gestione di centrali idroelettriche, oggi nelle mani di grandi gruppi industriali. Belluno, una delle province più energivore d’Italia, ha l’opportunità di subentrare nella gestione di queste centrali, potendo così sfruttare a proprio vantaggio l’enorme potenziale energetico del territorio. Pettazzi invita l’Amministrazione provinciale a farsi promotrice di iniziative volte a stimolare le forze economiche locali, sottolineando che tale opportunità potrebbe rappresentare un passo significativo verso una maggiore autonomia economica per la provincia.
DI TOMASO PETTAZZI
La “querelle” tra Provincia di Belluno ed AGCM (Agenzia garante della Concorrenza e del Mercato) mi ricorda il vecchio proverbio “Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito”. Lungi da me definirmi saggio. Ma ricordare ancora una volta che ci si dovrebbe confrontare con questioni similari, ma di dimensioni ben superiori e con ricadute sulla collettività bellunese infinitamente più impattanti, beh… questo mi sento di ribadirlo. Perché il problema dell’idroelettrico è da anni un mio pallino fisso. Ho scritto ai media innumerevoli lettere, con scarsi risultati di ascolto da parte di chi di dovere. Ma non ho mai gettato la spugna. Come in questa occasione. Riporto qui sotto l’ennesima lettera spedita ai giornali provinciali (stampati e parlati) in data 30 maggio u.s., sperando susciti maggior attenzione. “Repetita juvant”, dicevano gli antichi Romani. Lascio giudicare al lettore. Chi non ricorda le “lenzuolate” di Bersani? Nel 1999 era ministro dell’industria (in quota Democratici di Sinistra) e in poco tempo realizzò una delle più importanti rivoluzioni “liberali” dell’Italia repubblicana. Accenno, tra molte, la portabilità del mutuo, la cancellazione dei costi di ricarica dei telefonini, la nascita delle parafarmacie, in genere finalmente l’apertura del mercato alla concorrenza. Ma quella che ritengo più importante è certamente la liberalizzazione del settore elettrico, specie l’idroelettrico, fino ad allora monopolio dell’Enel. Tra non molto, a fine marzo 2029, scadranno parecchie delle concessioni trentennali allora riconosciute a importanti gruppi industriali come Edison, Eni, ecc. La società bellunese avrebbe fin d’ora la ghiotta possibilità di subentrare a queste società nella gestione delle numerose centrali site nel nostro territorio che producono un enorme quantità di energia, che è di circa 230 GWh, pari quasi il doppio di quanto consumiamo e corrispondente al 5% del consumo delle famiglie italiane. E’ come se ogni Bellunese producesse 19.000 KWh, a confronto con Trento e Bolzano/Bozen che non raggiungono i 10.000 KWh. A suo tempo le due Province Autonome, grazie a una disponibilità economica non indifferente e alla loro legislazione indipendente, non solo mantennero le esistenti, ma pure ottennero di gran parte delle restanti. Il che portò ad una procedura di infrazione da parte della UE, che naufragò nel nulla. Porto come esempio Primiero Energia S.p.A. Società che produce utili non indifferenti, tali da poter distribuire energia al territorio con prezzi inferiori alla media e che addirittura in questi ultimi anni di costanti aumenti dovuti ad inflazione e guerra in Ucraina, s’è permessa di mantenere inalterati i prezzi nel territorio. Ebbene, la Provincia di Belluno, che si posiziona tra le prime 10 province industrializzate d’Italia, è molto energivora e avrebbe tutta la convenienza a subentrare nella gestione delle concessioni in scadenza. La data del 2029 è un soffio se pensiamo alla complicazione delle procedure burocratiche necessarie. Invito quindi l’Amministrazione provinciale a proporsi fin d’ora come elemento stimolatore di tutte quelle forze economiche interessate a raggiungere quello scopo. Siano esse industriali, commerciali, finanziarie, agricole, addirittura semplici cittadini intesi come detentori di risparmi familiari. Ricordo che il Bellunese vanta una media di depositi bancari tra le più elevate. La forma potrebbe essere societaria, cooperativistica, crowdfunding. Se non lo potrà lei, invito altre organizzazioni a farlo. Se pensiamo all’Autonomia da molti auspicata, sarebbe una occasione unica per raggiungerla dal punto di vista economico. La posta in gioco sono centinaia di milioni di € all’anno. I dati da me riportati sono facilmente reperibili nel web.