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IL RICORDO DELL’ASSESSORE REGIONALE GIANPAOLO BOTTACIN
Vaia per me è stato un evento particolarmente importante. Presiedere l’Unità di Crisi della Regione ha significato prendere decisioni da far tremare i polsi, come quella di far chiudere tutto a Belluno in base alle previsioni meteo della nostra Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (Arpav) o quella di far evacuare o meno intere città. Ma dopo Vaia si è visto anche il lavoro messo in campo e quindi posso parlare pure della soddisfazione di averlo fatto, certo con fatica, ma con grandi risultati. Dopo Vaia sono stati infatti 2527 i cantieri attivati, per oltre un miliardo di euro di fondi investiti per la mitigazione del rischio idrogeologico. Il tutto senza problemi di carattere giudiziario e contenziosi, cosa non da poco e mai evidenziata. Ancora una volta il Veneto si è distinto e si distingue per essere un esempio nazionale. Come il Friuli è considerato un esempio di ricostruzione post sisma, il Veneto si è guadagnato il titolo di Regione simbolo per la ricostruzione post alluvione. E questo ormai è riconosciuto da tutti. Nello scorso aprile, alla Prima Giornata nazionale della Prevenzione e Mitigazione del dissesto idrogeologico organizzata dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri e dal Consiglio Nazionale dei Geologi, io sono stato invitato a portare la testimonianza di quanto fatto in Veneto; unica Regione a cui è stato dato questo spazio. Ormai siamo un modello. Ma non è stata una passeggiata: realizzare opere per la difesa del suolo è infatti un percorso in salita, tra complessità burocratiche determinate da valutazioni di impatto ambientale, autorizzazioni paesaggistiche, espropri e molto altro da un lato, e contestazioni, ricorsi e pure minacce da parte di comitati, associazioni e addirittura amministrazioni dall’altro. Spesso tutti questi ostacoli non vengono percepiti dalla popolazione, ma posso assicurare che hanno pesantemente messo alla prova la mia determinazione. Senza tuttavia scalfirla.
Gianpaolo Bottacin
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